Serena Riformato per “La Stampa”
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
La maggioranza di governo mette una pietra tombale sul salario minimo. Delle cinque mozioni presentate ieri alla Camera sulla misura passa solamente - esito scontato - il testo del centrodestra che impegna esplicitamente l'esecutivo a «raggiungere l'obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori non con l'introduzione del salario minimo» ma con altre iniziative: «Estendere l'efficacia dei contratti collettivi nazionali più rappresentativi», contrastare i cosiddetti contratti pirata e «favorire l'apertura di un tavolo di confronto» con le parti sociali sulla «riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale».
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Buone intenzioni di poco valore per il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, che unisce i due fronti caldi di giornata: «Il governo Meloni abbandona i lavoratori in difficoltà e ingrassa la lobby delle armi: un Paese alla rovescia».
Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi e Sinistra italiana, fra vari distinguo, votano in parte a favore delle rispettive mozioni. «Non ci mettiamo a piantare le bandierine, il fronte deve essere il più ampio possibile perché è una battaglia cruciale per il futuro del nostro Paese», propone in aula l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando.
SALARIO MINIMO
Non ci sta la quarta forza in campo, Azione-Italia viva, sempre più distante dalle altre tre. I deputati del Terzo polo votano infatti una propria mozione sul salario minimo, anch' essa respinta in aula, ma non quelle di Pd, M5s e Avs. Una posizione che, all'indomani dell'incontro fra il leader di Azione e la presidente del Consiglio, riaccende i sospetti di intelligenza con il "nemico": «Calenda fa politica sulle sedie dei talk show, dove crede che si possa dire di tutto senza rispondere della propria incoerenza - attacca il capogruppo Cinque stelle alla Camera Francesco Silvestri - per certi aspetti verrebbe da dire che il suo è un approccio da chi è già organico alla maggioranza».
CARLO CALENDA ARRIVA A PALAZZO CHIGI PER L INCONTRO CON GIORGIA MELONI
Dal Terzo polo rivendicano la scelta di merito: «Abbiamo votato solo la nostra mozione perché il salario minimo non è solo un titolo, ci sono diverse possibilità di realizzazione e noi eravamo pienamente convinti solo della nostra proposta», spiega il deputato di Italia viva Luigi Marattin alla Stampa. Il capogruppo di Azione-Iv a Montecitorio Matteo Richetti rimanda l'accusa al mittente: «Chiedete ai 5 stelle perché hanno votato contro la nostra mozione con la quale si introduceva il salario minimo a 9 euro come proposto da loro».
CARLO CALENDA ARRIVA A PALAZZO CHIGI PER L INCONTRO CON GIORGIA MELONI 2
L'ipotesi di una retribuzione minima entra anche nella "contromanovra" del Partito democratico. Dal Nazareno il segretario Enrico Letta inaugura delle consultazioni parallele, con le associazioni di commercianti e artigiani, poi con Confindustria e sindacati, per confrontarsi sulle proposte che i dem presenteranno a partire dal 3 dicembre: taglio strutturale del cuneo fiscale, proroga di Opzione donna e Ape Sociale, riforma del reddito di cittadinanza, introduzione del reddito alimentare. E appunto il salario minimo, fra i progetti di legge rimasti nel cassetto del governo Draghi.
Lo rivendica l'ex ministro del Lavoro Orlando: «Noi riteniamo che la scelta di introdurlo non sia soltanto una scelta di equità, è una scelta per individuare un altro modello di competizione del nostro Paese, è una scelta per costruire un'idea dello sviluppo che non sia basata sulla contrazione del costo del lavoro e sull'infedeltà fiscale». E il coordinatore dei sindaci dem del Pd Matteo Ricci promette mobilitazione: «Promuoviamo una legge di iniziativa popolare».
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