DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
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Agosto, Giorgia Meloni non ti conosco. Non avrà di certo bisogno di condizionatori o ventilatori perché, al nono mese di Palazzo Chigi, sull’alleanza di governo si addensano temporali anziché i raggi del solleone.
La terza gamba di Forza Italia sta diventando un problema per la maggioranza. A partire dal fatto che i sondaggi sul gradimento dei leader non lo piazzano tra i primi dieci, Antonio Tajani non viene riconosciuto come l’erede politico di Silvio Berlusconi. Appiattito a mo’ di zerbino su Giorgia Meloni, il poverino non ha una voce autonoma, non si distingue da uno scranno del Parlamento e all’interno del partito di Arcore è considerato “ad interim”.
Da parte sua Salvini, nella sua opera quotidiana di destabilizzare “Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo’’, cerca di incastrare la premier con la ragnatela di alleanze per le elezioni europee del giugno 2024. In soldoni, il leader leghista rinfaccia alla Ducetta un problema di coerenza: se il destra-centro deve essere unito nel Consiglio dei ministri, perché non può esserlo anche in Europa? Perché i fascio-franchisti di Vox per Meloni vanno bene, e i fascio-francesi di Marine Le Pen no?
Come se non bastasse, sulla testolina bionda della Meloni è piombato il missile sparato dal governatore del Veneto, Luca Zaia: “L'autonomia è nel programma di governo. Non farla significa venire meno a un patto. E quando il patto si rompe non si sa mai da che parte vanno i cocci”. Per chiarire meglio il concetto aggiunge: “Se l'autonomia non arrivasse nella tempistica del 2024 vuol dire che abbiamo fallito come obiettivo. Ma non fallisce la Lega, fallisce il governo”.
raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 6
Intanto, si incazzano pure i sindaci d’Italia perché sono stati stracciati centinaia di progetti del Pnrr per 15,9 miliardi che il governo non riesce a completare. In bilico finirebbero asili nido e opere contro il dissesto idrogeologico, fino ai piani urbani integrati. Tanto da costringere il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto a balbettare in Senato che “il finanziamento verrà riarticolato con altri fondi”. Ma non c’è copertura, sottolineano sadici i tecnici di Camera e Senato, che in un dossier certificano come il governo non abbia ancora specificato “quali saranno gli strumenti e le modalità” che verranno usati per cambiare la fonte di finanziamento.
Sotto l’ombrellone della masseria pugliese, una Sora Giorgia in modalità estero-democristiana dovrà pure trovare il bandolo della matassa per le candidature alle Europee, dove ha intenzione di piazzare in lista personaggi di stampo conservatore e politici moderati, ben lontani dai camerati “pisello e manganello” di Colle Oppio. Scelta che ovviamente non potrà essere ben digerita dallo zoccolo duro di Fratelli d’Italia. Quel 25% del partito che, tra filo-Atlantismo e familismo senza limitismo tendenza Arianna, prima o poi rischia di esplodere.
matteo salvini e marine le penGIORGIA MELONI SANTIAGO ABASCAL LUCA ZAIA
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