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    E VOI AVETE FATTO IL TESTAMENTO BIOLOGICO? - A DUE ANNI DALL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE, SONO STATE DEPOSITATE 170 MILA DICHIARAZIONI CON UN AUMENTO DEL 23% NEGLI ULTIMI 9 MESI - LE PIÙ SENSIBILI AL TEMA SONO LE DONNE DI ETÀ COMPRESA FRA I 26 E I 40 ANNI - MA NON TUTTI CONOSCONO QUESTO STRUMENTO E MOLTI UFFICI ANAGRAFE DELLO STIVALE NON SANNO COME MUOVERSI…


     
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    Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”

     

    TESTAMENTO BIOLOGICO TESTAMENTO BIOLOGICO

    Sono più di 170mila le dat (cioè le dichiarazioni anticipate di trattamento) depositate nei Comuni d' Italia. A mettere nero su bianco la stima è l' associazione Coscioni: che non parla mica a casaccio. Al contrario, le statistiche che snocciola nel suo ultimo rapporto le ha ottenute scartabellando i documenti delle città con oltre 60mila abitanti. E insomma, a due anni esatti dalla legge che ha reso possibile anche da noi il testamento biologico, la metropoli che ha rilasciato il maggior numero di dat è Milano (all' ombra della Madonnina se ne contano 4.918) e quella che ne ha bollate di meno è Trapani (appena 53). Le più sensibili al tema sono le donne di età compresa fra i 26 e i 40 anni.

     

    Guardando ai numeri in rapporto alla popolazione, invece, a guidare la classifica sono tre realtà di provincia come Pesaro, Matera e Varese che hanno protocollato un indice rispettivamente di 7,5, 6,84 e 6,49 biotestamenti ogni mille abitanti. A fondo lista fa capolino ancora una siciliana, in questo caso Palermo, che totalizza un rapporto dat-abitanti di 0,78.

     

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    Sono cifre importanti, non lasciatevi ingannare. Anzitutto perché sono in costante aumento. Nei primi nove mesi del 2019, le richieste di far custodire al Municipio di turno il proprio testamento biologico si sono impennate del 23%. Se il confronto è con il 2017, tuttavia, il balzo è più che raddoppiato. Nel dicembre di due anni fa l' associazione Coscioni aveva contato appena 12mila accessi sul suo sito e altrettanti moduli (pre-impostati) scaricati: oggi sono 52mila gli italiani che sono passati per quel canale.

     

    C' è una bella differenza. Inoltre, il computo delle 170mila dat non tiene conto delle altre modalità di deposito, che pure esistono e per legge: i biotestamenti possono essere affidati anche ai notai e alle strutture sanitarie. Ovvio: il passaggio in Comune è quello più diffuso, ma non è mica detto che sia quello più semplice. Anzi. E poi ci sono le campagne di informazione che stentano a partire, nonostante il tempo trascorso. Risultato: il 30% dei Comuni più virtuosi si trova nel nord-est, il 25% al centro e nel nord-ovest, e solo il 20% nel sud (nelle isole c' è lo zero spaccato).

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    EFFETTO DELLA POLITICA

    «Questa enorme disparità territoriale non può che essere una diretta conseguenza della politica», commenta il radicale Marco Cappato, tesoriere dell' associazione Coscioni da anni impegnato nelle battaglie sul biotestamento e il fine vita. «A livello nazionale non è mai stata avviata una campagna d' informazione vera e propria e a livello locale persiste una serie di ostacoli che si frappongono ai cittadini».

     

    Esempio: non tutti gli uffici anagrafe dello Stivale sanno come muoversi. Ché tra circolari ministeriali che scompigliano e notizie che arrivano alla spicciolata l' unica cosa che regna è il caos. «Tutto questo», chiosa Cappato, «fa sì che il testamento biologico rimanga un diritto che riesce ad attivare solo chi si informa da sé: e in questa categoria di persone, spesso, rientrano proprio i malati». Della serie, l' 84% degli italiani sostiene di non sapere come si fa a redigere un testamento biologico e il 71% (cioè sette cittadini su dieci) non conosce manco il procedimento necessario per depositare le dat. Questo lo dice una ricerca Swg di qualche mese fa.

     

    NOTIZIE UTILI

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    Le cose si complicano se aggiungiamo che nessuna delle venti regioni dello Stivale ha inserito il biotestamento nel fascicolo elettronico sanitario (possibilità che la legge 219/2017 consente) e che bisogna arrangiarsi. L'associazione Coscioni ci ha provato (ad arrangiarsi), lanciando da poco un' intelligenza artificiale, una chat-bot come dicono gli smanettoni di internet, che consente a chiunque la utilizzi di racimolare il maggior numero di notizie utili. Si chiama CitBot, ha un sito internet dedicato e funziona come una qualsiasi applicazione di messaggistica immediata.

     

    È ancora in fase di test, ma supplisce alle carenze di una politica che si guarda bene dal metterci la faccia. Anche quando le capita di farne una giusta. Insomma, sicuramente non mancherà chi domani griderà al flop, sostenendo che 170mila biotestamenti son pochi. Non cadete nella trappola. A parte che quando in gioco c' è la libertà di scelta fosse anche uno solo sarebbe sacrosanto, a leggere i dati nel contesto reale e con tutte le difficoltà che resistono, 170mila dat già protocollate non sono una manciata. Sono un mezzo miracolo.

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