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    ABBIAMO UN PROBLEMA E SI CHIAMA TUNISIA - IL PAESE NORDAFRICANO STA DIVENTANDO UN REGIME (GIORGIA MELONI HA CONGELATO IL VIAGGIO PREVISTO) E NON ATTUA LE RIFORME ECONOMICHE PROMESSE - MA IL PRESTITO DA 1,9 MILIARDI DI DOLLARI DA PARTE DEL FONDO MONETARIO E’ DECISIVO PER TENTARE DI EVITARE IL COLLASSO DELLO STATO CON EVIDENTI RICADUTE SULLE PARTENZE DEI MIGRANTI - LA TELEFONATA DI TAJANI A BLINKEN PER AMMORBIDIRE LA POSIZIONE DEGLI USA, CONTRARI AL PRESTITO - LA LEGA INSISTE SUL RITORNO DEI DECRETI SICUREZZA PER I PERMESSI DI SOGGIORNO (MA TROVA L’OPPOSIZIONE DEL QUIRINALE)


     
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    Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo Francesco Olivo per “la Stampa”

     

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    Quel viaggio a Tunisi di Giorgia Meloni, che a Palazzo Chigi avevano ipotizzato poco più di tre settimane fa, è stato sospeso. La macchina organizzativa della presidenza del Consiglio partirà solo quando ci sarà maggiore chiarezza sulle condizioni di stabilità del Paese nordafricano. Il governo vuole anche capire cosa faranno gli americani, se permetteranno all'Italia di portare in dote al presidente Kais Saied il finanziamento del Fondo monetario internazionale, al momento congelato. Dalla Farnesina emerge ottimismo, ma la partita resta complicata.

     

    EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONI

    […] La presidente del Consiglio è preoccupata. Gli aggiornamenti dei servizi segreti e del Ministero degli Esteri sono allarmanti. Il flusso dei migranti in partenza dalla fascia sub-sahariana e in transito dalla Tunisia è in aumento e Meloni teme possa diventare «incontrollabile». Anche per questo motivo, a Bruxelles, a margine del Consiglio europeo, ha cercato la sponda di Emmanuel Macron.

     

    […] La questione cruciale per la Tunisia, ma anche per l'Italia, resta lo sblocco dei fondi che il Fmi ha fermato. In sostanza, il Paese nordafricano sta diventando un regime che non rispetta i diritti e, peraltro, non attua le riforme economiche promesse a Washington. Ma quei soldi, 1,9 miliardi di dollari, sono decisivi per tentare di evitare il collasso dello Stato con evidenti ricadute sulle partenze dei migranti.

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    Gli americani sembrano irremovibili, ma forse qualcosa già nelle prossime ore potrebbe cambiare nella posizione degli alleati. Il governo spera che la telefonata prevista per oggi del ministro degli Esteri Antonio Tajani con il segretario di Stato Usa Antony Blinken possa ammorbidire le convinzioni degli Usa. La proposta italiana, concedere i finanziamenti a rate condizionandoli all'attuazione delle riforme - sostengono dalla Farnesina - inizia a far breccia.

     

    MIGRANTI IN ARRIVO IN SICILIA DALLA TUNISIA MIGRANTI IN ARRIVO IN SICILIA DALLA TUNISIA

    Ma c'è anche un fronte di politica interna che preoccupa: la Lega è tornata alla carica in Parlamento. La conversione del decreto licenziato dal Consiglio dei ministri a Cutro è l'occasione per il Carroccio di riproporre, ancora una volta, la stretta sulla protezione speciale. Si tratta dei permessi di soggiorno per chi, pur non avendo i requisiti della protezione internazionale, non può tornare nel proprio Paese d'origine per pericolo di persecuzione e tortura. Secondo la Lega, un escamotage per una sorta di sanatoria mascherata.

     

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    […] Meloni sposa la filosofia, è contraria alla protezione speciale, ma sa che c'è un problema: il Quirinale ha forti dubbi su un intervento drastico in questa materia. E il governo, proprio in seguito di un dialogo con il Colle, ha modificato l'articolo 7 del decreto limitandone il campo. L'iniziativa della Lega quindi rischia di mettere seriamente in imbarazzo Palazzo Chigi. […]

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