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    IN CAUSA PER LA CASA - A NEW YORK AIRBNB RITIRA IL RICORSO CONTRO LA LEGGE CHE VIETA GLI AFFITTI SOTTO I 30 GIORNI - IN ITALIA CONTINUA LA SFIDA, CON GLI ALBERGATORI CHE VOGLIONO PIÙ TASSE PER I PRIVATI. LA SOCIETÀ: ''LE REGOLE CI SONO, ANZI OGGI CHI AFFITTA PER UN GIORNO DEVE PARLARE CON QUESTURA, COMUNE, PROVINCIA E REGIONE''


     
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    Elvira Serra per il Corriere della Sera

     

    AIRBNB AIRBNB

    A New York Airbnb si arrende e ritira la causa contro la nuova legge firmata dal governatore Andrew Cuomo che obbliga i privati ad affittare un intero appartamento per non meno di 30 giorni. Per la terza volta in una settimana la piattaforma di condivisione degli annunci immobiliari fondata in California nel 2008 da Joe Gebbia, Brian Chesky e Nathan Blecharczyk è costretta a darsi o (in questo caso) ad accettare delle regole.

     

    È successo negli ultimi giorni a Londra, dove un «host» non potrà affittare liberamente i suoi spazi per più di novanta giorni, salvo dotarsi di una licenza, e ad Amsterdam, dove il limite è di 60 giorni. Da New York, però, arriva la stretta più severa, con multe fino a 7.500 dollari per chi viola il paletto dei 30 giorni consecutivi per gli interi appartamenti: una misura voluta per non inquinare il mercato degli affitti, particolarmente difficile nella Grande Mela.

     

    bernabo bocca bernabo bocca

    «La legge nello Stato di New York non ci piace, ma comunque va detto che il vincolo vale solo per gli appartamenti e non per le singole camere», precisa Alessandro Tommasi, Public Policy Manager di Airbnb Italia.

     

    «Il punto è che noi siamo dalla parte delle regole, i casi di Amsterdam e Londra sono il frutto di una intesa perfetta: individuato il problema, è stata trovata la soluzione». I numeri nel mondo sono alti: oltre due milioni di annunci in 34 mila città di 191 Paesi, 60 milioni di persone che hanno scelto questo tipo di sistemazione. Le norme non sono uguali per tutti.

     

    In Italia Federalberghi vorrebbe un registro all' Agenzia delle entrate, una cedolare secca al 21% e che Airbnb fungesse da sostituto di imposta, per far pagare le tasse a monte a chi affitta una stanza o una casa.

     

    alessandro tommasi alessandro tommasi

    Il presidente Bernabò Bocca protesta: «L' emendamento sulla cedolare secca, approvato dalla Commissione finanze della Camera, non è entrato nella manovra 2017. Spiace che sia stato il premier Renzi a bocciarlo con un tweet in cui ha detto di non voler alzare le tasse. Poi non ci possiamo lamentare se c' è gente che le evade. Per non dire dell' elusione della sicurezza, in una fase caratterizzata dall' allarme terrorismo».

     

    Tommasi, però, dice che le regole esistono. Semmai è difficile rispettarle. «Bisogna semplificare. Oggi se uno affitta anche solo per un giorno, deve parlare con quattro interlocutori diversi: la Questura, per registrare gli ospiti; il Comune, per la tassa di soggiorno; le Province, per i flussi turistici; la Regione, per comunicare chi sei. Firenze è stato un bel modello, ci siamo accordati per il pagamento della tassa di soggiorno al momento della prenotazione e questo ha portato alle casse del Comune due milioni».

     

    antonio decaro leopolda antonio decaro leopolda

    Il tema della tassa di soggiorno è al centro del dibattito nell' Anci, l' Associazione nazionale Comuni italiani. Il neopresidente Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, spiega: «Chi svolge un' attività ricettiva deve rispettare soprattutto degli standard di qualità, che altrimenti rischiano di danneggiare l' immagine della città. L' offerta in sé e per sé è positiva: ci sono momenti particolari in cui le strutture alberghiere non possono accogliere tutte le persone che arrivano, e poi resta il fatto che affittare una camera serve a integrare il reddito. Noi sindaci non siamo contrari né ad Airbnb né all' attività di albergo diffuso nei centro storici. Però questo deve avvenire nel rispetto di regole certe».

     

     

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