Marco Benvenuti per “la Stampa”
STUPRO
La ragazza, oggi venticinquenne, aveva solo nove anni quando sono cominciati i primi abusi. Era il 1999. Un giorno era rimasta sola col padre, lui le aveva preso una manina e l' aveva costretta a toccarlo. Poi la minaccia: «Non dire nulla o uccido la mamma e tuo fratello». La bambina, terrorizzata, non aveva aperto bocca. Non lo aveva fatto nemmeno tutte le altre volte in cui l' uomo, spesso ubriaco, aveva approfittato di lei. Così erano passate settimane, mesi, anni.
L'INCUBO
Una pagina di abusi familiari durata oltre 10 anni, fino al 2011. La ragazzina, aveva iniziato a ribellarsi al padre che, per tutta risposta, se l' era presa anche con l' altra figlia. Poi le due sorelle avevano avuto il coraggio di andare dai carabinieri. Una liberazione per loro e per la mamma, spesso malmenata dal marito. Ora, dopo anni di silenzio, e nelle more della giustizia, la storia è arrivata finalmente nelle aule del tribunale.
STUPRO 1
L' uomo, 54 anni, residente a Borgomanero, in provincia di Novara, è accusato di violenza sessuale, atti sessuali su minorenne, maltrattamenti in famiglia. Contro di lui è parte civile quella figlia che ha avuto il coraggio di denunciarlo. A distanza di tempo ha dovuto rivivere davanti ai giudici, in un processo che si sta celebrando a porte chiude vista la delicatezza delle vicende trattate, quanto ha dovuto subire nel corso dell' infanzia. Ancora oggi ne porta i segni, le conseguenze. Ha difficoltà a relazionarsi con le persone, gli uomini in particolare. Non vive più con il padre.
L'ESCALATION
Ai carabinieri aveva raccontato un' escalation di abusi sempre più invasivi e umilianti. Come umiliante era la frase che il padre era solito ripetere, fin di primi rapporti con lei: «E' meglio farlo con te piuttosto pagare altre donne e magari prendere delle malattie».
STUPRO
Nel corso degli anni la giovane aveva subito gli incontri sessuali co il padre nelle molte case cambiate fra Novara, alcuni paesi dell' hinterland e infine Borgomanero. Avvenivano quando la mamma usciva. Ma se in casa c' era gente, lui la portava nei parcheggi di grandi magazzini o di cantieri. E lei non poteva fare a meno di seguirlo. Viveva nel terrore che l' uomo potesse fare del male agli altri membri della famiglia. La molestava in auto.
Quando si erano trasferiti a Borgomanero, visto che la casa non era ancora finita, la famiglia viveva temporaneamente in due garage. Anche lì, di notte, l' uomo entrava nel luogo dove dormivano le figlie e costringeva la minore ad avere rapporti.
«Guai se parli». Successivamente, per evitare di essere scoperto, l' aveva portata in un casolare diroccato poco distante dalla loro abitazione: lì aveva sistemato una scala per arrivare all' ultimo piano e attrezzato una sorta di rifugio per sfogare le sue pulsioni sessuali. Voleva evitare che la figlia potesse richiamare l' attenzione dei vicini e, per non farla scappare, le legava le mani; un panno sulla bocca per impedirle di urlare.
Sei anni fa la fine dell' incubo. Ora lei si aspetta giustizia.