• Dagospia

    MA CHE PURGA LA TV D’ESTATE – INIZIA LA SOLITA STAGIONE DI REPLICHE E SCAMPOLI DI VECCHIA TV, GIUSTO PER VEDERE COME TUTTO È DECADUTO – TRA UN SERVIZIO SUL GELATO “OTTIMO PASTO” E UN VECCHIO TELEFILM CON INTERNI DA SUICIDIO, SI ARRIVA PERFINO A RIMPIANGERE I TALK


     
    Guarda la fotogallery

    Daniela Ranieri per “Il Fatto quotidiano”

     

    don-camillo-peppone don-camillo-peppone

    Hotel di riviera sempre sintonizzati sul canale meteo; commessi viaggiatori che entrano nell’eroina; coppie che, costrette a parlarsi, pensano al divorzio (breve, nuovo nuovo); orfani di Ballarò che si scaricano l’app dell’Ansa sul cellulare e salivano sulle dichiarazioni di D’Attorre. È iniziata l’estate, sta per finire la Tv. Il solstizio ha inaugurato la stagione purgatoriale delle repliche.

     

    Eccoci nelle steppe riarse della Tv generalista, dove affetti da sindrome di Stoccolma, seviziati dal vuoto catodico estivo, ci lamentiamo: paghiamo pure il canone! E piangiamo sulle ceneri dei talk show, gli stessi che non sopportavamo già alla seconda puntata, sui corpi dei vip straziati da Ballando con le Stelle, pestati dalla noia accanita di un’Italia in naftalina. Tra un limoncello e una fetta di cocomero, il prime time si apre “Techetechetè” , e qualcosa vorrà pur dire.

     

    IL PICCOLO LORD IL PICCOLO LORD

    Dalle stanzette del sesto piano di viale Mazzini piovono video-frammenti della Tv che è stata, cioè del Paese che fu e che gradatamente, lungo un piano inclinato di preterintenzionale rovina, è arrivato fino a qui. Le Kessler e Pippo Baudo, Marina Occhiena e Walter Chiari disegnano lampi di Zeitgeiste elencano i capi d’accusa del declino del gusto, il vituperato nazional-popolare su cui campano di rendita interminabili ore di palinsesto.

     

    I talk show silenziati per contratto si portano via polemiche, analisi, populismi, fascismi da bar, voci dei mercati rionali. Gli operai non strillano più in collegamento, non si incatenano, non presidiano più le fabbriche. Forse non vengono nemmeno più licenziati. Ce la facciamo benissimo a arrivare a fine mese. Il sadismo delle statistiche non rifulge più sul cartello 4 di Pagnoncelli. Tutto è sommerso in una melassa cordiale e spettrale tipo Pleasantville che può portare al coma glicemico.

    GEMELLE KESSLER GEMELLE KESSLER

     

    Nei Tg, gli stessi servizi dal governo Tambroni ci avvisano che il gelato può essere un pasto completo. L’attualità si regge su immagini di copertura del 2000-2001; se si parla del sindaco Marino, parte il servizio con immagini di piazza del Campidoglio d'inverno e turisti in cappotto, con l'ombrello.

     

    Lo zapping rivela la furiosa violenza che ci viene perpetrata. Le repliche sono di serie B. Manco un Maigret , nemmeno un Poirot. Di commissari, solo quelli delle fiction italiane andate in onda la scorsa stagione, il prete, il carabiniere: l’outlet della programmazione. Don Camillo e Peppone. Il piccolo Lord.  

     

    E però in questo Valmontone o Castel Romano della Tv capita di trovare roba da sfilata: Superquark sciorina la rassicurante e ineluttabile certezza della scienza, ma ci sembra di fare i compiti per le vacanze. La stagione di Montalbano si riconosce dalla decade a cui appartiene il ritratto di Napolitano appeso in commissariato.

     

    MAURIZIO COSTANZO E PIPPO BAUDO MAURIZIO COSTANZO E PIPPO BAUDO

    Chi l’ha visto setaccia ancora coste e entroterra, da nord a sud, ma l’8 luglio finisce (che fine faranno gli scomparsi d’Italia?). Sennò ci si avventura nei canali alti del digitale terrestre, verso le sofisticherie cosmopolite de La Effe o le lande floride di Rai5, dove I nventare il tempo spiega i Madrigali di Monteverdi considerati molto punitivi dal grosso pubblico. Oppure si plana sui bianchi e neri metafisici di Rai Storia, dove carezzano le meningi i frammenti colti-popolari di Lelio Luttazzi che fuma, Nino Manfredi che ride e Eduardo che parla di Pasolini.

     

    La seconda serata ci precipita nel 1981. Repliche di repliche di telefilm tedeschi o belgi con cani lupo e detective balbuzienti; o italiani, segratesi, girati in interni squallidi tipo Kaurismäki. Una nazionale eclissi del contenuto decreta un non luogo a procedere del senso.

    LELIO LUTTAZZI E WALTER CHIARI LELIO LUTTAZZI E WALTER CHIARI

     

    Beato il Papa che non guarda la Tv da 25 anni, perciò è sempre tosto e non spossato dal palinsesto (e qui si ricorda Perdiamoci di vista, film di Verdone che qui faceva il presentatore alle prese con lo share basso: “Avemo ospitato una col fegato de babbuino, pure il Papa cambiava canale”).

     

    Resiste “Porta a Porta” dal 1996, come le tabaccherie che vendono pipe, damiere e penne bic. Il crimine si assesta sui "femminicidi" domestici e politicamente corretti di Amore criminale. Ci manca Storie maledette , racconto commissariale-psichiatrico di delitti passionali e/o morbosi, con la Leosini che traccia cerchi sempre più stretti tipo racconto di Sciascia (“Lei era molto gelosa di sua sorella, vero? Aveva proprio una tigna…”)  e le poverette che crollano e rivelano particolari taciuti al processo.

    maddalena letta franca leosini maddalena letta franca leosini

     

    Bramiamo i brividi e le glorie di “Un giorno in pretura”, col sottomondo brutto, sporco e cattivo dei mostri della cronaca degli ultimi anni, dove grandi mafiosi occupano lo stesso spazio scenico di normali psicopatici di provincia, e Olindo e Rosa e Romano Bisceglia (quello che ha dissezionato la ex compagna nella vasca da bagno) disegnano un’antropologia nazionale.

     

    Tutto sta a lasciarsi andare giù dritti fino al rettilineo ferragostano, quando cominciano i servizi sulle code del rientro, e si è felici di essere depressi come tutti. Tanto è tutto registrato, come nel film di David Lynch; è tutto un nastro, è solo un'illusione.

    AMORE CRIMINALE, BARBARA DE ROSSI AMORE CRIMINALE, BARBARA DE ROSSI

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport