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    NON POTETE FARE COME CAZZO VI PARE: I DIRITTI DEI LAVORATORI SI RISPETTANO - ACCOLTO IL RICORSO DEI SINDACATI CONTRO IL GRUPPO WARTSILA PER IL LICENZIAMENTO DI 451 DIPENDENTI DELLO STABILIMENTO A SAN DORLIGO IN FRIULI VENEZIA GIULIA – LA DITTA HA TENUTO UN COMPORTAMENTO ANTISINDACALE NELL'ATTIVARE LA PROCEDURA DI CHIUSURA DEL SUO STABILIMENTO E DOVRÀ PAGARE 50MILA EURO DI RISARCIMENTO A CIASCUNA SIGLA SINDACALE...


     
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    Valeria Pace per ANSA

     

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    Il Giudice del lavoro del Tribunale di Trieste, Paolo Ancora, ha dato ragione ai sindacati: Wartsila ha tenuto un comportamento antisindacale nell'attivazione della procedura di chiusura del suo stabilimento produttivo a San Dorligo. La procedura di licenziamento di 451 dipendenti è dunque stata revocata. Il Gruppo dovrà pagare 50 mila euro a ciascuna delle sigle sindacali, un risarcimento per il danno di immagine ricevuto e dovrà corrispondere loro il pagamento delle spese legali. 

     

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    Dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, forte della vittoria, l'appello all'azienda perché "vengano a sedersi intorno a un tavolo. Insieme decidiamo il futuro della produzione dei motori in Italia. Il ministero ha già detto di essere disponibile a ragionare" su questo argomento. "Spero ci sia ragionevolezza anche da parte dell'azienda". Enorme la soddisfazione espressa dai sindacati: "Abbiamo dimostrato che la lotta paga dopo 63 giorni di presidi", ha affermato Marco Relli, segretario territoriale di Fiom-Cgil.

     

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     Si tratta di una "sentenza importante, che fa giurisprudenza", rimarca poi Gianpiero Turus, segretario regionale Fvg di Fim-Cisl. Assieme ad Antonio Rodà, segretario territoriale Uilm e a Relli, tutti sottolineano come la sentenza costituirà un deterrente per altre multinazionali. Il mondo della politica ha lavorato compatto a sostegno dei lavoratori in questa vertenza.

     

    "La sentenza del Tribunale di Trieste dimostra che l'approccio di Wartsila era sbagliato, come ripetutamente segnalato all'azienda", afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, presso il cui ministero erano stati convocati due tavoli, conclusosi con un nulla di fatto, per tentare una mediazione con l'azienda. 

     

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    Per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la sentenza "dimostra la bontà della strada intrapresa con il rafforzamento delle norme a tutela dei lavoratori a fronte di delocalizzazioni selvagge. Avevamo ragione già un anno fa, quando ci attaccavano dalla destra e da Confindustria". Si è espresso in merito anche il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, un triestino: "Una prima battaglia è stata vinta, ma le normative nazionali sono ancora troppo deboli". Ettore Rosato, inoltre, presidente di Italia Viva, anch'egli triestino, ha affermato: "Faremo tutto quello che serve per impedire la chiusura e per salvare la produzione e l'occupazione". 

     

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    Debora Serrachiani, ex-presidente Fvg, festeggia il decreto in un tweet: "C'è un giudice a Trieste. La lotta civile dei lavoratori segna un punto importante con la forza della legge". L'azienda ha ora 15 giorni per decidere se opporsi al decreto del giudice. Anche se lo facesse, però, è improbabile che ne tragga un diretto beneficio: "Il decreto del giudice resterebbe esecutivo fino a che la causa di lavoro non arrivi a sentenza, e cioè probabilmente dopo uno o due anni: si tratterebbe in questo caso di una causa normale, non una sommaria come quella che si è conclusa oggi", spiega Focareta. Nessun commento per il momento è pervenuto da parte di Wartsila: "Preferisco fare commenti una volta che ho parlato con i clienti", ha detto il legale della multinazionale finlandese Michele Bignami.

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