Antonio Riello per Dagospia
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Il fragore dell'aggressione perpetrata dalla Federazione Russa nell'Est Europa ha avuto profonde conseguenze sull'offerta culturale dell'Occidente. In modo particolare per quella del Regno Unito. Da una parte si è venuto a creare un clima di ostracismo verso la tradizione e la creatività della Russia.
Un atteggiamento russofobico che è in sostanza inutile sul piano strategico e sbagliato su quello morale perché mette sullo stesso piano chi appoggia il regime di Putin e chi ne subisce passivamente le conseguenze. Non manca inoltre una vaga nota di autolesionismo perché di fatto si priva il pubblico Britannico di spettacoli e proposte che sono comunque contraddistinte da un certo grado di qualità.
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In contemporanea (quasi a riempire simmetricamente un vuoto) ha preso piede una diffusa Ucrainofilia. Tutto quello che viene da questo paese è rapidamente diventato, come si dice, "di moda". E a Londra quando una cosa va di moda (anche se magari dura poco) lo fa sul serio. Musica, letteratura, teatro si sono quindi agghindati di giallo e blu.
L'Arte non poteva rimanere indifferente a questo richiamo. Naturalmente non è che tutto quello che viene fatto in Ucraina (o comunque da artisti Ucraini) sia necessariamente meritevole di plauso o particolare interesse.
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Ma la possibilità di conoscere meglio la produzione artistica di questo tribolato paese (la cui storia è stata a lungo annegata prima nell'Impero Russo e poi nell'Unione Sovietica) è senz'altro da annoverare come una notevole opportunità. In effetti stiamo piano piano accedendo ad un patrimonio culturale molto poco conosciuto in Occidente.
L'opera di Maria Prymachenko (1908-1997) rappresenta un felice caso particolarmente significativo. L'esposizione di 23 suoi lavori - totalmente inediti al pubblico occidentale e originalmente realizzati per illustrare un libro - alla Saatchi Gallery di Londra ha un solo grande difetto: dura troppo poco (appena più di un mese).
Tutte le opere, proprietà della famiglia, arrivano dal museo (a circa 60 kilometri a Sud di Chernobyl) dedicato all'artista che è andato quasi completamente distrutto durante l'attacco Russo del 2022. La mostra è a cura di Anastasiya Prymachenko (pronipote dell'artista) e di Natalia Glatniuk.
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L'artista era un'autodidatta con un forte legame verso le tradizioni della sua terra. L'ambiente umano e la natura dei villaggi Ucraini si intrecciano infatti con il suo mondo interiore. La dimensione folkloristica è senz'altro forte, ma il suo lavoro non si esaurisce banalmente attorno a questo punto.
Gli ingredienti che vogliono oggi sul piatto i vari "influencer" dell'Arte Contemporanea sono (quasi) tutti presenti: è una donna, ha lavorato a lungo nell'ombra (e va quindi ri-scoperta), racconta visivamente da vicino le vicende di una comunità, è stata segnata da bambina dalla malattia (ha contratto la Poliomelite). Ha inoltre una sua "esoticità".
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L'Europa dell'Est per il sistema dell'Arte è ancora - parzialmente - terra incognita dove il curatore di turno può farsi orgogliosamente "scopritore". Anche se va aggiunto che in Ucraina la Prymachenko è piuttosto nota. Anzi il suo è un nome-simbolo patriottico: è stata celebrata sui francobolli nazionali e le è stato addirittura dedicato un pianeta.
Guardando con la dovuta attenzione i suoi sgargianti dipinti ci si può rendere conto che ad una gioiosa descrizione infantile di vita quotidiana si affiancano (sottilmente, misteriosamente e con molta discrezione) oscure minacce. La sanguinosa Storia di quelle terre - fatta di Pogrom, guerre e rivoluzioni - è semi-nascosta sotto coloratissime e attraenti apparenze.
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MARIA PRYMACHENKO
SAATCHI GALLERY
Gallery 3
Duke of York's HQ, King's Road, Londra, SW3 4RY
dal 13 Luglio al 31 Agosto
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