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    OLBIA BACCHETTONA - PER PROMUOVERE IL SUO AUTOLAVAGGIO, UN TIPO INGAGGIA DUE SEXY MODELLE - CON LORO INSAPONATE E BAGNATE, C’ERA LA FILA DI MACCHINE, MA L’AMERICANATA NON È PIACIUTA ALLE FEMMINISTE SARDE


     
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    Nicola Pinna per “La Stampa

     

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    Sono belle e sempre sorridenti, ma con la spugna, il sapone, la cera e il lucido non ci sanno proprio fare. «Non è il loro mestiere, le ho pagate soltanto per attirare un po’ di gente, per far conoscere il mio nuovo autolavaggio». E l’esperimento del sexy car wash, a Maurizio Gianni sembra essere riuscito perfettamente. Nel pieno rispetto della famosa regola di Osar Wilde: bene o male, purché se ne parli.  

     

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    All’ingresso dell’impianto, a due passi dall’aeroporto Costa Smeralda, si è formata la fila appena in città si è sparsa la voce. Decine di uomini corsi da Olbia e anche dai paesi vicini solo per assistere allo show delle due modelle alla prese con le spazzole e l’idropulitrice. Con i lavori manuali loro hanno dimostrato poca dimestichezza, ma i clienti dell’autolavaggio erano arrivati con un’altra intenzione. «Era soltanto uno show – sottolinea il titolare – E infatti chi ha prestato la sua auto non ha dovuto pagare. Non pensavo che questa mia idea suscitasse tutto questo scalpore. Non ho inventato nulla».  

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    Il sexy car wash, in effetti, non è il primo. Nel Texas è una moda e in Italia c’è stato qualche caso che ha innescato subito roventi polemiche. A Olbia prima di tutto si è scatenata la curiosità. «Sì abbiamo visto tanta gente, ma ancora non abbiamo fatto i primi conti – dice Maurizio Gianni – Le modelle ovviamente non ci sono tutti i giorni, ma se possibile ripeteremo lo spettacolo. Speriamo che nel frattempo si parli del nostro impianto». 

     

    Su Facebook si cercano già altre modelle disposte a fare una specie di lap dance sul cofano, ma anche in Sardegna si è creato il caso. A gridare allo scandalo, proprio da Olbia, è l’associazione “Prospettiva Donna” che da molti anni si occupa di difendere i diritti delle donne e di aiutare le vittime degli abusi.

     

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    «Un’associazione impegnata a contrastare la violenza di genere e che si batte per un società anche a misura di donna non può che condannare queste iniziative – sostiene la presidente Patrizia Desole – Questo tipo di pubblicità è lesivo della dignità delle donne e produce stereotipi che incoraggiano la mercificazione del loro corpo, proprio questi stereotipi sono alla base della diffusione della cultura della violenza e della disparità tra i generi». Ma le due modelle impegnate a strusciarsi sugli sportelli bagnati ribattono subito: «Questo è soltanto il nostro lavoro». 

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