Carlo Macrì per www.corriere.it
Gennaro Licursi
Il lavoro d’ufficio per il sindaco di Scalea Gennaro Licursi era subordinato alle sue attività personali. Dipendente dell’Azienda sanitaria di Cosenza, negli ultimi due anni, ha collezionato oltre 650 ore di assenze ingiustificate. Il «furbetto del cartellino» con incarichi di governo cittadino è stato arrestato e posto ai domiciliari dal giudice delle indagini preliminari Maria Grazia Elia su richiesta del procuratore capo di Paola, Pier Paolo Bruni. Il sindaco, eletto a giugno del 2016 con una lista civica di centro sinistra, è accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato, falsa attestazione della presenza in servizio, è stato sospeso dall’esercizio della funzione pubblica.
Gennaro Licursi
Intercettato per due anni
Le assenze nulla hanno a che fare con la sua carica di primo cittadino. Gennaro Licursi dopo aver timbrato il cartellino se ne usciva dall’ufficio per svolgere attività personali o intrattenendosi spesso con amici. Molto personali. Nell’ordinanza si dice che: «In più occasioni l’attività di pedinamento ha consentito di filmare Gennaro Licursi negli orari in cui avrebbe dovuto essere in servizio, all’interno del Parco del Corvino (nelle immediate adiacenze del Centro sportivo), in sosta all’interno di un’area circondata da una folta vegetazione insieme a una donna».
Gennaro Licursi
Arrestati anche tre dipendenti dell’Asp che hanno coperto il sindaco durante le sue assenze. Per coprire i suoi allontanamenti volontari il sindaco di Scalea si era inventato false missioni di servizio. Per due anni è stato sottoposto ad intercettazioni telefoniche, seguito con il Gps e filmato in tutte le sue azioni quotidiane che hanno provato le sue continue assenze dal lavoro. È il quinto sindaco arrestato dalla procura di Paola dopo quelli di Aieta, Guardia Piemontese, Maierà e Fuscaldo, coinvolti in indagini sulla pubblica amministrazione.
L’inchiesta «Ghost Work»
Nel merito dell’inchiesta «Ghost Work» che ha portato all’arresto del sindaco di Scalea, va giù duro il procuratore Paolo Pier Paolo Bruni commentando la proposta del Pd al ministro Bonafede, avanzata dei giorni scorsi sulla prescrizione. Il suggerimento è quello di dare la pagella ai pubblici ministeri e obbligare i capi delle procure a consultarsi con le istituzioni locali prima di stabilire i «criteri di priorità» dei reati da perseguire.
Gennaro Licursi
«Dovrei interloquire con questi sindaci che hanno commesso reati nelle loro funzioni?», dice il magistrato. «In questi anni come procura, ridotta all’osso con oltre il 40 per cento di personale che manca, abbiamo spedito in galera sindaci per reati come appropriazione di soldi pubblici, corruzione e bancarotta».