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    “ABBIAMO PAURA DELLE RAPINE” – UNO STORICO TABACCAIO SUL LUNGOTEVERE COSTRETTO A CHIUDERE: “IERI CI SONO STATI DUE ASSALTI A NEGOZI QUI ATTORNO, NON CI SENTIAMO SICURI, ABBIAMO CHIESTO UN PRESIDIO FISSO DELLE FORZE DELL’ORDINE MA NON È POSSIBILE. DA IERI FANNO LE RONDE, MA SE APPENA GIRANO L’ANGOLO ARRIVA QUALCUNO CON UNA PISTOLA CHE FACCIAMO? NON RIAPRIREMO PRIMA DELLA FINE DEL DECRETO DEL GOVERNO..."


     
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    Manuela Pelati per roma.corriere.it

     

    «Entrano con cappello occhiali e mascherina, non ci sentiamo sicuri, ieri qui vicino ci sono state due rapine». I fratelli Di Nello che gestiscono da 50 anni il Bar Tabacchi in Lungotevere de’ Mellini, 5 a due passi da piazza Cavour, hanno tirato giù la saracinesca. Il negozio da oggi alle 13 rimarrà chiuso. «Non riapriremo prima della fine del decreto del governo che stabilisce dopo Pasqua». Le strade deserte per l’emergenza coronavirus stanno spaventando molti commercianti.

    tabacchi lungotevere di nello tabacchi lungotevere di nello

     

    A pochi metri dalla pasticceria Ruschena e sulla strada per il ponte Cavour che conduce a via Tomacelli e via del Corso, nel pieno centro della capitale e nella zona del turismo e dello shopping dove solitamente c’è un flusso continuo visitatori, lavoratori e residenti, il bar è chiuso dall’11 marzo (giorno delle restrizioni previste dal Dpcm del premier Giuseppe Conte). Ma la zona del tabaccaio all’interno del negozio è rimasta aperta (separata dall’altra da transenne), sempre secondo le disposizioni. «Le persone che vengono sono per la maggior parte residenti che oltre a comprare le sigarette, devono pagare bollette e ricariche» racconta uno dei due fratelli Di Nello. Le poste infatti sono chiuse per evitare assembramenti.

     

     

    carabinieri carabinieri

    «Ci sono molti poveri che entrano e chiedono qualcosa da mangiare — dice scuotendo la testa l’esercente — sono moltissime le persone che vivevano di elemosina da queste parti». Proseguendo sul Lungotevere dopo cento metri c’è piazza dei Tribunali e poi Castel Sant’Angelo e San Pietro. «Finora abbiamo dato quel che potevamo, un pacchetto di caramelle e una cioccolata, ma dopo aver sentito delle rapine, adesso abbiamo paura». Fuori dal tabaccaio stamattina le persone facevano la fila con mascherina e guanti. «Non lavoro da un mese — il racconto di un cuoco — sono in cassa integrazione, perché per fortuna ho un contratto, ma quando arriverà il sussidio?». E poi: «Chissà se poi riprenderemo a lavorare o ci licenzieranno». Una volante dei carabinieri passa lentamente abbassando il finestrino. «Salve, tutto a posto» gli dice uno dei fratelli Di Lello. I militari proseguono sulla strada. «Da ieri fanno le ronde, ma se appena girano l’angolo arriva qualcuno con una pistola io che faccio?» dice sconsolato il negoziante.

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