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    DALLA PADELLA DEI BULLI ALLA BRACE DEI "BODYGUARDS" -  A VICENZA, TRE UOMINI SONO ACCUSATI DI AVER COSTRETTO UN 17ENNE A PAGARE UN "PIZZO" PER PROTEGGERLO DAI BULLI A SCUOLA, SVUOTANDO IL CONTO IN BANCA DEI SUOI GENITORI - IL GIOVANE AVREBBE CONSEGNATO AI TRE UNA SOMMA TRA I 20MILA E I 100MILA EURO IN CAMBIO DI PROTEZIONE E LO ACCOMPAGNAVANO PERSINO CON L'AUTO A SCUOLA - I TRE, ORA ACCUSATI DI CIRCONVENZIONE D'INCAPACE, SI DIFENDONO DICENDO…


     
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    Laura Berlinghieri per “la Stampa”

     

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    Quando i genitori hanno visto il loro conto in banca sgonfiarsi repentinamente, subito hanno capito che l'autore di quei prelievi doveva essere il figlio.

     

    Il ragazzo, messo alle strette dalle domande pressanti di mamma e papà, alla fine ha vuotato il sacco: era stato lui ad alleggerire di qualche decina di migliaia di euro il conto dei genitori, per consegnare quelle somme a tre ragazzi del posto, che avevano promesso di difenderlo dai bulli che lo perseguitavano. Una sorta di pizzo: tangenti in cambio di protezione.

     

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    La vicenda risale a tre anni fa e ha per cornice la provincia di Vicenza. Vivono a Marostica i tre «bodyguard»: Francesco Vezi (28 anni), Andy Girardi (24 anni) ed Erlind Berisha (22 anni).

     

    Accusati di circonvenzione di incapace, sono stati rinviati a giudizio dal gup Matteo Mantovani. Tramite i loro avvocati, adesso respingono ogni accusa. Sostengono che la maggior parte di quei soldi non sia mai arrivata nei loro conti.

     

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    Chiara Sella, legale di Berisha, nel dire di non voler commentare la vicenda, fa sapere: «Il mio assistito nega recisamente ogni addebito. Tutti gli aspetti della complessa - coinvolgendo più soggetti - vicenda verranno chiariti avanti al giudice.

     

    Sono convinta che meno il giudice venga inquinato da suggestioni esterne rispetto al processo, le cui regole rispondono alla ricerca della verità e non alla pruderie del pubblico, meglio potrà svolgere il suo ruolo a tutela di tutte le parti coinvolte».

     

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    ACCOMPAGNATO A SCUOLA IN AUTO

     La vicenda, in realtà, nella ricostruzione del pm appare piuttosto semplice. Era il maggio 2019. Tramite un amico comune, i tre giovani avrebbero conosciuto in un locale di Marostica un ragazzo, residente nel vicino Comune di Colceresa, che all'epoca dei fatti aveva 17 anni. Questi si sarebbe sfogato con la nuova compagnia, raccontando di essere perseguitato dai bulli, dentro e fuori da scuola. Da qui l'idea: «stipendiare» il terzetto per ricevere, in cambio, protezione.

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    Pagarlo profumatamente: si parla di somme che, stima la procura, oscillano tra i 20 mila e i 100 mila euro, prelevate in poco più di un mese dal conto bancario di mamma e papà. L'ammanco ovviamente non è sfuggito ai genitori, evidentemente benestanti, del ragazzo. Dopo il racconto del figlio - stretto da una parte dai bulli e, dall'altra, dalle improvvisate guardie del corpo, che avevano fatto leva sulla fragilità del 17enne -, hanno deciso di sporgere denuncia ai carabinieri. I tre giovani, intanto, proteggevano il ragazzo dai bulli, lo accompagnavano persino con l'auto a scuola, un istituto superiore di Vicenza.

     

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     «Abusando dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore» secondo l'accusa. Per ricostruire la vicenda, gli inquirenti hanno passato al setaccio le conversazioni sul telefono tra il terzetto e il ragazzo, che adesso ha 20 anni, alla ricerca di elementi a sostegno dell'accusa. Adesso i tre dovranno rispondere di circonvenzione di incapace. Il processo prenderà avvio a luglio. Il ragazzo e i suoi genitori potranno costituirsi parte civile, chiedendo un risarcimento dei danni.

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