Francesco Pacifico per Robinson – la Repubblica
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Il modo migliore per capire cosa è stata la beat generation e godersi i suoi frutti è guardare nelle pupille dilatate dei suoi autori. Ecco per esempio Allen Ginsberg che parla del suo amico William S. Burroughs: " Ricordo di essere arrivato una volta a Tangeri e di essere stato sottoposto a un interrogatorio da parte di Burroughs.
Pensava che tutti fossero agenti a quel punto, non necessariamente del governo, ma piuttosto agenti di un gigantesco trust di insetti provenienti da un' altra galassia".
JACK KEROUAC - SULLA STRADA
Questo aneddoto già di per sé fantastico fa parte, per giunta, di un corso tenuto da Ginsberg all' università. Per Burroughs le donne "erano sospettate di essere delle malvagie rappresentanti della dea madre Kali", forse andavano sterminate tutte, bisognava "lasciarle cadere come un' appendice indesiderata ed elaborare un maschio che potesse partorire". Ginsberg, parlando alla classe, conclude: "Era solo una teoria, ma tipica di Burroughs".
A proposito di Burroughs, c' è una lezione sul cut-up, la tecnica di scrivere poesia o prosa incollando fra loro frasi "trovate". Si trattava di prendere i testi dotati di "deprecabile immaginario linguistico umano", quelli di "Nixon, la Cia, la rivista Encounter, tua madre, tuo padre", tagliare e rimontare quell' immaginario e rispedirlo al mittente. Lo scopo è "eliminare il condizionamento".
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Quale corso e quale ateneo potevano permettersi simili eccentricità? Tutto nasce da un invito del Lama tibetano Chögyam Trungpa Rinpoche, che arrivato in America aprì sulle montagne del Colorado un' università particolare, il Naropa Institute. Anne Waldman, che inventò il corso di letteratura nel 1977 con Ginsberg e Dianne di Prima, ricorda il Lama "che arrivava negli Stati Uniti con una richiesta così strana e affascinante: Portatemi dai vostri poeti!". Grati, i tre concepirono un'"accademia del futuro" (da John Ashbery) "che nasceva dalla nostra fiducia nella poesia" come pratica spirituale.
Le migliori menti della mia generazione (ora in uscita da Il Saggiatore) raccoglie queste lezioni, ricostruendone i testi anche grazie a corsi analoghi tenuti al Brooklyn College.
KEROUAC 7
Questo tentativo poco ortodosso di storicizzare i beat dall' interno non fu la trovata di un semestre: Ginsberg vi si dedicò per vent' anni fino alla morte nel '97, gratis o per pochi soldi. Fu forse l' apice nella sua ricerca di una letteratura che fosse anche una forma di meditazione e di vita spirituale, secondo quella che era, per lui, la caratteristica dei beat: "curiosità per la natura della coscienza, con la letteratura come nobile mezzo".
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I beat costruirono un mondo alternativo a quello offerto dall' America del Novecento, e lo costruirono come un mondo di vagabondi spirituali, i vagabondi del Dharma, come il titolo del romanzo di Kerouac: il loro scopo era indagare "qual è la natura della mente che ascolta, annusa, assaggia, vede e pensa".
Fu un' impresa talmente eterea da portarli a rifiutare da una parte, come è ovvio, l' immaginario dominante del complesso politico-militare-industriale, ma dall' altro anche le letture marxiste della loro opera: queste mancano "completamente il bersaglio.
La nozione di ribellione non c' entrava per nulla. Non era una ribellione politica o sociale", nonostante le "concomitanze sociali e politiche o richieste correlate"; i beat si sentivano "fantasmi nello spazio. La transitorietà dell' esistenza era alla base della tenerezza di ciascuno" sintetizza Waldman, che aiuta, nell' introduzione, anche a capire l' importanza di Jack Kerouac: "Allen ha sempre percepito il debito morale che aveva nei confronti di Jack. Leggeva ad alta voce lunghi estratti dei testi di Jack, spesso piangendo".
Di Kerouac Ginsberg legge in classe una definizione quasi pasoliniana: è beat "la risata maniacale di certi scapestrati ragazzetti di quartiere"; "risale tutto a quei folli giorni prima della Seconda guerra mondiale quando gli adolescenti bevevano birra il venerdì sera nelle sale da ballo del Lake e smaltivano la sbornia giocando a baseball il sabato pomeriggio e a seguire un tuffo nel ruscello".
WILLIAM BURROUGHS
Infatti è beat per Ginsberg chi è "esausto", chi "ha toccato il fondo del mondo, e da lì guarda in alto o fuori, insonne, con gli occhi ben aperti, percettivo, respinto dalla società, nessuno su cui contare, conoscitore della vita di strada".
È la prosecuzione dell' uomo whitmaniano che contiene moltitudini, "aperto e ricettivo alla visione". Oltre a Whitman, per collocare questa scuola letteraria sapienziale, c' è "Dostoevskij, che tutti leggevamo", in particolare L' idiota, perché il principe Mykin è "la creazione di un santo in letteratura". I beat sognavano di essere tanti Mykin e di fare una letteratura non fine a sé stessa. Per questo motivo gli scritti del secondo Dostoevskij erano per loro "un chiodo fisso", così "pieni di esseri umani che si confrontano l' un l' altro, a cuore totalmente aperto". Oggi, i beat rimangono un' esperienza di lettura soprattutto giovanile: ma a volte ritornano, e sono ancora in grado di offrire ispirazione, pazzia, bellezza e speranza.
ginsberg ginsberg FERLINGHETTI CON ALLEN GINSBERG E BOB DYLAN FERLINGHETTI GINSBERG BOB DYLAN JULIUS E PETER ORLOVSKY Allen Ginsberg e Peter Orlovskj a Castelporziano ALLEN GINSBERG PEGGY HITCHCOCK FERLINGHETTI E LEARY allen ginsberg by richard avedon ginsberg460 allen ginsberg e peter orlovsky by richard avedon