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    QUASI QUASI DIVORZIO - AI GENITORI SEPARATI IN DIFFICOLTA' SARA' RICONOSCIUTO UN CONTRIBUTO FINO A 800 EURO AL MESE PER GARANTIRE L'ASSEGNO DI MANTENIMENTO - LO PREVEDE UN EMENDAMENTO AL DECRETO SOSTEGNI PRESENTATO DALLA LEGA - L'ANNO SCORSO DIVORZI E SEPARAZIONI SONO DIMINUITI DEL 20%: "IL DIVORZIO HA UN COSTO POICHE' RADDOPPIANO LE SPESE E SI DIMEZZA LO STIPENDIO" 


     
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    Giusy Franzese e Giuseppe Scarpa per "il Messaggero"

     

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    Non dovranno più tormentarsi perché non riescono a mantener gli impegni presi con i figli e gli ex coniugi: i genitori separati o divorziati, che in questo drammatico anno hanno «cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa» trovandosi in tali difficoltà da non poter garantire il pagamento dell'assegno di mantenimento, potranno contare su un fondo ad hoc che pagherà al posto loro fino a un massimo di 800 euro al mese.

     

    Lo prevede un emendamento al decreto Sostegni che sta per approdare in aula al Senato. A disposizione ci sono 10 milioni di euro nel 2021: i criteri di accesso e le modalità di erogazione dei contributi saranno stabiliti da un successivo decreto da emanarsi entro 60 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento. L'emendamento è stato presentato dalla Lega (primo firmatario Matteo Salvini), ma è stato approvato da tutti.

     

    Salvini Pillon Salvini Pillon

    «Di fronte a buone proposte, anche quando provengono da altre forze politiche, noi ci siamo» dice Daniele Manca, Pd, relatore del Sostegni per la Commissione Bilancio. «La proposta della Lega tocca una sensibilità condivisa. La logica è: aiutare i genitori separati o divorziati, che in questo periodo hanno avuto difficoltà maggiorate dalla crisi. È un tema assolutamente non divisivo» dice Roberta Toffanin, Forza Italia, relatrice del provvedimento per la commissione Finanze.

     

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    LA CRISI Di certo il Covid ha acuito le difficoltà di molti genitori separati. «In questo ultimo anno c'è stato, secondo le nostre stime, un aumento del 30% di assegni di mantenimento non pagati o pagati a metà. Questo è dovuto alla situazione che stiamo vivendo. Pensiamo alle partite Iva che hanno visto assottigliarsi se non azzerarsi il proprio reddito. In questa condizione diventa critico far fronte anche alle più elementari spese», rivela l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami (Associazione avvocati matrimonialisti Italiani).

     

    Contemporaneamente si è registrato anche un calo dei divorzi: nel 2020 rispetto al 2019 le separazioni consensuali presso i tribunali sono diminuite del 20%, quelle extragiudiziali presso Comuni o con il supporto degli avvocati del 16%. I dati sono contenuti in un report dell'Istat del febbraio scorso.

     

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    CONVIVENZA FORZATA Separazioni e divorzi giudiziali presso i tribunali hanno registrato un calo, rispettivamente, di 11 e 13 punti percentuali nel primo trimestre. Il crollo è stato eclatante nel secondo trimestre 2020: meno 60% per le separazioni ed i divorzi consensuali presso i comuni e i tribunali. Separazioni e divorzi giudiziali sono invece diminuiti, rispettivamente, di circa il 40% e il 49%.

     

    Per separazioni e divorzi presso i tribunali il calo è risultato mitigato dalla possibilità, offerta da alcuni Tribunali, nel periodo emergenziale, di optare per modalità virtuali con collegamento da remoto o anche con sola trattazione scritta.

     

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    Ma il calo di divorzi e separazioni non è perché le coppie italiane hanno riscoperto durante il lockdown il gusto di stare insieme appassionatamente. Anzi. I tanti femminicidi avvenuti in questo anno sono la dimostrazione che il dover condividere per tante ore della giornata gli stessi spazi in molti casi ha aumentato le tensioni.

     

    A spingere gli italiani a divorziare di meno, spiega l'avvocato Gassani, hanno contribuito due fattori: «Da un lato le misure emergenziali che hanno bloccato l'attività dei tribunali e che di fatto impediscono materialmente di poter divorziare. Dall'altro l'aspetto economico, sempre collegato alla pandemia: il divorzio ha un costo poiché raddoppiano le spese e si dimezza lo stipendio. È ovvio che in una condizione precaria come quella attuale si faccia anche un ragionamento di sopravvivenza».

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