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Giordano Stabile per “la Stampa”
A tre anni dalla proclamazione del Califfato le capitali irachena e siriana, Mosul e Raqqa, sono assediate e sul punto di cadere. Il disegno islamista di Abu Bakr al-Baghdadi è minacciato come non mai. Le parole d' ordine «baqiyah e mutamedidah», rimanere ed espandersi, sono state rovesciate sul campo dalle offensive degli eserciti iracheno e siriano e delle formazioni curde che hanno strappato metà dei territori che il Califfo governava a metà del 2014. Ma, chiuso nel suo bunker, a Mosul o forse già in Siria, Al-Baghdadi sta già elaborando la strategia per far sopravvivere la sua creatura totalitaria.
AL ADNANI
Al-Baghdadi ha già dimostrato una grande elasticità nell' adattarsi alle nuove situazioni e i primi segnali di quello che potrebbe attenderci nel 2017 sono evidenti. Con due direttrici: il ritorno della guerriglia per sfiancare le «forze di occupazione» nei territori perduti, e un tentativo di espansione in altri Stati islamici dove le condizioni sono più favorevoli.
Già lo scorso giugno, l' ex portavoce dell' Isis Mohammed al-Adnani, poi ucciso in un raid in Siria alla fine di agosto, aveva preannunciato una «possibile ritirata nel deserto». Al-Adnani ricordava la disfatta dell' allora Stato islamico in Iraq, di fronte alla controffensiva americana fra il 2007 e il 2008. Eppure da quelle «ceneri» era nato l' Isis e il trionfo del 2014.
legge taglione a raqqa
In dodici mesi, dal febbraio 2016, l' Isis ha perso il controllo di Ramadi, Falluja, quasi tutta la provincia dell' Anbar, mezza Mosul e quasi tutta la provincia di Ninive. Ma Al-Baghdadi non ha rinunciato all' Iraq. Il ritmo degli attacchi suicidi a Baghdad e nelle città sante sciite dell' hinterland è stato superiore all' anno prima.
Le cellule dell' Isis sono tornate in forza nelle province nord-orientali di Diyala e Saladin, già teatro dell' insurrezione di Al-Qaeda nel 2004-2005. Un misto di agguati alle forze di sicurezza, soprattutto milizie sciite, e stragi di civili che potrebbe destabilizzare di nuovo territori ormai considerati sicuri. E lo stesso schema è ripetibile in Siria, dove anche Al-Qaeda è di nuovo minacciosa, tanto che ieri è stato ucciso, in un raid a Idlib, Abu Khayr al-Masri, il vice del leader supremo Ayman al-Zawahiri.
folla guarda esecuzione isis
Operazioni all' estero Come in Libia, dove l' Isis è stato espulso da Sirte ma è rispuntato nel deserto, la riconquista della città non è sufficiente. La «base sociale» dell' Isis sono le tribù beduine, molto conservatrici, che nei secoli si sono insediate nelle campagne, nelle valli dell' Eufrate e del Tigri, nelle zone semidesertiche della Mesopotamia. In questo, al di là di Siria e Iraq, altri territori sono ad alto rischio. Prima di tutto il Sinai, dove la branca locale dell' Isis, Ansar al-Bayt al-Maqdis, ha l' appoggio proprio di tribù beduine in rotta con il governo del Cairo. E poi il Sahel in Africa, dove lo Stato islamico è in concorrenza con Al-Qaeda, come in Yemen e in Afghanistan.
yemenite antisaudite
L' offensiva di Natale, con le stragi a Berlino e Istanbul, e la miriade di attentati sventati in Francia e altri Paesi europei stanno poi a significare che Al-Baghdadi non ha rinunciato a portare un attacco devastante in Occidente, per fiaccare la sua volontà di combattere in Mesopotamia.
Il Califfato è in crisi finanziaria, la perdita di territorio e la pressione dei raid aerei si sono tradotti nel dimezzamento degli introiti «da 1,89 miliardi di dollari nel 2014 a 870 milioni di dollari nel 2016», come ha calcolato il King' s College di Londra. L' Amn al-Kharij - i «servizi esterni» che progettano gli attacchi e «dirigono» via Web lupi solitari e micro-cellule - hanno meno risorse, ma non sono stati ancora annientati. La fine del controllo di un territorio ben definito potrebbe portarli a disperdersi, anche in Europa, e renderli paradossalmente più insidiosi.
bombe su mosul
Ultime fortezze I piani del Califfo sarebbero però scompaginati da una sua «prematura scomparsa». Secondo i servizi segreti di Baghdad il leader dell' Isis ha già lasciato Mosul e si sarebbe rifugiato a Raqqa, minacciata dall' avanzata dei curdi appoggiati dagli Stati Uniti e insicura quanto Mosul. A questo punto Al-Baghdadi ha due alternative per mantenere un minimo di «governance» a partire da un centro urbano.
La prima è Deir ez-Zour, una città sull' Eufrate di circa 250 mila abitanti, dove però resiste in periferia una guarnigione siriana. La seconda è Abu Kamal, una cittadina più a valle lungo l' Eufrate. I servizi iracheni e americani hanno notato negli ultimi mesi una intensa attività, arrivi di stranieri che parlavano l' arabo classico, non il dialetto locale.
guerra a mosul
Un raid dell' aviazione di Baghdad, giovedì scorso, ha distrutto un «centro comando» usato dai foreign fighter. Il raid è stato concordato con il governo di Damasco e questo potrebbe essere un assaggio di una più stretta coordinazione per la distruzione dell' Isis anche in Siria. In Iraq le forze armate sono appoggiate da una coalizione che fa perno sugli Usa e la Nato, e che comprende 1400 militari italiani, ma anche dalle milizie sciite addestrate dall' Iran, con la benedizione della Russia.
fuga da mosul
In Siria una convergenza di questo tipo è impensabile e tre forze in competizione si disputato quel che resta del Califfato siriano. Assad, con l' appoggio delle forze sciite irachene, punta a riconquistarlo per consolidare l' asse Damasco-Baghdad. La coalizione curda, sostenuta dagli americani, vuole sottrarlo ad Assad. L' intervento di una forza turco-sunnita (con l' appoggio saudita) rinverdirebbe le ambizioni neo-ottomane di Ankara.
I contrasti potrebbero allungare la vita dello Stato islamico oltre il 2017. Chiuso nel suo bunker, nell' aprile del 1945, Hitler vagheggiava il ripetersi del «destino di Federico di Prussia», il re che nella Guerra dei Sette anni si trovò attaccato da Francia, Austria, Russia, ma alla fine vinse, o almeno pareggiò, per le divergenze fra i suoi avversari. Il Califfo forse sogna qualcosa del genere per far sopravvivere il suo impero islamista.