Claudia Osmetti per "Libero quotidiano"
VIALE MAZZINI
Erano partiti in più di cinquanta: 52 indagati in tutto, praticamente quasi solo dipendenti della Rai. Ma appena una decina di loro rischia, in effetti, di finire a processo. Il caso è quello delle fatture gonfiate per le trasferte a Sanremo. Ogni anno la stessa storia: c'è da seguire il Festival, la vetrina è di quelle internazionali e la tv di Stato non bada a spese. Nel vero senso della parola perché, stando alle ipotesi della procura di Roma, ci sarebbe chi, alla fine, ha presentato ai vertici amministrativi di Saxa Rubra uno scontrino un po' troppo salato, chiedendo un rimborso che non gli spettava.
festival sanremo 2
E chiariamo subito: non è un problema interno all'azienda che deve fare i conti con i furbetti dalle ricevute maggiorate. È questione pubblica, così come pubblico è il servizio che la Rai offre: messo insieme con i soldi del canone, cioè i nostri. Lecito chiedersi, quindi, come vengono spesi, centesimo dopo centesimo, i fondi che riceve. Andiamo per gradi: nel 2016 salta il tappo dello scandalo.
festival sanremo
Durante un normale controllo sui registri di un albergatore ligure, la Guardia di Finanza si accorge che qualcosa non quadra. Inizia a spulciare, a comparare date e somme, servizi e prestazioni. Vien fuori che esiste una sorta di "sistema" organizzato composto da alberghi convenzionati e ristoranti compiacenti: il modus operandi è piuttosto intuitivo, le spese anticipate risultano inferiori a quelle presentate in azienda al momento della riscossione.
nota spese
Il caso nasce dalla vicenda di Matteo Paracchini, un imprenditore sanremese che gestisce l'hotel Belsoggiorno: lui è tra i 10 che, a settembre, rischiano di trovarsi faccia a faccia con un giudice capitolino. È nel dicembre del 2019 che la notizia diventa pubblica: dice la procura di Roma, cioè, che Paracchini, tra il 2013 e il 2015, avrebbe emesso una serie di fatture false, gonfiate, dall' importo che arriva anche a 4.500 euro, a favore di alcuni dipendenti della Rai.
Ci sono impiegati (sostengono gli inquirenti) che dormivano in camere doppie e poi facevano figurare il costo di due stanze singole; altri che lievitavano lo scontrino di cene e pranzi: nel mirino dei magistrati che ci vogliono vedere chiaro non c' è solo la settimana della "canzone italiana" ma anche le giornate di lavoro per seguire e documentare la corsa ciclistica Milano-Sanremo.
sanremo 1
Il quadro è questo, insomma, ma adesso, come anticipano le pagine locali di Repubblica, potrebbe finire tutto con un nulla di fatto. Dall' intero ambaradan, cioè, ne escono solo quattro processi (che si celebreranno attraverso il rito abbreviato) e 6 possibili rinvii a giudizio (sui quali, tra l' altro, aleggia l' ipotesi molto concreta della prescrizione e la "scusante" della tenuità del fatto).
Risultato: la maxi inchiesta si sgonfia come un soufflé venuto male e potrebbe portare alla sbarra appena un quinto delle persone coinvolte. Quarantuno di loro ne uscirebbero indenni.
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La giustizia fa il suo corso e le forme di garanzia degli imputati sono sacrosante e del tutto lecite. Però resta il fatto che, così come dipinto dalla procura di Roma, "l' affaire" Sanremo sembra un sistema perfetto in cui, a farne le spese sono i cittadini che pagano il balzello a Mamma Rai. L' udienza è fissata per il 9 settembre.
il cavallo della rai di viale mazzini nota spese 1 festival sanremo 2013