CARFAGNA
Pierluigi Diaco su Il Corriere del Mezzogiorno-Corriere della Sera
«Prima la gente e poi i partiti» ha dichiarato domenica Mara Carfagna al Corriere del Mezzogiorno , strizzando volutamente l’occhio a quegli elettori campani sempre più contagiati dal populismo grillino. «Prima ci vorrebbero un progetto e una visione chiara sul futuro di questa terra. Poi si possono pure fare gli stati generali del centrodestra in Campania. Farli ora è una pura operazione mediatica» mi confida uno storico dirigente campano del partito fondato da Berlusconi.
Ma Carfagna, come è noto, alle operazioni mediatiche è fortemente incline, anche se stavolta sembra intenzionata seriamente a trasformare la fuffa spacciata in passato in ciccia da vendere nel prossimo futuro. Come? La Signora stavolta si è impegnata come non mai. Gli ingredienti di base non sono cambiati: bella, elegante e glamour. «La prima diva della politica», per usare le parole di Enrico Lucherini, il mitico press agent delle star del cinema. Ma anche «preparata».
davide mengacci mara carfagna 6
«Parla a braccio, dice cose approfondite», disse di lei Dario Franceschini. Nessuno, però, è profeta in patria. Nemmeno Maria Rosaria Carfagna, la Lady Gaga di Forza Italia. Considerata, criticata, ascoltata, paparazzata, perfino temuta. Inseguita ormai da anni da una domanda, sempre la stessa: «Cosa le manca per diventare leader di Forza Italia?».
Fiumi di inchiostro si sprecano per descrivere le differenze tra la sua leadership di stampo meridionale e quella di un altro (eterno?) delfino in ascesa del partito, Giovanni Toti, alfiere «nordista». Se l’ex direttore del Tg4 ha fatto della sua Liguria un laboratorio di sperimentazione politica con l’ambizione di imporlo come modello nazionale, non possiamo dire la stessa cosa per Carfagna che, pur abile e costantemente impegnata nella ricerca del consenso in chiave localistica, non ha ancora ricevuto lo stesso imprimatur nel Mezzogiorno.
ROBERTO D AGOSTINO MARA CARFAGNA A CAPALBIO
Alla portavoce di Forza Italia alla Camera vanno riconosciute tempra e costanza. Mara annuncia: «Gli stati generali del centrodestra in Campania non sono una convention con le truppe cammellate, ma una seria occasione di confronto su temi e prospettive per il futuro. In Forza Italia non c’è alcuna contrapposizione tra asse del Nord e asse del Sud». Sarà. Sempre nell’intervista al Corriere del Mezzogiorno , la mini Nilde Iotti redenta da Silvio Berlusconi - nel curriculum, una laurea in Giurisprudenza e un dignitosissimo passato da soubrette sgomitante - ovviamente mente sapendo di mentire.
La contrapposizione tra «asse del Nord e asse del Sud» esiste, eccome. E lei, del resto, non smette in privato di rimarcarla. Si muove da navigata «zarina» del Golfo: incontri fitti fitti con la mejo gioventù della Napoli bene, selfie improvvisati con ragazzotti in doppiopetto degni della migliore tradizione del socialismo che fu, taglio di capelli impeccabile e rassicurante, smorfie e baci passionali con l’amore della sua vita, Alessandro Ruben. Insomma, pathos: questa è la parola d’ordine per smarcarsi dal modello cinico e freddo che anima la trasformazione nordista di Forza Italia.
alessandro ruben mara carfagna
Carfagna punta sull’emotività, sull’empatia con l’elettorato femminile che, le va riconosciuto, ha conquistato trasversalmente, a destra e a sinistra, quando, ancora mediamente preparata ma volenterosa, assunse la guida del ministero delle Pari Opportunità. Perché va detto senza pregiudizio: l’onorevole ha fatto il ministro sul serio.
pierluigi diaco maurizio costanzo
E neanche troppo male. Un esempio? La stretta collaborazione con l’allora deputata del Pd, Anna Paola Concia, le valse il plauso, dopo un esordio non privo di frizioni, delle associazioni omosessuali. Il premier Berlusconi storceva il naso davanti ai gay? Mara mediava e, in alcuni casi, osava andare addirittura controcorrente. E perfino la sinistra più radical-chic salutò con favore la prima legge contro gli stalker, voluta proprio dall’allora ministro.
CARFAGNA RENZI
Erano i giorni in cui Gianni Letta la elogiava per aver retto a insulti e pressioni, chiedendo per lei l’applauso dell’intero Governo. Tutto bene? Nient’affatto. Sulla dolcissima Mara incombeva una nuova tempesta. «Per via dell’antica amicizia con Italo Bocchino», fu il commento dei più maliziosi. Amicizia che la Carfagna - viva l’onestà intellettuale! - non ha mai rinnegato.
pierluigi diaco
«Come tutte le donne, ho sofferto e ho fatto soffrire», ha detto ancora lei, parlando d’amore a un settimanale. «Adesso sto bene con Alessandro Ruben: un uomo presente e attento, che compensa con la sua solarità il mio carattere rigido e severo». Sincera, perché – e chi la conosce bene lo ammette senza ritrosia - la Signora è una perfetta maestrina: studia, si applica, chiede delucidazioni sulle tante cose che non sa, fa la prima della classe e si dimostra intransigente e autoritaria quando i suoi collaboratori, santa pazienza, non si dimostrano al passo con le sue innocenti e suggestive visioni del futuro del partito.
mara carfagna ballaro
Nei prossimi mesi è condannata a giocarsi la partita più importante della sua esperienza politica: dimostrare di avere il controllo del partito in Campania, ammettere di non avere dietro di sé una classe dirigente all’altezza della sfida e, quindi, lavorare sodo per evitare che vengano premiati i soliti noti in nome del rispetto degli antichi equilibri campanilistici, scrollarsi di dosso l’immagine di eterna ragazza in ascesa e trasformarsi, come merita, in donna di potere. L’intransigenza e il carattere non le mancano, la fiducia della maggioranza degli elettori moderati e del suo amato e fido Presidente Berlusconi, forse. Intanto, il ruolo di prima donna il Cavaliere lo tiene ancora per sé.
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