Andrea Morigi per ‘Libero Quotidiano’
Stop alla sottomissione all' islam. Il burkini, la tuta da bagno che copre interamente il corpo femminile, è proibito sulle spiagge di Cannes perché, spiega un' ordinanza comunale, «manifesta in maniera ostentata un' appartenenza religiosa» e per questo «rischia di creare disturbo all' ordine pubblico». Il sindaco della città, David Lisnard, vieta così «l' accesso alle spiagge e ai bagni» alle persone «che non hanno una tenuta corretta, rispettosa del buon costume e della laicità, che rispetti le regole d' igiene e di sicurezza dei bagnanti nel dominio pubblico marittimo».
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Interpellato in materia dai media transalpini, il direttore generale dei servizi della città di Cannes, Thierry Migoule, ha spiegato che non si tratta di vietare un simbolo religioso, ma «una tenuta ostentata che fa riferimento a un' adesione a movimenti terroristici che ci fanno la guerra».
Insomma, in Costa Azzurra si parte alla riconquista delle spiagge, che non sono propriamente il centro della vita sociale, ma rappresentano pur sempre uno spazio di libertà, di costumi e innanzitutto di costume.
Posta in questi termini, la questione rischia di provocare una serie di reazioni, a partire dal ricorso al tribunale ed eventualmente alla Corte europea dei diritti dell' Uomo di Strasburgo contro l' islamofobia o qualche altra baggianata, fino alla protesta di piazza da parte delle comunità di salafiti che intendono sostituire la legge civile con il diritto coranico, ma anche di generare una risposta violenta.
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Tutte conseguenze scontate, visto che in Francia hanno già affrontato con successo le lagnanze delle studentesse che vogliono portare il velo islamico a scuola e sono già da anni abituati a gestire le criticità delle banlieue trasformate in succursali dell' Isis dalla popolazione musulmana. Certo, non si è rivelata un successo l' opera di assimilazione degli immigrati né si è riusciti a suscitare un sentimento di appartenenza e di fedeltà alla Repubblica nata dalla Rivoluzione francese. E probabilmente non sarà proponendo il topless alle «beurette» che si otterranno risultati migliori.
LA SACRA CROISETTE
Eppure, benché i fallimenti nel processo di integrazione siano stati numerosi, resiste ancora un limite simbolico nell' immaginario collettivo che situa la «linea del Piave» proprio a Cannes: la Croisette.
Lì si è fatta ammirare, dagli anni Cinquanta, Brigitte Bardot, ora feroce avversaria delle crudeltà che si consumano contro gli animali in occasione delle festività islamiche. Dopo di lei, una serie di dive del calibro di Catherine Deneuve, Claudia Cardinale e Jane Birkin hanno messo in mostra le proprie grazie al festival del cinema divenuto famoso in tutto il mondo.
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È chiaro che, almeno per il momento, non sono in gioco il patrimonio culturale del Louvre e la sacralità della cattedrale di Notre-Dame quanto piuttosto il settore del turismo, che peraltro non è affatto da disprezzare e verosimilmente soffrirebbe per l' occupazione dell' arenile da parte dei fondamentalisti.
Comunque, dove s' allunga l' ombra del Corano arriva anche la morte, vuoi per chi si concede una serata di svago al Bataclan di Parigi, vuoi per chi osa disegnare qualche vignetta satirica su Maometto e pubblicarla su Charlie-Hebdo. Se la legittima difesa del corpo sociale passa anche dalla musica e dalle matite, tanto meglio se coinvolge anche il bikini e i capelli al vento.
Quindi è del tutto naturale che le pubbliche autorità tentino di sottrarre gli spazi pubblici al predominio dei fondamentalisti che tendono ad appropriarsene e a escluderne il resto della società. Il segnale d' allarme era scattato il 28 luglio scorso dal parco acquatico di Pennes-Mirabeau, dove era stata organizzata per il prossimo 10 settembre la «giornata del burkini», nella quale sarebbero stati ammessi solo donne e bambini e banditi perfino i costumi interi.
SEPARATI AL MARE
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L' iniziativa era stata poi annullata, ma il tentativo d' assalto non si poteva ignorare, perché introduceva anche la separazione fra uomini e donne, esattamente come in Arabia Saudita e in Afghanistan. Così lo stesso giorno, il sindaco di Cannes, eletto con una lista di centrodestra, ha firmato l' ordinanza in cui si ripristinano i confini fra la libertà (ed eventualmente anche il libertinaggio) e la violenza della sharia.
Lo ha già seguito il primo cittadino di Villeneuve-Loubet, un altro comune delle Alpi Marittime, copiando pari pari il provvedimento. Se altri ne seguiranno, magari la prossima estate si potrà issare sul pennone degli stabilimenti balneari una bandiera che dica «liberi dalla sharia». È evidente che occorre il coraggio di un amministratore, che in fondo si limita a rispettare la volontà degli elettori, per fare da apripista. Se qualcuno gli contestasse che anche i musulmani sono suoi cittadini, potrebbe rispondere che anche loro hanno il diritto di essere tutelati dalla barbarie. Come tutti gli altri.
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