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Da la Stampa
«Noi non possiamo essere normali. Noi dobbiamo essere l' Italia». Dopo il primo tempo più bello di sempre degli azzurri a Twickenham - 10 a 5 per noi e l' Inghilterra che si aggirava per il campo confusa e infelice -, bisogna ammettere che sì: se c' è un uomo che può salvare il rugby italiano quello è Conor O' Shea. Doveva essere la partita del massacro, è stata quella dell' orgoglio ritrovato e della creatività.
Non una vittoria reale, perché alla fine i Bianchi il match l' hanno portato a casa piazzando 3 delle loro 6 mete nei dieci minuti finali (36-15), ma un trionfo morale: vuoi mettere la soddisfazione di vedere i Maestri che non ci capivano più nulla? Il merito è di una genialata tattica escogitata da Brendan Venter, il coordinatore della difesa azzurra. «Brendan mi ha pregato di non prenderlo per pazzo - ha spiegato O' Shea - e che gli era venuta un' idea così sbagliata che non poteva che funzionare».
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Suggerendo agli azzurri di non contestare la palla nei ruck per evitare il fuorigioco e aggredire in difesa, il tecnico sudafricano ha mandato per un tempo in bambola la seconda squadra più forte del mondo. «Come facciamo a creare un ruck?», si rivolgevano smarriti gli inglesi a Romain Poite: «Io sono l' arbitro, chiedetelo al vostro allenatore». Ovvero Eddie Jones, che alla fine ha sputato veleno: «Questo non è rugby, bisognerebbe ridare i soldi agli spettatori».
Meta dopo il palo È arrivata la 17 a vittoria filata, il Mourinho del rugby però stavolta ha rosicato. Per trentatré minuti gli inglesi non sono entrati nei nostri 22. Dopo la meta di Cole e il drop di Allan, Venditti ha segnato la meta del vantaggio al 40' sfruttando un palo colpito sempre da Allan (sul terzo piazzato fallito...). Assorbita la reazione inglese a inizio secondo tempo (due mete), Campagnaro ha poi confezionato una seconda meta capolavoro bevendosi tre inglesi.
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Negli ultimi 7 minuti i Bianchi furiosi hanno tracimato, è vero, ma fino al 70' (22-15) è stata grande Italia. «Non sono contento, perché abbiamo perso», dice O' Shea. «Ma sono molto orgoglioso dei miei: a metà partita pensavo di farcela. Per Jones non è rugby? Abbiamo rispettato le regole.
Perché se certe cose le fanno gli altri sono bravi, e se le facciamo noi non va bene? Perché nessuno ha protestato per le ingiustizie che abbiamo subito contro il Galles? Noi non siamo i gladiatori che vengono a farsi massacrare. Noi vogliamo vincere, e non ci scansiamo. Il rugby italiano va cambiato ma dobbiamo farlo a modo nostro». Masaniello è tornato, anche se stavolta è nato a Limerick.
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