GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI
Stefano Folli per “la Repubblica”
Come un brutto romanzo poliziesco in cui fin dalle prime pagine si capisce come va a finire, così il fatidico incontro fra Draghi e Conte si è concluso esattamente come era facile prevedere: con un nulla di fatto.
Nessun abbandono della nave governativa, quindi nessuna crisi dell'esecutivo. Solo una vaga richiesta di «discontinuità», espressione abbastanza oscura che ci riporta alla Prima Repubblica, quando i vertici dei partiti si chiudevano con il rinvio delle decisioni più scabrose a dopodomani.
giuseppe conte enrico letta 2
Certo, Conte ha presentato una serie di richieste in nove punti (dal salario minimo al "bonus" edilizio e al reddito di cittadinanza da salvare), ma sono temi a medio termine, pensati soprattutto per la campagna elettorale. Implicano in molti casi nuove spese per i conti pubblici esausti, e più che altro forniscono a un partito quasi al collasso un paio di bandiere da sventolare. Draghi, in ogni caso, si è limitato a prendere atto.
GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO
Le questioni insidiose che avrebbero segnato una rottura, se i 5S le avessero poste seriamente sul tavolo - le armi all'Ucraina e il termovalorizzatore di Roma - , sono invece scomparse. E quindi non ci sono ostacoli al voto di fiducia sul cosiddetto "decreto aiuti". Chi vuole vedere l'aspetto positivo nel comportamento di Conte, leggerà nella retromarcia il segno della responsabilità: l'esercizio di una leadership che tiene alla larga i massimalisti e maschera il «disagio» dietro la sostanziale conferma dell'appoggio al premier. Ma ci vuole un certo ottimismo per accreditare questa tesi.
IL RIGOR MORTIS DEL M5S - BY ELLEKAPPA
Forse la si può integrare così: Conte è consapevole che il futuro suo e di quel che resta del partito passa dall'alleanza elettorale con il Pd, nel quadro di un centrosinistra in cui i 5S tentano d'incarnare l'anima di sinistra, insieme al piccolo gruppo di Bersani e Speranza. Per riuscirci, deve accettare fin d'ora che il tono della musica sia imposto dal Pd. E ovviamente la prima condizione è quella di non rompere con il governo, il che aprirebbe forse la strada a elezioni per cui nessuno è ancora pronto.
mario draghi giuseppe conte
Se è così prepariamoci a una lunga guerriglia in Parlamento e dintorni. Tra poco si va in vacanza e quindi s' impone la tregua del solito generale Agosto, ma in settembre Conte dovrà dimostrare ai suoi elettori sconcertati che i 5S non sono del tutto inutili e soprattutto irresoluti. Tornerà a scuotere l'albero senza essere in grado di abbatterlo. E magari a dargli una mano troverà Salvini. Nel frattempo, è logico, la ritirata di ieri ha ottenuto, sì, il moderato plauso del Pd, ma ovviamente ha regalato spazio agli oppositori interni.
Benché impegnato in Russia per i suoi "reportage" che spiegano i successi di Putin, Di Battista non ha perso l'occasione di ironizzare sulla strategia di Conte. D'altra parte la coperta è corta, da qualunque parte la si tiri. Ne deriva che la preparazione della legge di bilancio, all'inizio d'autunno, sarà un sentiero obbligato, ma anche tortuoso.
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Obbligato perché non sembra che Draghi possa o voglia scendere a troppi compromessi: il colloquio di ieri sotto questo aspetto vale come anteprima del film che vedremo fra qualche mese (fermo restando che, se si concede poco o niente ai 5S, lo stesso dovrà valere per le altre forze della maggioranza). Tormentato perché il fronte del disagio, cioè Conte e sull'altro versante Salvini, saranno a tutti gli effetti in campagna elettorale. E faranno in modo che tutti lo sappiano.
giuseppe conte enrico letta VLADIMIR PUTIN E GIUSEPPE CONTE VIGNETTA GIANNELLI - GIUSEPPE CONTE letta conte di maio giuseppe conte enrico letta 1 salvini putin conte GIUSEPPE CONTE
GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI giuseppe conte dopo l'incontro con draghi