Francesca D'Angelo per “la Repubblica”
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Dal 25 dicembre avrete una nuova droga: Bridgerton. Aspettate a dire: «Che roba è?» perché questo nome che ora vi sembra così impronunciabile diventerà la vostra serie tv preferita. Di più: dopo anni di titoli carini, avvincenti ma mai indimenticabili, Bridgerton promette di riportarci indietro agli anni d' oro dei fenomeni seriali, quelli di Grey' s Anatomy e Desperate Housewives, quando se dicevi «questa serie è cult» lo era per davvero. Bridgerton non sarà insomma il prodotto più chiacchierato per un mese o due: lo sarà per i prossimi anni a venire anche perché la storia si ispira all' omonima saga di Julia Quinn (edita da Mondadori), che conta otto tomi più svariati prequel.
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Operazione astuta Ergo, se abbiamo ragione Bridgerton ci terrà compagnia da qui al 2030 inoltrato.
Ma veniamo al sodo: perché gridiamo al miracolo seriale?
Perché Bridgerton è una perfetta, riuscitissima, operazione commerciale, realizzata dal fantastico duo Netflix e Shonda Rhimes. Esatto, Shonda: la stessa mente geniale di Grey' s Anatomy, che Netflix ha saggiamente messo sotto contratto in esclusiva. Bridgerton è il suo primo prodotto only streaming e se anche ha usato l' algoritmo per realizzarlo (probabile), l' ha utilizzato divinamente.
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La storia ha per protagonista Daphne, la figlia maggiore della famiglia Bridgerton: la nostra, da quando è nata, si prepara al suo debutto in società. Il che, nell' Ottocento, equivaleva a fare un sacco di balli per trovare marito: restare zitelle era considerata un' onta. Non scendiamo nel dettaglio nella trama, anche perché la maggior parte dei particolari sono sotto embargo e poi Netflix ci sgrida, ma vi basti sapere che il maggiore dei suoi fratelli è un vero rompiscatole e allontanerà tre quarti dei corteggiatori.
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Ci vorranno un fascinoso duca e un astuto sotterfugio a sbloccare la situazione Sì, lo ammettiamo: l' impianto tradisce un retrogusto soap ma è, passateci il termine, altolocato: con Bridgerton Shonda non fa altro che prendere tutto l' immaginario alla Jane Austen e renderlo pop, un po' (per capirci) come ha fatto al cinema la Marvel con i fumetti sui supereroi.
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A differenza dei cinecomics, però, qui c' è più malizia strategica. Bridgerton racchiude infatti in sé tutti quei temi che oggi vanno per la maggiore: le serie in costume, le ambientazioni ottocentesche, i balli di corte, un impianto alla Gossip Girl, eroine a metà strada tra Jo di Piccole donne e le paladine di Jane Austen, principi azzurri fighissimi ma rispettosi dei diritti delle donne, rivendicazioni di varia natura, un tocco di royal family e un diffuso romanticismo. Insomma c' è tutto, in una botta sola: non può non piacere, soprattutto se sei donna.
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regina nera E tre quarti della platea televisiva lo è. La materia narrativa è così azzeccata che Shonda non si è nemmeno disturbata a cercare un cast di star: i protagonisti sono per lo più sconosciuti (per ora). C' è però un grande "ma". Shonda è scivolata in un leggero delirio di onnipotenza: sapendo di essere brava, ha deciso di adattare non solo il libro di Quinn ma pure la Storia.
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Così, in nome dell' inclusività, ci ritroviamo catapultati in un Ottocento con nobili di colore, duca dalla pelle scura e persino una regina nera.
Ma quando mai? Tuttavia saremo così presi dalla famiglia Bridgerton che ce lo faremo andare bene. Come vi dicevamo, sarà la nostra nuova droga seriale...
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