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    ADDATORNA’ BAFFONE - DA STALIN A PEPPONE: LA NOSTALGIA PER L’URSS IN MOSTRA A MANTOVA - IL PELLEGRINAGGIO LAICO A MOSCA DI INTELLETTUALI COME LEVI, CALVINO E MORAVIA E I RUSSI CHE FACEVANO LUNGHE CODE PER AMMIRARE GUTTUSO ALL’HERMITAGE


     
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    Claudia Colasanti per il “Fatto quotidiano”

     

    MOSTRA MANTOVA URSS MOSTRA MANTOVA URSS

    Sembra dissolto nelle immense possibilità – talvolta fruttuose ,per molti altri versi imbarbarite – dei molteplici mezzi comunicativi, il dilemma a carico dell’artista di potersi esprimere ‘liberamente’. Il rapporto fra arte e potere – chiave di volta di imperi e civiltà millenarie – si è davvero esaurito, restituendo all’artista ogni libera scelta, che sia ideologica o futilmente liquida? Guardando al passato remoto, le volontà imprescindibili della committenza hanno creato cortocircuiti che la sola arte non avrebbe mai potuto produrre senza tale carico di imposizione.

     

     Interrogativi che nascono a Mantova, Palazzo Te – a pochi metri della cinquecentesca Sala dei Giganti affrescata da Giulio Romano, ideata proprio per compiacere l’imperatore Carlo V – con la rassegna “Guardando all’Urss. Realismo socialista in Italia dal mito al mercato”.

     

    Stalin Stalin

    Una mostra che indaga relazioni, scambi, sguardi e scontri tra l’arte italiana del secondo dopoguerra e l’arte sovietica del realismo socialista, investigando le reali affinità elettive e le divergenze culturali, attraverso dipinti (rari), documenti, video, fotografie, manifesti e libri. Il tema della mostra riecheggia l’immagine mitica dell’Urss nell’Italia del dopoguerra e l’entità del ruolo assunto dall’iconografia realista con la sua diffusione.

     

    Sono gli anni della contrapposizione politica frontale tra comunisti e democristiani (don Camillo e Peppone e Dio ti vede e Stalin no), e nei quali l’Urss rappresentava un mito – il paradiso della giustizia sociale – per metà degli italiani, e per l’altra il demonio. Gli stessi anni in cui lunghe code celebravano la pittura di Guttuso all’Hermitage e intellettuali italiani del calibro di Levi, Calvino e Moravia compivano il loro pellegrinaggio laico a Mosca.

      

    GUTTUSO- I FUNERALI DI TOGLIATTI GUTTUSO- I FUNERALI DI TOGLIATTI

    “Guardando all’Urss” è anche la dimostrazione della possibilità di creare opere di grande impatto e valore rimanendo nei canoni rigidi dell’ortodossia politica e sociale, come dimostrano gli esempi di molti artisti italiani transitati per il Premio Suzzara, (voluto da Dino Villani e dal sindaco comunista Tebe Mignoni, a partire dal 1948) e di solidi artisti russi presenti in Italia grazie alle Biennali veneziane.

     

    Guttuso i Funerali di Togliatti Berlinguer in primo piano Guttuso i Funerali di Togliatti Berlinguer in primo piano

    Durante l’anno della nascita del Premio Suzzara una campagna elettorale spacca su due fronti la società, a partire dall’immagine: i manifesti ideati dalla Democrazia Cristiana, con l’immagine del soldato russo come simbolo di morte, sono pregni di una retorica visiva devastante. In risposta, la grafica del Pci e il rimando ad un’immagine positiva sovietica non sembrano avere la stessa efficacia nell’elettorato.

    LE MONDINE URSS MANTOVA LE MONDINE URSS MANTOVA

      

    “Realismo, gigantismo e monumentalità classicheggiante” scrive Graziano Mangoni, “erano le caratteristiche prevalenti del linguaggio artistico che indicavano e implicavano una relazione pericolosa tra arte e politica”.

     

    Relazione che in Italia suscitò non poche polemiche, con risvolti politici cruenti(entrambi schierati a sinistra) tra gli artisti che difendevano la pittura del realismo – più facile da comprendere per gli umili e gli agricoltori – e coloro che sostenevano la corrente astratta.

      

    MOSTRA MANTOVA URSS 1 MOSTRA MANTOVA URSS 1

    Un’analisi ponderata “Guardando all’Urss”, eseguita nella consapevolezza che parlare di realismo socialista in Italia, può significare rileggere la nostra e altrui cultura, rischiando ancora critiche senza appello.

     

    Parlare oggi del mito dell’Urss nel secondo dopoguerra vuol dire entrare in un mondo complesso nei linguaggi e nei significati al quale si vuole guardare senza falsi miti o negazioni, come indica Vanja Strukelj, curatrice della mostra.

    PAOLO RICCI PRIMO MAGGIO URSS MANTOVA PAOLO RICCI PRIMO MAGGIO URSS MANTOVA

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