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    A NAPOLI RUBANO TUTTO: PURE LE SALME - DUECENTO PERSONE HANNO ASSALTATO L’OSPEDALE “CARDARELLI” PER PORTARE VIA LA SALMA DI GENNARO COTRONEO, COGNATO DI “ZÌ CARMINIELLO” BOSS DELLO SPACCIO DI DROGA - MINACCIATI MEDICI E INFERMIERI


     
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    Conchita Sannino per “la Repubblica”

     

    Piombano nella notte da uno dei fortini della camorra, il Parco Verde, comune di Caivano, la Scampia dell’hinterland napoletano. E arrivano in massa: spedizione punitiva, quasi un assalto in piena regola. Sono grandi e ragazzini, uomini e donne, una folla di quasi duecento persone che circonda nella notte il più grande presidio del sud, l’ospedale Cardarelli di Napoli.

     

    fotochoc camorra in vetrina fotochoc camorra in vetrina

    Sottraggono la salma di un paziente appena morto per cause ancora da chiarire, Gennaro Cotroneo, 50 anni: soltanto perché è il cognato di un boss dello spaccio di droga, zì Carminiello. Minacciano medici, infermieri, vigilanti. E accusando i sanitari di aver procurato la morte di quel paziente, lo restituiscono agli “omaggi” del rione.

     

    Il clamoroso raid risale alla notte tra lunedì e martedì scorso. Assediano il Pronto soccorso, alcuni si inoltrano fino al reparto dove quel corpo è ancora caldo, e sta per essere trasferito in obitorio. Inveiscono, seminano il panico, lanciano oggetti. Poi

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    portano via il cadavere, in una processione di auto e motorini. Tutti verso Caivano.

     

    Ma la vicenda rimane rigorosamente sotto riserbo fino a quando i magistrati, d’intesa con i funzionari di polizia, non spingono quelle stesse famiglie a restituire il cadavere di zì Carminiello, pregiudicato già denunciato per associazione mafiosa e traffico di droga.

     

    E ora sono due le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio e dal procuratore capo Giovanni Colangelo. La prima riguarda le accuse di violenza e sottrazione di cadavere; l’altra punta ad accertare eventuali responsabilità colpose nella morte dell’uomo, dopo la denuncia degli stessi “sospettati” consegnata ai pm. Significativa la scelta degli inquirenti della “mediazione”: entrare nel Parco Verde avrebbe comportato rischi di rivolte, e avrebbe impegnato centinaia di uomini.

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    Iaccarino è ritenuto una colonna portante della clamorosa industria dello spaccio radicata al Parco Verde, decine di milioni d’incasso al mese, un “indotto” che coinvolge e tappa la bocca a centinaia di famiglie. Dodici piazze di spaccio, droga a prezzi concorrenziali, blindatura totale del territorio: questo è il Parco Verde. Un controllo inteso anche come garage, ballatoi, marciapiedi, balconi. E con “turnazione” rigorosa di capi-piazza, spacciatori, sentinelle, vedette, anche giovanissimi.

     

    Passano gli allarmi e le leadership di camorra, ma quell’insediamento popolare — che sarà sempre Parco Verde nonostante il senso di squallore e povertà — resta terra di illegalità e dominio di Antistato. Luogo dove i ragazzi muoiono o per crimine precoce o abbandono. A giugno scorso, sempre al Parco Verde, lo shock della storia di Chicca, sei anni appena: cade giù da un balcone, sembra caduta. Si scopre che dietro ci sono troppe ombre e molta promiscuità: qualcuno potrebbe aver abusato di lei.

     

     

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