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    DIES IRAQ – LA MAMMA DI GRETA, UNA DELLE DUE ITALIANE RAPITE IN SIRIA: “HO VISTO IL FILMATO DI FOLEY E ADESSO HO PIÙ PAURA” – ANGOSCIA ANCHE PER STEVEN JOEL SOTLOFF, L’ALTRO AMERICANO NELLE GRINFIE DELL’IS


     
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    1. “LA MAMMA DI GRETA “HO VISTO IL FILMATO ADESSO HO PIÙ PAURA””

    Matteo Pucciarelli per “La Repubblica”

     

    Sulla carta l’Iraq non è la Siria, e invece adesso tutto si confonde, i confini spariscono. Le immagini del reporter americano James Foley — rapito oltre un anno e mezzo fa in Siria e decapitato dai miliziani islamici diretti verso Bagdad — fanno tremare anche le famiglie di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due giovani volontarie rapite in Siria lo scorso 31 luglio.

    Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo

     

    «Siamo doppiamente preoccupati adesso, non può che essere così», spiega Antonella, la madre della 21enne Greta, voce bassa ma gentile, quasi affettuosa. Angoscia da una parte, ma soprattutto speranza. «Sono sicura che nei prossimi giorni avremo delle buone notizie, ma non possiamo dire nulla di più», aggiunge.

     

    La Farnesina ha consigliato il silenzio stampa ai genitori, sulle indagini in corso in primis. Ma le polemiche dei giorni scorsi con alcuni giudizi ingenerosi sulle due ragazze impegnate in una missione umanitaria (per la serie, “non potevate restare a casa vostra?”) hanno ferito ulteriormente le famiglie: «So solo che Greta sin da adolescente ha avuto una sensibilità speciale per chi aveva bisogno di aiuto», ricorda la mamma. «Allora se tua figlia chiede di poter andare ad aiutare quei bambini laggiù, puoi forse rinnegare gli insegnamenti che le hai cercato di trasmettere? Puoi per caso cambiare tua figlia che ha questi valori e ideali fortissimi di solidarietà ed empatia?».

     

    Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo

    Mentre al giornale varesino La Prealpina il papà, Alessandro, ha inviato una lettera di ringraziamento a chi è stato vicino ai Ramelli in questi giorni, rompendo un silenzio fino a quel momento infrangibile: «Grazie a chi sta pregando affinché il nostro angelo col sorriso ritorni presto con Vanessa, non riusciamo più a vivere senza di lei».

     

    In tutto sono sei gli italiani che, in diverse parti del mondo, sono ancora nelle mani di terroristi. Tre sono in Siria; oltre alle due ragazze lombarde c’è il gesuita padre Paolo Dall’Oglio — che lì aveva vissuto 30 anni e conosceva perfettamente lingua e usanze — di cui non si hanno più notizie da oltre un anno. Altri due sono stati rapiti in Libia: Marco Vallisa, il tecnico sequestrato a inizio luglio insieme a due colleghi stranieri che però sono già stati liberati; e Gianluca Salviato, il costruttore — malato di diabete — portato via a marzo. Da due anni, poi, non si hanno più notizie di Giovanni Lo Porto, cooperante palermitano di 38 anni, rapito nella regione pachistana del Punjab.

    Vanessa Marzullo Vanessa Marzullo

     

    Il centro studi “Committee to Protect Journalist” (Cpj) invece ha focalizzato l’attenzione sui giornalisti rapiti o dispersi in Siria: il risultato è che ad oggi non c’è una cifra precisa dei reporter locali e internazionali scomparsi. Da quando nella regione è scoppiata la guerra civile oltre tre anni fa, sono stati uccisi almeno 69 giornalisti. E almeno altri 80 sono stati rapiti. Di questi, stima sempre il Cpj, ancora venti sono tuttora dispersi, nelle mani dei rapitori, o comunque di loro non si hanno più notizie.

     

    Molti sarebbero nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico o di altri gruppi estremisti legati all’Is. Diversi giornalisti sono riusciti a fuggire dai loro sequestratori, come avvenuto di recente a Domenico Quirico della Stampa o a Anthony Lloyd e Jack Hill del Times. Destino diverso invece per molti altri, come la giornalista americana Marie Colvin (anche lei del Times) e del fotografo Remi Ochlik.

    Vanessa Marzullo Vanessa Marzullo

     

    2. “ANGOSCIA PER STEVEN JOEL SOTLOFF L’ALTRO AMERICANO NELLE MANI DELL’IS”

    da “La Repubblica”

     

    Ora potrebbe toccare a lui. Una minaccia terribile pende sul capo di Steven Joel Sotloff, 31enne di Miami, ex studente all’Università della Florida, giornalista scomparso in Siria il 4 agosto 2013 e riapparso nel video dell’uccisione di Foley. Inginocchiato nel deserto, anche lui è in tunica arancione, la testa rasata e un terrorista vestito di nero alle sue spalle con il coltello in mano, probabilmente lo stesso tagliagole che ha ucciso Foley.

     

    Sotloff seguiva la rivolta siriana per Time magazine, per il quale aveva coperto anche la crisi libica e l’attacco all’ambasciata Usa di Bengasi; ma lavorava anche per diverse testate tra cui World Affairs, National Interest e Christian Science Monitor: «La vita di questo cittadino americano, Obama, dipende dalla tua prossima decisione», dice una voce fuori campo alla fine del video con l’uccisione di Foley. Il suo account Twitter è fermo al 3 agosto dello scorso anno.

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