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    AFGHANISTAN, L’AFFARE SI INGROSSA! BIDEN SPIEGA CHE LA DATA FISSATA PER IL RITIRO, IL 31 AGOSTO, NON VERRÀ SPOSTATA E DEFINISCE «ALTISSIMO» IL RISCHIO DI UN ATTACCO TERRORISTICO. I TALEBANI HANNO ANNUNCIATO DI AVER BLOCCATO L’ARRIVO DEGLI AFGHANI ALL’AEROPORTO: CI «SERVONO QUI», DICONO (UNA VOLTA CHE GLI AMERICANI SE NE SARANNO ANDATI VIA A PROCESSI E ESECUZIONI SOMMARIE) – COME DAGO-RIVELATO, CHI RISCHIA DI PRENDERLO IN QUEL POSTO È L’EUROPA. LE ROGNE SUL G-20: BIDEN PRETENDE DA DRAGHI DI... - VIDEO


     
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    Da corriere.it

     

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    Si è fatto aspettare cinque ore. E anche se la conferenza stampa era stata convocata per aggiornare il Paese sulle evacuazioni da Kabul e sui risultati del G7, Joe Biden ha cominciato parlando di politica interna, celebrando l’accordo tra i democratici per il passaggio del budget da 3,5 miliardi di dollari. Sa cosa interessa agli elettori, e sa anche che prima si smette di parlare della crisi afghana meglio è per lui. Infatti è intervenuto per pochi minuti, e non ha preso domande dai giornalisti.

     

    Il presidente americano ha spiegato che la data fissata per il ritiro, il 31 agosto, non verrà spostata. Sette giorni dunque per fare uscire dall’Afghanistan tutti gli americani che sono ancora lì e gli afghani in possesso di un visto o che hanno cominciato la domanda. Una impresa probabilmente impossibile.

     

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    Biden aveva annunciato la sua decisione intervenendo per primo al summit virtuale del G7 nel pomeriggio di martedì, durato meno di un’ora. Il premier britannico Boris Johnson, che l’aveva convocato nella speranza di far cambiare idea all’alleato americano, ha dovuto ammettere la sconfitta: «Andremo avanti fino all’ultimo momento, ma avete sentito quello che ha detto il presidente Usa, avete sentito quello che hanno detto i talebani». Biden ha parlato del pericolo crescente di restare e definito «altissimo» il rischio di un attacco terroristico. «Ce la faremo per il 31 agosto - ha detto dal podio della Casa Bianca — ogni giorno in più aumenta il rischio di attacchi da parte di Isis-k». I talebani, dopo aver avvertito che non avrebbero accettato un prolungamento della presenza americana, hanno annunciato di aver bloccato l’arrivo degli afghani all’aeroporto: ci «servono qui», dicono.

     

     

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    Ma la partita non sarà chiusa fino alle ultime ore, anche perché la pressione per allungare di alcuni giorni la permanenza Usa è forte anche da parte del Congresso: ieri c’è stato un incontro a porte chiuse tra rappresentati democratici e repubblicani, il segretario alla Difesa, il segretario di Stato e il capo di Stato maggiore. E lo stesso Biden ha detto in serata che il rispetto della scadenza «dipende dalla cooperazione dei talebani». Il presidente ha quindi chiesto a Pentagono e dipartimento di Stato di studiare un «piano di emergenza» nel caso in cui ci si renda conto di dover far slittare anche se di poco la chiusura della missione, che terminerà, ha detto agli alleati, in base al «raggiungimento degli obiettivi americani».

     

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    Nella sua visita lampo a Kabul il capo della Cia, uno dei migliori diplomatici americani, William Burns, ha con ogni probabilità testato se ci sono possibilità di far uscire ancora qualcuno dal Paese anche dopo la partenza degli ultimi militari Usa (sono circa 6 mila adesso). I talebani potrebbero far passare gli americani rimasti indietro (sinora ne sarebbero usciti circa 4600, ne mancherebbero quasi il doppio), ma cosa ne sarà delle decine di migliaia di afghani che avrebbero diritto a essere accolti negli Stati Uniti?

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    Johnson ha parlato di una «road map» per un possibile dialogo con i talebani con «la condizione numero uno che essi garantiscano un corridoio sicuro» a tutti coloro che vogliono lasciare il Paese anche dopo il 31 agosto. Ma non ha precisato come potrebbero essere gestite queste partenze dopo l’addio a Kabul di Usa e Nato. Solo il Canada di Justin Trudeau si è detto per ora disponibile a lasciare le truppe oltre la fine del mese.

     

     

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    Il ritmo delle evacuazioni intanto è frenetico, ieri il Pentagono riferiva che parte un volo — americano o degli alleati — ogni 45 minuti. Circa 21.600 persone sono state trasportate solo tra martedì e ieri mattina, superando il record del giorno precedente. Biden ha fatto i conti: oltre 70mila persone sono uscite dal Paese dal 14 agosto. Il presidente ha ringraziato gli alleati per uno «sforzo globale senza precedenti». E ha parlato di un «obbligo collettivo di aiutare i rifugiati». «Noi saremo leader in questo», ha detto, ma ha sottolineato il bisogno di collaborazione da parte di tutti perché portino a casa gli afghani che hanno lavorato per loro. Il presidente ha poi spiegato di essersi accordato con gli alleati per provare a ricostruire un sistema per i rifugiati che «è stato deliberatamente distrutto dal mio predecessore».

     

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    Nel frattempo arrivano dettagli drammatici della situazione nella base di transito di Doha, dove sono fermi migliaia di evacuati afghani. Feci, urine e vomito sul pavimento, le stanze infestate dai ratti: uno scenario da «inferno» secondo un funzionario dell’Us Central Command che ha scritto ai colleghi di dipartimento di Stato e Pentagono.

     

    Il clima alla riunione virtuale del G7 era molto diverso da quello cordiale e quasi festoso dell’incontro in Cornovaglia, quando si «celebrava» il ritorno dell’alleato americano dopo i difficili anni di Trump. Gli europei non hanno avuto voce in capitolo nelle ultime decisioni di Washington, ma va anche detto che l’Afghanistan era ormai fuori dai radar di tutti: nel comunicato finale del summit di giugno il dossier era al numero 57 di 70 punti. Ieri i 7 si sono impegnati ad assistere l’Onu nel coordinare l’aiuto umanitario nella regione. Quanto alla possibilità di riconoscere un governo talebano, dipende, si legge nel comunicato finale «dal rispetto degli obblighi internazionali e dall’impegno per assicurare un Afghanistan stabile», che non ridiventi un paradiso per terroristi e rispetti i diritti umani, soprattutto quelli delle donne. «Nessuno li giudicherà dalle parole, ma solo dalle azioni»: questo, ha detto Biden, è l’accordo tra gli alleati.

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    Draghi al G7: canale con Kabul anche dopo il 31 agosto

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    Gli Stati Uniti confermano al G7 il loro ritiro dall’Afghanistan entro il 31 agosto. L’Italia chiede di «mantenere un canale di contatto» con Kabul anche dopo la scadenza del 31 agosto. Deve restare - dice al G7 il premier italiano Mario Draghi - «la possibilità di transitare in modo sicuro dall’Afghanistan e dobbiamo assicurare, sin da subito, che le organizzazione internazionali abbiano accesso all’Afghanistan anche dopo la scadenza» di fine mese.

     

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