LE IENE E IL CASO BRIZZI
La richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma per il caso che ha visto il regista Fausto Brizzi indagato per violenza sessuale ha di nuovo acceso i riflettori sui rischi connessi all'esposizione ai famigerati processi mediatici. E sono in molti a interrogarsi sul ruolo svolto da Le Iene, con la trasmissione di Italia 1 prima a scoperchiare il vaso delle accuse nei confronti di Brizzi.
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UN CLAMORE MEDIATICO FORSE ECCESSIVO
Sebbene le ragazze interpellate dal giornalista e attivista M5s Dino Gianrusso siano molte più delle tre effettivamente coinvolte nella vicenda giudiziaria, resta il dubbio se l'ostinazione mostrata nel denunciare il caso non abbia finito con l'alterarne le reali dimensioni. «Non dimentichiamo», ha commentato il regista e amico di Brizzi Neri Parenti «la gogna mediatica a cui è stato sottoposto Fausto, non solo alle Iene, ma su tutti i media». Da 20 anni a questa parte, d'altro canto, non si può dire che il programma di Mediaset non si sia spinte più volte oltre il lecito, arrivando a perorare cause controverse se non censurabili.
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LA CAMPAGNA PRO STAMINA PORTATA AVANTI TRA LE POLEMICHE
La più nota riguarda senza dubbio il 'metodo' Stamina. Innegabile come il programma televisivo abbia contribuito ad alimentare negli anni le false speranze diffuse da Davide Vannoni, ideatore del fantomatico protocollo "sperimentale" che avrebbe garantito cure miracolose rivelatesi poi inesistenti. Se molti hanno creduto che le infusioni di cellule staminali ideate da Vannoni potessero sortire effetto è stato soprattutto grazie al clamore suscitato dai servizi mandati in onda dalle Iene.
le iene per stamina jpeg
Giulio Golia ne girò sette per raccontare i presunti miglioramenti riscontrati dai pazienti sottoposti al trattamento. Successivamente, Vannoni fu condannato per truffa e associazione per delinquere. L’autore della trasmissione Davide Parenti, in una lettera pubblicata sulla Stampa, provò a giustificarsi dicendo che l’unica colpa era stata l'essersi interessati troppo alle vicende familiari dei piccoli malati. Prima del metodo Stamina, tuttavia, Le Iene avevano anche dato credito alla vulgata secondo cui i vaccini sono all’origine dell’autismo.
LA BUFALA RECLAMIZZATA DEL BLUE WHALE
vannoni alle iene per stamina
Un brutto scivolone arrivò pure dalla bufala del Blue Whale. Sempre Le Iene diedero ampio spazio ai video che avrebbero dovuto ritrarre ragazzini intenti a togliersi la vita al termine di un macabro gioco sfociato in psicosi collettiva. Di fronte ai primi dubbi, in un'intervista al Fatto Quotidiano, Matteo Viviani, autore del servizio che portò il caso all'attenzione del pubblico italiano, ammise di non aver fatto tutte le verifiche necessarie sui video mandati in onda. «Me li ha girati una tivù russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche», disse Viviani. L'esistenza di una sorta di gioco strutturato di nome Blue Whale e dietro il quale ci sarebbe, per di più, una mente criminale non è mai stata verificata.
LA MINACCIA NUCLEARE CHE NON ESISTEVA
IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE
Che dire poi del servizio che teorizzava una presunta minaccia nucleare tenuta nascosta con riferimento al Sox, un esperimento di grande rilevanza scientifica che avrebbe dovuto avere luogo nei laboratori del Gran Sasso. Nel servizio in questione si citavano - in modo enfatico e senza contraddittorio - le preoccupazioni di alcune organizzazioni ambientaliste riguardo le possibili contaminazioni radioattive da parte della struttura e i presunti episodi di inquinamento delle acque attorno al laboratorio.
IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE
Si azzardava anche un paragone, piuttosto ardito, con quanto accaduto a Fukushima. Nonostante le pronte smentite dell'Istitituto nazionale di fisica nucelare, che svolge i suoi esperimenti in totale sicurezza, al servizio è seguito un intervento del Movimento 5 stelle nella Commissione attività produttive del Consiglio regionale abruzzese ha fatto approvare una risoluzione per chiedere il blocco immediato e definitivo dell'esperimento. Esperimento che è poi andato a monte per l'impossibilità tecnica di realizzare la sorgente con le caratteristiche necessarie all’esperimento.