DAGOREPORT
SQUINZIAgosto caldo? Speculazione all'attacco? E Confindustria costituisce un comitato di crisi. L'ha annunciato questa mattina Squinzi alla Giunta, ma rivelerà solo nei prossimi giorni i nomi dei coraggiosi, tra interni ed esperti esterni, che salteranno le ferie per salvare il Paese dall'euro tracollo. O per avvisare gli industriali di ritirare i soldi dai conti correnti?
Riccardo MontiRiccardo Monti, il plenipotenziario di AirOne Passera all'Ice (Istituto Commercio Estero) ha cercato di scaldare il clima con gli industriali riuniti in Giunta. Tagli al personale, rilancio del made in Italy, Regioni messe sotto controllo, ambasciatori commessi viaggiatori per conto di Impresa Italia.
Ma le facce dei big dell'industria italiana sono rimaste smunte. I ricordi di Vattani e dei suoi metodi sono vivi. Ci vorranno tempo e prove concrete per il frizzante Riccardino. L'amicizia con la Regina Giovanna, "marita" di Passera, a viale dell'Astronomia conta poco.
Nell'ultima giunta prima dell'estate Squinzi ha lanciato anche il Comitato per la riforma di Confindustria che, affidato a Carlo Pesenti, dovrà ammodernare ruolo, struttura e governance dell'associazione per lanciarla verso nuovi obiettivi di centralità nel sistema politico italiano.
È la terza volta che Confindustria si ridisegna. La prima volta nel 1970 per mano di Leopoldo Pirelli. Poi nel 1991 con la commissione Mazzoleni. Oggi tocca al giovane Pesenti.
Pesenti affronta l'immane compito di cancellare strutture e accorpare categorie con una squadra che già fa storcere la bocca a qualcuno. In particolare ai veneti che nell'era Squinzi non si sentono adeguatamente rappresentati. E proprio oggi sul ‘'Mattino di Padova'' c'è un ampio articolo il cui titolo è esemplificativo: ‘'Una Confindustria del Nord con vento autonomo da Roma''.
ANTONIO COSTATO passera e salzaUn battagliero Antonio Costato e un sempreverde Mario Carraro hanno accusato Squinzi di aver meridionalizzato l'associazione e di averla inquinata con la grande impresa pubblica. "Scomporre l'Italia in macroregioni e sul modello rinascimentale dare vita alla competizione tra territori... l'elefante capitolino non ha più senso perché da Roma non c'è più niente da mungere". Parola di Costato. Andrea Tomat in prima fila annuisce.