Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per www.repubblica.it
maurizio leo - giancarlo giorgetti
Slitta di una settimana il decreto Irpef/Ires di attuazione della delega fiscale, con dentro il “bonus tredicesima”. Atteso nel pomeriggio sul tavolo del Consiglio dei ministri, è uscito dall’ordine del giorno: l’esame preliminare sarà nel Cdm della prossima settimana, secondo quanto si apprende.
Intanto, però, il lavoro sui provvedimenti va avanti. Nell’ultima bozza del testo, entrata al pre-Consiglio che si è tenuto in mattinata, si legge che l’erogazione della tredicesima a dicembre sarà maggiorata con una una tantum per un importo fino a 100 euro, entro il limite di reddito di 28mila euro.
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Ma ci sono alcune eccezioni destinate a far discutere: il bonus è previsto solo per i dipendenti che, oltre al tetto reddituale di 28mila euro, siano sposati e con almeno un figlio. La precedente versione del decreto prevedeva invece l’erogazione di un bonus fino a 80 euro per i redditi fino a 15mila euro, senza paletti ulteriori.
L’articolo 4 del decreto elenca i requisiti per beneficiare dell’indennità. Oltre a un reddito complessivo annuo non superiore a 28 mila euro, il lavoratore dipendente dovrà avere “un coniuge e almeno un figlio, anche se nato fuori dal matrimonio riconosciuto, adottivo o affidato” che si trovano nelle condizioni reddituali previste dal Testo unico delle imposte sui redditi (Tiur).
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Quindi un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili (il limite è elevato a 4mila euro per i figli fino a 24 anni). Inoltre il lavoratore dovrà avere capienza fiscale con riferimento ai redditi di lavoro dipendente percepiti.
Pochi soldi
Per finanziare la misura il governo conta sul concordato preventivo biennale, il patto tra il Fisco e le partite Iva che congela le tasse per due anni. Il bonus sarà caricato sulla busta paga di dicembre, ma solo per la tredicesima di quest’anno. La ragione della una tantum? Pochi soldi. Lo scrive il governo nella relazione illustrativa del decreto: “A causa della limitatezza delle risorse disponibili”, il bonus è corrisposto “per il solo anno 2024 ai lavoratori che si trovano in condizioni economiche di particolare disagio, anche in considerazione della presenza, nel nucleo familiare, di familiari a carico fiscalmente”. [...]
Salgono le tasse sui premi di risultato
Confermato invece l’aumento della tassazione sui premi di risultato: dal primo gennaio 2025 ritornerà al 10% per i premi fino a 3mila euro, dall’attuale 5%.
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Cambiano gli indicatori
Il governo interviene anche su altri aspetti della disciplina fiscale dei premi di produttività. Il punto di partenza è rappresentato da un report del ministero del Lavoro, datato 15 marzo: a beneficiare dei premi sono 3,4 milioni di lavoratori. Su un totale di 18,3 milioni (15,1 milioni nel privato, 3,2 nel settore pubblico), “quelli ancora privi di misure di produttività sono” 11,6 milioni.
Oltre agli indicatori di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, già identificati da una norma del 2015, sono inseriti altri indicatori che, si legge nella relazione, “richiamano espressamente la reputazione e responsabilità sociale, nonché la sostenibilità ambientale”. A misurare e verificare questi indicatori saranno criteri definiti dalla contrattazione collettiva e “riferibili al datore di lavoro, ad una sua unità produttiva o a un gruppo”.
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