DAGONEWS
GIUSEPPE CASTAGNA
Ultime da Milano. C'è una certa agitazione tra i banchieri, la stagione delle fusioni è appena ricominciata è c'è la corsa ad accasarsi coi partiti migliori, ma soprattutto a non restare con il cerino in mano, e per cerino si intende purtroppo Mps.
Banco BPM sta trattando con Crédit Agricole la fusione con Cariparma. Vista dall'Italia, è l'istituto di Milano a prendersi quello emiliano. Visto dall'Europa, sono i francesi che si pappano gli italiani, visto che CA vale quasi 10 volte Banco BPM in borsa (2,7 miliardi contro 20). E Banca Intesa di Messina non fa salti di gioia che arrivi il rivale francese sulla sua piazza meneghina, dove già c'è la seconda banca italiana (Unicredit).
CREDIT AGRICOLE
A proposito di Mustier, non sa più come far capire di non volere affatto incollarsi Mps. Solo che ormai la cooptazione di Padoan in consiglio è avvenuta, e sappiamo che è lì solo per un motivo. Per questo quando ad aprile sarà promosso presidente dopo l'assemblea dei soci, se l'ad non si sarà allineato al progetto senese, potrebbe essere salutato dagli azionisti.
CIMBRI MUSTIER
Le condizioni per Mustier sono chiare: vuole rilevare Montepaschi a zero euro e senza i macigni di debiti e liabilities, come è stato permesso di fare a Intesa con le banche venete. Che però avevano tutto altro bagaglio finanziario. Ecco allora che (vedi sotto) Gualtieri in coordinamento con Padoan infila nella Finanziaria una norma fiscale ad hoc per facilitarne il salvataggio.
Nel mezzo della pista da ballo c'è pure Bper, istituto emiliano controllato da Unipol, che cerca di unirsi a un'altra per diventare un polo. L'ipotesi è quella di Banco BPM al posto dei francesi, ma Castagna non vuole cedere il suo potere a Cimbri (boss di Unipol).
carlo messina
Al Tesoro un'operazione Bper-BPM non dispiace, sempre a condizione che poi la nuova entità si accolli Mps, che ora deve fare un altro aumento di capitale per rispettare i parametri imposti dalla Bce. A chiunque si offra di togliere la patata bollente dalle mani dello Stato, Gualtieri promette mari, monti e un occhio di riguardo da parte del governo…
MPS E IL DOPPIO ASSIST DEL GOVERNO IN MANOVRA
Francesco Bonazzi per Alliance News
zingaretti gualtieri
Il bello di avere il Tesoro come primo azionista è che al momento di scrivere la Manovra finanziaria un occhio di riguardo, più o meno, può sempre scapparci. È il caso del Monte dei Paschi di Siena, che nell'ultima bozza della legge di bilancio per l'anno prossimo verrebbe beneficiato da una norma fiscale ad hoc che ne faciliterebbe il salvataggio da parte di un altro istituto, verosimilmente UniCredit o Banco BPM.
carlo fratta pasini giuseppe castagna
Non solo, ma il governo sta pensando anche alla creazione di un veicolo societario che si accollerebbe i rischi legali che gravano sulla banca dopo la condanna di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola per la contabilizzazione truccata dei derivati, e che al momento spaventano tutti i possibili cavalieri bianchi.
La legislazione di favore in arrivo galvanizza il titolo in Borsa, dove MPS guadagna l'1,8% a EUR1,22 per azione. Mentre non sono meno brillanti i titoli delle banche accostate a Siena, come UniCredit - su dell'1,2% - presieduta dall'ex nazionalizzatore del Monte, Pier Carlo Padoan, o Banco BPM, in rialzo dell'1,5%.
montepaschi viola profumo
La norma pro-fusione è stata scritta già da settimane e ha resistito, nonostante qualche polemica politica, fino all'ultima bozza della Manovra che filtra da Palazzo Chigi. In sostanza prevede che le Dta, i crediti sulle imposte differite, possano essere trasformate e compensate dall'acquirente. MPS presenta Dta fuori bilancio pari a EUR3,7 miliardi e quindi lo "sconto fiscale" per chi si accollerà il Monte dei Paschi è decisamente notevole.
L'altro grande ostacolo che il Mef e l'advisor Mediobanca hanno incontrato finora per cedere gran parte del 68% di Montepaschi, come richiesto dalla Commissione UE, è quello delle cause legali.
GIUSEPPE MUSSARI
Inizialmente sottovalutato dal cda di Siena, guidato dalla presidente Patrizia Grieco, che non aveva voluto cautelarsi con l'azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici scelti dal Mef, è tornato d'attualità dopo che il 15 ottobre il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado a sei anni di reclusione Fabrizio Viola, Alessandro Profumo e l'ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori per l'errata contabilizzazione dei derivati dell'era Mussari-Baldassarri-Vigni.
GIUSEPPE BIVONA
In totale, si stima che i rischi legali sul Monte siano di non meno di EUR10 miliardi (ma gli accantonamenti sono solo EUR1 miliardo) e quindi, come svela oggi la Stampa, il Tesoro sta pensando di trasferire tale rischi in una sua società controllata per liberare il compratore di MPS da questa micidiale zavorra sul patrimonio.
E, sempre sul fronte dei guai legali, il fondo inglese Bluebell, guidato da Francesco Trapani e Giuseppe Bivona, ha presentato un nuovo esposto a Consob e magistratura di Milano sui comunicati di Siena relativi ai conti dei primi nove mesi, denunciando "scarsa chiarezza" e possibili "carenze di capitale".
Il fondo attivista, a lungo sottovalutato dai media italiani e in parte non creduto dalla stessa Procura di Milano, ha però già ottenuto dal Tribunale di Milano, con le sue denunce, la condanna di Viola e Profumo e ha assunto una posizione egualmente critica nei confronti della gestione di Alberto Nagel in Mediobanca. Insomma, è, come dicono a Palazzo Chigi, "una variabile impazzita di queste partite" e sta mettendo in imbarazzo anche Assogestioni, a cui molti guardavano, un tempo, per ruoli del genere.
carlo cimbri
E sempre il fronte giudiziario rischia di decidere un altro scandalo bancario come quello di Carige, dove la famiglia Malacalza ha impugnato il commissariamento della banca ligure deciso a gennaio dello scorso anno e concluso il 31 gennaio di quest'anno. Vittorio Malacalza e i figli hanno già portato la Banca Centrale Europea di fronte al tribunale UE per ottenere le motivazioni dell'atto.
vittorio malacalza
All'epoca del commissariamento, arrivato dopo che gli stessi Malacalza avevano "sabotato" un aumento di capitale vitale per la banca pur di non diluirsi, i finanzieri genovesi (ma di origine piacentine) avevano il 27% della banca. Nella denuncia, definiscono il provvedimento "manifestamente ultroneo e non proporzionato".
Malacalza ha presentato nei mesi scorsi anche una richiesta di risarcimento da EUR480 milioni a Carige stessa, Fondo interbancario e Ccb trentina sul riassetto del 2019. Intanto è sempre aperta la finestra per l'esercizio dell'opzione a favore delle casse trentine, mentre si è al momento persa per strada l'opzione del rientro in Borsa entro fine anno.