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    ALLA FACCIA DELLO SPIRITO OLIMPICO – A TOKYO 2020 C'È ANCHE CHI HA DECISO DI FOTTERSENE ALLEGRAMENTE DEL FAIR PLAY: COME IL MARATONETA FRANCESE MORHAD AMDOUNI CHE HA BEN PENSATO DI FAR CADERE LE BOTTIGLIETTE D'ACQUA DEI COMPAGNI DI GARA... (VIDEO) – LA MEDAGLIA D'ORO TAMBERI/BARSHIM, L'INCHINO DI MASSIMO STANO AI GIAPPONESI, L’ABBRACCIO TRA SIMONE BILES E CHENCHEN GUAN, LA SKATER 15ENNE MISIGU OKAMOTO RIALZATA DALLE “RIVALI”: I MIGLIORI GESTI DI SPORTIVITÀ DEI GIOCHI 


     
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    Morhad Amdouni fa cadere le bottiglie d'acqua dei compagni di gara Morhad Amdouni fa cadere le bottiglie d'acqua dei compagni di gara

    Tokyo 2020, un gesto poco olimpico: maratoneta francese fa cadere bottiglie per i compagni di gara

    Da www.huffingtonpost.it

     

    Il maratoneta francese Morhad Amdouni si è reso protagonista di un gesto che ha causato molte polemiche nell’ultimo giorno delle Olimpiadi di Tokyo.

     

    L’atleta, avvicinandosi al banchetto che distribuiva bottigliette d’acqua al 28esimo chilometro della gara, ha buttato a terra tutte le bottigliette posizionate per i compagni di gara, prendendo l’ultima della fila, l’unica rimasta in piedi.

     

    Un gesto che ha scatenato l’ira sui social di moltissime persone, che hanno rilanciato l’immagine con commenti molto duri.

    Morhad Amdouni fa cadere le bottiglie d'acqua dei compagni di gara Morhad Amdouni fa cadere le bottiglie d'acqua dei compagni di gara

     

    Un gesto che comunque non gli è valsa la vittoria: Amdouni ha chiuso al 17esimo posto nella gara vinta dal keniano Eliud Kipchoge che ha difeso il suo titolo vincendo in 2h8′38″.

     

    A Sapporo, in Giappone, si è corso con temperature che hanno sfiorato i 30 gradi. L’importanza dell’idratazione è diventata ancora più fondamentale del solito e trenta atleti hanno abbandonato la gara

     

     

    tamberi barshim 2 tamberi barshim 2

    2 - ARIGATOKYO

    Giulia Zonca per "La Stampa"

     

    A scambiarsi un oro si finisce pure per mescolare le vite ed è un gesto così potente da generare un corto circuito. Prima che Gianmarco Tamberi saltasse tra le braccia di Mutaz Barshim firmando un podio per due, a Tokyo, non ci si poteva toccare.

     

    Dopo ci si è ritrovati a contatto, intimamente legati, nonostante tutto. Lo sport si è preso uno spazio inedito, un permesso figlio dell'urgenza e senza stravolgere le regole ha smontato le abitudini. Un gesto alla volta. A cominciare proprio da quella gara dell'alto: è domenica primo agosto, ore storiche per l'Italia e anche punto di non ritorno per i Giochi. 

     

    tamberi barshim 4 tamberi barshim 4

    Gli azzurri in 12 minuti superano ogni limite e qualsiasi ricordo, proiettati in un'altra dimensione grazie a due successi straordinari. Campioni nel salto in alto e nei 100 metri e dentro quel pezzo di storia nazionale succede qualcosa di speciale, un angolo di vita privata si mescola a un'esperienza collettiva e cambia il Dna olimpico. Prima che due canottiere azzurre si appiccichino l'una all'altra, due atleti arrivati a quota 2,37 senza neanche un errore si spartiscono un sogno e non è buonismo e nemmeno paura di rischiare, è proprio che non c'è modo di dividere quell'oro senza fare un danno. Arriva per entrambi a cancellare un tormento. A dare un senso. 

    tamberi barshim 3 tamberi barshim 3

     

    È un'immagine potente e viaggia, dopo sette giorni ancora le Olimpiadi ne parlano, Barshim racconta che i giapponesi lo hanno fermato per strada e ringraziato: fino a quel momento, a quel ballo a due avvinghiati alla gloria, le gare senza pubblico filtravano le emozioni, ma lì, al salto, tutti partecipano. Davanti alla tv, in diretta o in differita, con una foto che galoppa via social, con uno slogan inventato per spiegare l'impossibile. 

     

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    Bein Sport, rete del Qatar, la patria di Barshim, ha sovrapposto i salti a 2,37 e pure se i due atleti hanno stili ben diversi, quel particolare tentativo è in fotocopia, stessa curva, richiamo delle gambe, traiettoria, è proprio una prova del destino che mescola le carte e ridistribuisce il mazzo. Barshim stesso non ha ancora messo a fuoco la straordinarietà della coincidenza: «È un romanzo, è un film, è non è neanche più solo nostro, è destinato a viaggiare e ispirare il mondo». Ha già cambiato Tokyo 2020 e l'eredità che lascia. 

