Federico Berni per corriere.it
cristian sebastiano
L’arma del delitto - un coltello da cucina - trovata in casa di uno dei due, i vestiti sporchi di sangue, alcuni dei quali ancora nella lavatrice. Pochi i dubbi dei carabinieri di Monza sulla responsabilità dei presunti autori dell’omicidio di Cristian Sebastiano, il 42enne pregiudicato ammazzato a coltellate domenica mattina sotto i portici delle palazzine Aler di San Rocco, a Monza.
Quello che colpisce è l’età dei due fermati: due ragazzini di 14 e 15 anni. Sono adolescenti dello stesso quartiere in cui è successo il fatto, italiani e incensurati. E la violenza dell’aggressione: una ventina i fendenti, sferrati con un coltello da cucina.
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I carabinieri della compagnia di Monza, agli ordini del capitano Pierpaolo Pinnelli, hanno interrogato una serie di persone, tutte acquirenti della vittima che era dedita allo spaccio di palline di cocaina. I due ragazzini, sentiti per tutta la notte, all’alba sono crollati ammettendo il fatto. Oltre ad arma e vestiti, le immagini delle telecamere installate nel quartiere li collocano sulla scena del delitto, ricostruendo la loro fuga verso casa dopo l’aggressione.
Uno dei due ha dichiarato di voler punire l’uomo perché «responsabile» della sua «tossicodipendenza», ma i carabinieri pensano che alla base della feroce aggressione ci siano questioni di soldi: una tentata rapina o una ritorsione per questioni legate all’uso di stupefacenti. Rischiano un’accusa di omicidio premeditato.
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