Gianpaolo Sarti per http://ilpiccolo.gelocal.it
NATALIA CALAMARO
Frustato. Picchiato. Mandato in strada a chiedere l’elemosina. Costretto ad assistere a rapporti sessuali. Poi truccato e fotografato. E le immagini finivano su Facebook. Siamo a San Giacomo, in via Cancellieri. Proprio dietro al comando dei carabinieri. I fatti risalgono a tre anni fa, ma vengono a galla solo ora: adesso che è anche il tribunale a occuparsene. La vittima è un giovane sulla trentina.
STEFANO LORENZATO
Una persona con fragilità psicologiche. È di questa sua vulnerabilità che avrebbero approfittato, fino a ridurlo a una sorta di schiavitù, una donna e un uomo. Sono il trentasettenne Stefano Lorenzato, nato a Dolo in provincia di Venezia, e Natalia Calamaro, ventottenne di origini russe residente a Cassinelle, ad Alessandria.
Secondo l’inchiesta, in quell’appartamento di via Cancellieri accadeva di tutto. Il trentenne, che aveva avuto problemi con i familiari e cercava un posto dove abitare, era stato ospitato per un breve periodo nell’alloggio dei due. Circa tre settimane. Dietro a quei muri, la vittima sarebbe stata pestata di continuo. Colpita con schiaffi in faccia, frustata con stracci bagnati e attorcigliati.
NATALIA CALAMARO
Di sera e di notte doveva assistere ai rapporti sessuali della coppia. «Tutte le sere facevano l’amore davanti a me...», ha dichiarato il trentenne al giudice. Non poteva neppure lavarsi. «Non mi sono lavato per quindici giorni, mi veniva proibito».
Lui, nella sua fragilità mentale, non riusciva a ribellarsi. Era entrato in una condizione di totale sottomissione. Lorenzato e la compagna Calamaro, avrebbero fatto anche di più: stando all’imputazione del pm Federico Frezza, obbligavano la loro vittima ad andare a chiedere la carità in strada.
STEFANO LORENZATO
«Portavo a casa 5 euro e li davo a Stefano». In quelle tre settimane tutto ciò sarebbe successo praticamente ogni giorno. Di sera e la notte, il trentenne doveva dormire in una stanza non riscaldata, vestito, senza lenzuola e cuscino. Poi, come in un gioco malato, il giovane veniva truccato e fotografato. Le immagini finivano su Facebook.
«Per farmi prendere in giro...e io accettavo per evitare di suscitare le loro reazioni ed essere percosso». Lorenzato e Calamaro avrebbero agito così perché il trentenne, ospitato per quelle tre settimane, «non collaborava alle faccende di casa e non contribuiva alle spese».
NATALIA CALAMARO
Ma la vittima ha trovato la forza per denunciare alle forze dell’ordine le violenze subite. Prima di finire nelle mani del pm, la vicenda era stata sottoposta a un giudice di Pace che aveva ravvisato l’ipotesi di una «riduzione in schiavitù». Abbastanza per rimettere gli atti alla Procura. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio dei due: a gennaio l’udienza davanti al gup Luigi Dainotti. «Affronteremo il processo - afferma l’avvocato di Lorenzato, Federico Carnelutti - perché le accuse sono da dimostrare. Il mio assistito non ritiene di aver posto nessuno dei comportamenti contestati».