ANDREA ABODI
Stadio S. Siro: va abbattuto oppure no? “Qui ci sono due posizioni di pensiero che sono quasi ideologiche. Ve la posso dire così: due club due stadi”. A parlare, ospite di Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora, è il ministro dello Sport e dei giovani Andrea Abodi, che oggi è stato intervistato da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. Dunque la soluzione potrebbe essere mantenere S. Siro e costruire un altro stadio? “Potrebbe essere una soluzione, è quello che avviene in tutte le capitali europee”. Milan o Inter tengono S. Siro e l’altro club si fa lo stadio per conto proprio? “Questa potrebbe essere una soluzione”, ha ribadito Abodi a Un Giorno da Pecora.
“Riesco a mantenere una forma adeguata ma lo scorso anno ho avuto un inciampo di salute. Come sto ora? Come dicono quelli che hanno avuto un’esperienza come la mia rispondo ‘per ora guarito’, quindi bene”. A parlare, ospite di Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora, è il ministro dello Sport Andrea Abodi, che oggi è stato intervistato da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro.
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Cosa intende dire con l’espressione ‘per ora guarito’? “Quando si dice questa frase vuol dire che si tratta di un inciampo nella vita che appartiene all’esperienza di tanti - ha spiegato a Rai Radio1 Abodi - è un confronto quotidiano con questo soggetto che si ospita indebitamente nel proprio corpo”. Oggi quest’ospite se ne è andato? “Per ora se ne è andato e diciamo che io corro avanti. E spero che lo facciano tutti quelli che hanno vissuto e stanno vivendo un’esperienza come la mia. A tutti loro dico forza, forza!”
ABODI
Estratto dell’articolo di Daniele Dallera e Monica Colombo per il “Corriere della Sera”
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Ministro Andrea Abodi, cosa replica allo sport e ai presidenti della Lega serie A di calcio che non comprendono perché un comparto che crea 110 mila posti di lavoro e ha un impatto indiretto sul Pil di 10,3 miliardi non possa beneficiare dell'unica misura a sostegno del calcio, ovvero la rateizzazione degli adempimenti fiscali senza sanzioni?
«Più che dire no, ho suggerito un altro modo per risolvere il problema. Ho espresso parere negativo all'emendamento proposto perché ritengo che il mondo dello sport, con un prevalente interesse di alcuni club di A, non possa avere una forma di tutela esclusiva. Il calcio fa parte del sistema industriale del Paese e come tale va sostenuto. Non è quindi un mondo a parte. Discorso diverso è quello concernente le specificità di settore, mi riferisco alle scadenze, ma non solo.
Colgo questa occasione per invitare a un tavolo di lavoro il presidente federale Gravina, il presidente Casini della serie A e i vertici di tutte le altre leghe per affrontare un percorso di riforme strutturali,sul presupposto che si affrontino i problemi».
La famosa rateizzazione delle tasse chiesta dal calcio.
Con le norme vigenti, trascorso il termine (22 dicembre) per pagare gli adempimenti fiscali ci vorrebbero due mesi prima di aderire a un piano con l'Agenzia delle Entrate, incorrendo perciò in sanzioni penali e sportive. Qual è la soluzione da lei suggerita?
«Contrariamente alle altre imprese, il calcio è sottoposto ai controlli Covisoc. Si sta valutando con il ministero dell'Economia di consentire ai club che chiederanno la dilazione di debiti fiscali accumulati negli anni di crisi (concessione che ritengo un errore) di pagare entro il 16 febbraio la prima quota del rateizzato oltre alla scadenza ordinaria.
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