Silvia Truzzi per il “Fatto quotidiano”
matteo renzi
Posso darle il titolo? Ridateci Mamma Diccì". Di seguito proviamo a capire perché Michele Ainis - costituzionalista dell' Università di Roma Tre e firma del Corriere della Sera- ci ha risposto così alla prima domanda sulla Corte costituzionale, dimezzata come il Visconte di Calvino.
Nostalgie da Prima Repubblica?
Una volta i cinque giudici di nomina parlamentare erano, in modo trasparente, lottizzati. Due democristiani, uno comunista, uno socialista e un laico. Quando ne scadeva uno, non c' era né rissa né discussione. Entrando nella Seconda Repubblica, questa regola ha cominciato a ballare: i due partiti maggiori venivano sempre ricattati dagli alleati minori. Adesso mi pare ci sia la regola della prepotenza: chi è in maggioranza vuole imporre i propri nomi. Il difetto è politico.
Ma queste sono nomine politiche solo perché sono fatte dal Parlamento. Sono -meglio: dovrebbero essere - nomine istituzionali.
Dal punto di vista politico questa è la manifestazione della disgregazione dei partiti e delle regole che reggevano le relazioni tra i partiti durante la Prima Repubblica. Alle vecchie regole non ne sono subentrate di nuove. La questione istituzionale possiamo riassumerla così: alla Corte costituzionale - organo architrave, di chiusura del sistema - bisognerebbe mandare persone competenti e autonome. Nel paradiso dei principi sarebbe così.
michele ainis massimo mucchetti
Invece, nel nostro inferno quotidiano il Parlamento sceglie sempre giuristi d' area, intellettuali organici a questo o a quel partito. Ma nel paradiso dei principi l' intellettuale organico è un ossimoro. Il costituzionalista, come il giornalista, dovrebbe essere un cane da guardia, indipendente. L' intellettuale ha una funzione critica: se sei organico a una parte, la tua funzione critica come la eserciti?
Qui però parliamo dell' organo che giudica la legittimità delle leggi: giurano sulla Costituzione, non su Topolino.
Non c' è consapevolezza del danno, non solo alle istituzioni della Repubblica ma anche all' immagine di coloro che lo stanno procurando.
vincino con valentina e michele ainis
Un eccesso di prepotenza che determina una manifestazione di impotenza del Parlamento. Questo getta ulteriore discredito su un' istituzione, quella parlamentare, che invece avrebbe bisogno di recuperare credito. Lo stallo, prolungato per trenta sedute, si sta trasformando in un suicidio istituzionale e politico.
Si è scritto che i temi che la Consulta dovrà affrontare a breve - legge Severino, riforme, Italicum - sono politicamente molto rilevanti e dunque al governo servono persone "in sintonia".
Non lo posso sapere. Se fosse questo il nodo, confermerebbe che la politica ha la vista corta: un giudice costituzionale resta lì per nove anni. Le questioni affrontate dalla Corte sono sempre politiche: le leggi impegnano l'indirizzo politico del governo. Perché o il governo le ha emanate o non le ha abrogate. La funzione della Consulta è di controllo, dunque oppositiva.
michele ainis
Controlli, contrappesi, vigilanza: non sono le parole preferite degli ultimi esecutivi.
Perché nasce la democrazia nell' Atene del V secolo? I Greci sapevano che chi detiene il potere tende ad approfittarsene. Sapevano anche che il potere è ineludibile, non esiste una società senza governanti.
L' unico rimedio è tagliare un po' le unghie al potere per impedirgli di fare troppo male. Dunque hanno inventato la turnazione delle cariche e il controllo sull' esercizio del potere. La Consulta è esattamente questo: nessun potere ne può essere, anche in buona fede, contento.
Il presidente della Repubblica è stato silente, finora.
AUGUSTO BARBERA
Fin qui Mattarella sembra defilato: il suo non protagonismo ci appare più vistoso perché veniamo dall' esperienza di Napolitano che in una situazione del genere avrebbe già fatto un monito per ogni fumata nera. Il problema è misurarsi sui risultati: la moral suasion può essere fatta anche a microfoni spenti.
Cossiga minacciò disciogliere il Parlamento.
Quest' ipotesi ci sta tutta: il presupposto principale dello scioglimento del Parlamento è l' impossibilità di funzionamento.
Abbiamo sempre avuto scioglimenti per incapacità politica, ma l' incapacità può essere anche istituzionale. È una extrema ratio, che è bene tenere presente.
Ma in questo momento il rimedio sarebbe maggiore del male.
Ragion pratica: il funzionamento della Corte è davvero appeso a un filo, 12 giudici con una maggioranza fissata a 11.
FRANCESCO PAOLO SISTO E LE SUE BUFFE SCIARPE PITRUZZELLA
Andiamo oltre l' ovvia indignazione. Come se ne esce? Con maggiore ascolto da parte delle forze politiche. In questo Parlamento ci sono tre grandi minoranze, non c' è una maggioranza anche se il Pd alla Camera ha una maggioranza drogata dal premio del Porcellum. Oltre ad aver beneficiato dei transfughi che, diceva Flaiano, corrono sempre in soccorso del vincitore. Logica vuole che se i giudici da eleggere sono tre, ciascuno ne esprima uno salvo accettazione degli altri.
Quest' operazione dovrebbe avvenire anche con maggiore trasparenza: l' opinione pubblica - su vicende come questa e come l' elezione del presidente della Repubblica - non può essere informata a cose fatte.