Maria Luisa Agnese per “Sette – Corriere della Sera”
lina wertmuller
A stare sul set con lei si poteva anche rischiare. Perché Lina Wertmuller, prima regista candidata all’Oscar con Pasqualino Settebellezze, era donna di temperamento. Ne sapeva qualcosa Luciano De Crescenzo che durante le riprese di Sabato, domenica e lunedì si vide azzannare un dito da lei sotto gli occhi di Sophia Loren.
«Ho sempre detestato quando gli attori, specialmente i miei, gesticolano troppo. Gli dissi di smetterla. Alzai anche la voce. Alla terza volta però, glielo morsi. Gli cucii poi la mano nella tasca, per far sì che non lo tirasse fuori mai più» chiuse sbrigativamente la questione la regista.
Poi, certo, si salvava con la sua umanità piaciona a 360 gradi: «mi facevo perdonare perché ero simpatica». Grande amica degli attori che sceglieva molto per assonanza affettiva, a cominciare da Sophia Loren e Mariangela Melato, caparbiamente voluta in Travolti da un insolito destino... proprio per il suo volto insolito.
SOFIA LOREN LINA WERTMULLER
Non si prese invece con un’altra temperamento sa, Monica Vitti. Che non comparì mai in un film di Lina dopo che una volta, a teatro, non voleva recitare in tuta come tutti gli altri e come dettava Lina. «Scoprii che le era arrivato un abito di voile azzurro e che lei aveva tagliuzzato la tuta. Allora, tagliuzzai l’abito, feci rammendare la tuta e le dissi “Mettiti questa, Ceciarelli, sennò ti spacco la faccia”. Ceciarelli era il suo vero cognome», ha raccontato Lina a Candida Morvillo sul Corriere. Poco indulgente anche con un’esordiente Valeria Golino: «Mi accusava urlando di essere una cagna, un’attrice negata, e mi esortava a lasciare il set. Io ci rimanevo male, oggi ripenso a quel battesimo... traumatico e sorrido».
nanni moretti foto di bacco (1)
Wertmuller si è distinta pure, nel consenso mieloso che da sempre contorna Nanni Moretti, per averlo affrontato in pubblico. «Fu cafone. Mi aveva preso in giro in Io sono un autarchico e quando lo vidi a Berlino, sul red carpet, mi avvicinai per dargli la mano e riderci su. Se ne andò. E allora gli dissi: “A’ Moretti, ma vaffa...”».
Un’assertività femminile quasi innata, la sua. «Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva. Fin da piccola. Fui addirittura cacciata da 11 scuole». Del resto, Il giornalino di Gian Burrasca era il libro preferito di sua madre e poi il suo. Dopo aver collaborato con Fellini per Dolce vita e 8 e 1/2 e aver girato il primo film a costo quasi zero, I basilischi, si butta nella serie della neonata tv italiana con Rita Pavone: fece regia e testi per tutte le musiche di Nino Rota, Pappa col pomodoro inclusa.
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Discola per tutta la vita, con quegli occhiali bianchi che fece diventare griffe personale, si placava solo con il suo grande amore Enrico Job, incontrato sul set e amato e idolatrato per sempre. Nel 1991 ebbero una figlia, Maria Zulima: lei aveva 63 anni e lui 57. Adozione, utero in affitto? «Tutte sciocchezze. Maria è la figlia di Job e quindi mia figlia» tagliò corto ancora una volta lei. Un anno prima di morire (9 dicembre 2021; ndr) ebbe l’Oscar alla carriera. Ritirandolo, lasciò cadere un’ultima provocazione: «Oscar? Bisognerà cambiargli nome, mettiamogliene uno femminile. Magari Anna». Lo dedicò, ovviamente, al marito. Morto 13 anni prima.
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