Silvia Turin per www.corriere.it
VARIANTE DELTA E LAMBDA
Negli Stati Uniti, alle prese con l’83% di prevalenza della variante Delta del coronavirus, gli esperti di malattie infettive stanno osservando da vicino anche la variante Lambda. Il sequenziamento genomico ne ha identificato finora «solo» 1.060 casi (dati GISAID), ma alcuni recenti studi stanno ponendo l’attenzione su presunte capacità di maggiore trasmissibilità e neutralizzazione degli anticorpi prodotti dai vaccini da parte di questa variante.
Dove è diffusa? Quanti casi ci sono stati in Italia?
VARIANTE LAMBDA
La variante Lambda è stata identificata per la prima volta in Perù nell’agosto 2020. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (che designa la Delta come una VOC, «variante di preoccupazione») definisce la Lambda una VOI, «variante di interesse». Finora è stata rilevata in 29 Paesi, con alti livelli di diffusione in Sud America: in Cile il 33%, in Peru 23%, negli Usa il 20%, in Ecuador il 5%, in Messico il 4% (fonte GISAID). In Italia ci sono stati in tutto 13 sequenziamenti, ma solo 1 nelle passate 4 settimane e la prevalenza è allo 0%. La sua prevalenza globale è già scesa in molte aree del mondo e non sembra poter competere con la Delta, ma presenta alcune mutazioni che potrebbero destare qualche preoccupazione.
VACCINAZIONE CORONAVIRUS
Le mutazioni chiave della nuova variante
Lambda presenta molte mutazioni rispetto al ceppo originale Wuhan, di cui 7 nella «proteina del picco» del virus, la Spike. Tre sono le più «rischiose». T76I e L452Q, aumenterebbero il potere di contagiosità, infatti L452R è comune a una variante che si è diffusa in California (circa il 45% dei campioni attuali nello Stato Usa mostra questa mutazione) ed è una mutazione nota per essere più trasmissibile. La terza mutazione sotto la lente è indicata con RSYLTPGD246-253N: si trova nella parte terminale della proteina Spike e grazie ad essa la Lambda potrebbe avere il potere di sfuggire agli anticorpi creati dai vaccini.
Cosa dicono gli studi più recenti
proteina spike del coronavirus
Ed ecco gli ultimi studi che parlano della Lambda: sono tutti pubblicati online come prestampa senza essere stati sottoposti alla consueta «revisione tra pari». Ultimo in ordine di tempo, inserito il 28 luglio e coordinato dall’Università di Tokyo, esamina le tre mutazioni di cui abbiamo parlato: «La proteina Spike della variante Lambda è più infettiva ed è attribuita alle mutazioni T76I e L452Q. La mutazione RSYLTPGD246-253N, un’esclusiva mutazione di delezione di 7 aminoacidi nel dominio N-terminale della proteina Spike-Lambda, è responsabile dell’evasione dagli anticorpi neutralizzanti», si legge nel documento.
I vaccini sono efficaci anche nello scenario peggiore
variante delta
Del 23 luglio è uno studio della scuola di Medicina di New York Mount Sinai: i ricercatori hanno testato una serie di varianti virali, tra cui B.1.526 (Iota), B.1.1.7+E484K (Alpha), B.1.351 (Beta), B.1.617.2 (Delta) e C.37 (Lambda) su 76 individui vaccinati con mRNA-1273 (Moderna) o BNT162b2 (Pfizer/BioNTech). La riduzione maggiore del potere neutralizzante degli anticorpi prodotti dal siero di persone vaccinate è stata con la Lambda (4,6 volte), seguita dalla Beta, ma nella ricerca si specifica che in questi esami si trattava di una «sottovariante» di Lambda con 84 ulteriori cambiamenti rispetto alla sequenza C.37 e che «tutti i 30 sieri hanno mantenuto almeno un’attività di neutralizzazione parziale contro questo virus variante C.37, il che potrebbe indicare che i vaccini mRNA rimarranno efficaci e che l’evasione immunitaria mostrata dovrebbe essere vista come lo scenario peggiore per la variante C.37».
roma vaccinazione anti covid 19 per i maturandi 4
La resistenza «modesta» ai vaccini
Infine, l’ultimo studio pubblicato il 19 luglio dalla Grossman School of Medicine della New York University ha mostrato come alcune delle varianti emergenti (tra cui la Lambda) potrebbero eludere la protezione offerta da una singola dose del vaccino Janssen di Johnson & Johnson. Nel prestampa comunque si sottolinea che le varianti Beta, Delta, Delta-plus e Lambda hanno mostrato solo una resistenza «modesta» contro gli anticorpi indotti dai vaccini Pfizer e Moderna, suggerendo che i vaccini possano funzionare lo stesso.
VARIANTE DELTA
I vaccini cinesi e la Lambda
Gli studi in laboratorio non sempre si allineano perfettamente con i dati di efficacia provenienti dal mondo reale, che a loro volta cambiano a seconda del Paese in cui si diffonde la variante, del vaccino utilizzato in quel determinato Stato e della percentuale di vaccinati raggiunta. La Lambda è diffusa in Sud America e pare poco pervasiva nelle zone dove è prevalente la Delta, si è espansa in Paesi dove la copertura vaccinale era solitamente costituita dai vaccini cinesi, che sono validi ma meno efficaci, soprattutto nel bloccare il contagio.
LA PROTEINA SPIKE DEL CORONAVIRUS 1
In Cile, che pure ha una copertura vaccinale del 64% (e la Lambda è al 33%), si è utilizzato il vaccino cinese di Sinovac chiamato CoronaVac (a base di virus inattivato): l’efficacia del vaccino è stimata al 65,9% contro le infezioni, all’87,5% contro i ricoveri, al 90,3% contro i ricoveri in terapia intensiva e all’86,3% per la prevenzione di morte. Gli anticorpi attivati dal CoronaVac, però, potrebbero scendere sotto la «soglia attesa» sei mesi dopo l’inoculo della seconda dose (ne abbiamo parlato QUI). Queste considerazioni si innestano sulla situazione dei sistemi sanitari dei singoli Paesi e sulla prevalenza delle altre varianti.
TEST VARIANTI COVID
La Lambda non prevale sulla Delta
Per ora la Lambda globalmente è in salita, ma ha già avuto un picco da cui è discesa e non prevale sulla Delta. Sicuramente presenta mutazioni da tenere in considerazione, ma va studiata meglio, specie nel mondo reale sui vaccinati. Le sue caratteristiche rispecchiano la designazione Oms di VOI, «variante di interesse» e non VOC, «variante di preoccupazione».