Giacomo Amadori e François De Tonquedec per “la Verità”
pietro tidei
Il fogliettone hot di Santa Marinella si arricchisce di nuovi particolari piccanti. Dettagli contenuti nelle carte depositate nell’inchiesta per revenge porn a carico del consigliere comunale Roberto Angeletti, il quale ha reso leggendarie le virtù nascoste dell’ultrasettantenne politico dem Pietro Tidei a colpi di rivelazioni scabrose e presunte diffusioni di video hard.
A dare l’incipit all’inchiesta è stato proprio il primo cittadino, che a metà settembre ha scoperto che in paese tutti spettegolavano sulle sue performance erotiche dopo che Angeletti aveva messo le mani, legittimamente, sui filmati realizzati dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta per corruzione con al centro un presunto complotto per fare cadere la giunta dello stesso Tidei.
ROBERTO ANGELETTI
La denuncia scatena l’inferno, anche perché contiene informazioni sino a quel momento trascurate dalla Procura. Il primo cittadino definisce «incresciosi e gravi» i fatti «oggetto della presente denunzia» e collega le video intercettazioni al procedimento per corruzione innescato da una sua denuncia. A Tidei risulta che «tra i luoghi coperti dalle intercettazioni video vi sia stata anche l’anticamera della stanza del Sindaco» e che il contenuto dei file «sia stato messo, nella sua totalità, a completa disposizione degli indagati».
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Nel tentativo di proteggere la sua privacy di primo cittadino birbantello, Tidei è costretto a una confessione imbarazzante: «Lo scrivente deve, altresì, riferire che nel periodo coperto dalle intercettazioni video si e intrattenuto in loco con due signore con le quali ha consumalo rapporti sessuali. Con ogni probabilità, se non certezza, tali rapporti di natura sessuale sono stati videoripresi», scrive. Ma se il sindaco «ritiene già di enorme gravita» tali fatti, fa sapere che questi «possono astrattamente essere fonte di esiti ancor più drammatici per la vita delle persone coinvolte».
Roberto Angeletti
E spiega il motivo della sua convinzione: «In quest'ultimo periodo, infatti, in Santa Marinella si sono rincorse moltissime voci in forza delle quali sembrerebbe che il soggetto o i soggetti che hanno avuto e ancora hanno la disponibilità di tali video li abbiano diffusi, li stiano diffondendo e, comunque, ne abbiano consentito la visione e molte persone». Il primo cittadino, che è avvocato, descrive uno scenario particolarmente allarmante.
Cita «una ridda di voci di moltissime persone che nel territorio del Comune di Santa Marinella e Civitavecchia affermano di aver visto i video in parola». Con conseguenze «facilmente intuibili» e subito descritte: «La vicenda sta creando non solo molto imbarazzo per i protagonisti della vicenda, ma veri e proprio danni irreparabili: diffondere tali video in una piccola comunità quale e quella di Santa Marinella significa “marchiare” a vita le persone coinvolte che si troverebbero senza dubbio a subire conseguenze e danni di natura morale che nessun risarcimento sarà in grado di compensare. Vi è altresì il rischio concreto che tali video passano finire in “rete” con tutte le più ovvie conseguenze».
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Per questo invita la Procura a perseguire tutti i possibili responsabili della diffusione dei video, sottolineando che «oltre che allo scrivente sono coinvolte loro malgrado le partner occasionali». Le quali, evidenzia, sono «tutte coniugate». E per questo chiede il sequestro dei file. I magistrati ordinano quasi subito la perquisizione di Angeletti, poi quella della sorella Bruna, durante le quali viene sequestrato anche il computer di un loro amico carabiniere, Roberto Bernardini. E dopo il primo articolo della Verità, intitolato «Il bunga bunga (intercettato) del sindaco pd», gli investigatori sottolineano come anche l’indagato avesse usato il termine «bunga bunga» prima di Ferragosto.
ROBERTO ANGELETTI
Ma è un altro articolo del nostro giornale, quello del 29 settembre 2023, a colpire la fantasia degli inquirenti, laddove descriviamo il contenuto del video hot in questi termini: «La stanza “Romeo”, pareti gialle e divano rosso a forma di “L”, diventa un set degno di un film di Rocco Siffredi. Il sindaco avrebbe costretto la partner a un’acrobatica seduta di ginnastica amorosa, che un po’ ricordava, a chi ha accelerato il filmato, la mitica scena di Arancia meccanica».
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E così nella ricerca del video sui dispositivi elettronici sequestrati ad Angeletti, alla sorella e al carabiniere vengono inserite, tra le altre, queste parole chiave: Rocco, Siffredi, sesso, bunga, Romeo, stampa, giornali, sentimentale, rapporto, scopa, scopare, extraconiugale, divano, signore, hot, effusioni, amplesso, amante.
Proprio il carabiniere Bernardini, che aveva aiutato Roberto e Bruna Angeletti a preparare una memoria difensiva da inviare alla Procura di Perugia, quando il pm gli chiede se Angeletti gli avesse parlato del rapporto tra Tidei e una dirigente scolastica, il testimone ammette: «Mi ha detto di essere in possesso di un video che li riproduceva mentre compivano un rapporto sessuale. […] Mi ha detto che lo avrebbe dato al suo avvocato e che avrebbe fatto casino anche dandolo alla stampa».
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A questo punto il pm domanda se glielo avesse mostrato e il militare replica: «Mi ha mostrato il video sul suo telefono cellulare. […] Ho visto una signora che si riallacciava il reggiseno e Tidei che si rivestiva». A confermare quanto la Procura ci tenesse a bloccare la diffusione dei video di Tidei è la maxi consulenza redatta dal consulente Alessandro Perri sui dispositivi informatici sequestrati ad Angeletti.
Un monumentale tomo di 545 pagine che ricostruisce minuziosamente ogni invio di ogni singolo spezzone (le clip registrate sono tutte da 5 minuti) di filmato fatto da Angeletti attraverso Whatsapp. Non si tratta solo del video che immortala Tidei in atteggiamenti intimi con una signora del posto, ma anche di altre immagini di interesse politico e giudiziario, che Angeletti (detenendole legittimamente) ha nel tempo inviato a un certo numero di persone. Ma se l’analisi degli invii era necessaria per provare a identificare i soggetti a cui sarebbe stato inoltrato il video hot, il risultato finale assomiglia a una vera e propria schedatura.
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Agli atti è stata depositata la ricostruzione dell’intera catena di invii, file per file e persona per persona. Un lavoro di indagine sintetizzato dal consulente con uno schema di quelli usati per descrivere le comunicazioni tra gli appartenenti alle organizzazioni criminali. Peccato che, nel caso in questione, a finire citate nell’atto siano persone non solo in gran parte non indagate, ma che potrebbero aver ricevuto i video da Angeletti senza averli richiesti.
E senza mai averli visionati, dal momento che non tutti gli smartphone aprono in automatico i file di tipo Mkv che Angeletti spediva ai soggetti più disparati. Nella rete degli inquirenti sono così finite «zia Marisa» e «mamma Olga», ma anche «Valentino mamma» e l’avvocato di Angeletti. Nell’elenco figurano pure appartenenti alle forze dell’ordine di Civitavecchia e dintorni, politici locali, dipendenti comunali e giornalisti. Tutte persone che, adesso, probabilmente senza aver commesso nulla di male, rischiano di dover subire le ire di Tidei, che in quanto parte offesa avrà accesso al documento.
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