     

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    Prima la competizione annebbiava lo spirito, ora l'amicizia spinge ai risultati e la rivalità sa elevarsi a nuovi livelli: sfide intense in cui non ci si risparmia proprio e un attimo dopo intese altrettanto profonde. A risultato acquisito si celebrano i sacrifici comuni. Capita a chi vince e a chi resta tagliato fuori, ma non per forza da solo, frustrato e inconsolabile. In questa edizione il Cio ha modificato il motto dello sport e aggiunto «insieme» al «più veloce, più alto e più forte» che spronava gli atleti. È solo una frase di incitamento eppure cammina. 

     

    WINNIE NAYONDO NOELLE YARIGO WINNIE NAYONDO NOELLE YARIGO

    Winnie Nanyondo manca la finale degli 800 metri per un niente e singhiozza al bordo della pista, disorientata, senza trovare l'uscita dallo stadio e dalla delusione. La raccoglie e la accompagna Noelle Yarigo del Benin, eliminata pure lei ma determinata a non lasciarsi sfuggire l'importanza dell'evento. Asciuga le lacrime della collega, le passa il pollice sotto la palpebra e le raddrizza le spalle. Nanyondo torna in pista nei 1500 metri dove arriva in finale, rinfrancata da un'avversaria che non conosceva nemmeno. 

    Misugu Okamoto AIUTATA DALLE RIVALI Misugu Okamoto AIUTATA DALLE RIVALI

     

    Misugu Okamoto ha 15 anni e nell'istante in cui dovrebbe acchiappare la medaglia sulla sua tavola da skate cade. Rovinosamente. È l'ultima a uscire sul percorso perché è la prima in classifica e guasta la festa, si ritrova per terra. Dopo meno di un minuto torna a volare. Viene sollevata dalle altre, che hanno la media di 17 anni di età e non si sognano proprio di abbandonarla. La sollevano come si fa con i campioni in trionfo e lei è quarta, ma non sola. Si disfa l'ordine delle cose e succede nei Giochi in cui una stella ha la forza di spegnere la luce perché non si sente di stare sotto i riflettori. 

     

    SIMONE BILES CHENCHEN GUAN SIMONE BILES CHENCHEN GUAN

    Simone Biles piange quando si accorge di non riuscire a essere se stessa e rinuncia alla scalata all'oro. Realizza che quell'oro non è poi tanto importante. Lo è stato, ma non nutre un'ambizione spenta dalla paura. Poteva lottare con i propri fantasmi, altri lo avrebbero fatto, altri continuano a vederla in questo modo ed è giusto, è un apossibilità, solo che Biles ha dato anche l'altra opzione: «It' s ok no to be ok», va bene pure se non va bene, succede, capita, essere i favoriti non significa che non si può rinunciare, basta capire che cosa è più importante e Biles lo ha di certo valutato perché dopo quel pianto nervoso torna in pedana, si prende un bronzo che nessuno può giudicare e si tuffa fra le braccia di Chenchen Guan, la ragazza cinese che le succede nell'albo d'oro. 

     

    CHERUIYOT INGEBTRITSEN CHERUIYOT INGEBTRITSEN

    Nessuno è perfetto ed è sempre stato vero, però prima bisognava come minimo fare finta di esserlo e si doveva pure mettere su un'aria arrogante per essere all'altezza mentre adesso Tom Daley, tuffatore ad un oro e bronzo, giusto per stare al Giappone, sferruzza sulle tribune. Anche se l'uncinetto non fa parte dell'armamentario da fenomeno dello sport. Persino il tracotante Jakob Ingebtritsen resta spiazzato dal travolgente saluto dell'arcirivale Cheruiyot. 

     

    Il talento norvegese conquista i 1500 metri che Cheryut ha sempre dominato e il keniano, capace di battere il neo campione olimpico 10 volte negli ultimi 11 confronti, evita di inveire contro gli dei dello sport e regala un braccialetto della tradizione keniana a chi lo ha appena battuto. Lo fa entrare in famiglia. Il nostro Massimo Stano rende omaggio ai giapponesi superati sulla via dell'oro nella 20 km della marcia. Non si avvolge subito nella bandiera, si ferma sulla strada che ha appena divorato e si inchina ad argento e bronzo. 

     

    STANO YAMANISHI STANO YAMANISHI

    Un segno di rispetto a chi lo ha spronato ad andare più veloce e un grazie al Paese che lo ospita nel suo giorno più bello. Non ci si doveva neanche sfiorare in queste settimane di isolamento controllato e infatti Stano mantiene i metri di sicurezza, ma scalda lo stesso l'arrivo e le ragazze canadesi, bronzo nella 4x100 del nuoto, decidono di stringersi forte proprio nel giorno in cui il Cio richiama gli atleti per imporre distanza. 

     

    Ma le staffette vivono dentro la stessa bolla e decidono che è tempo di entusiasmare chi guarda. Stanno un minuto ammassate per dirsi grazie a vicenda e far passare il messaggio. Lo decidono prima che Tamberi e Barshim stacchino la spina allo stereotipo. Le esultanze delle gare di squadra al nuoto sono ancora dentro uno schema possibile, un codice conosciuto che poi viene superato da un salto culturale. 

    cerimonia chiusura olimpiadi 10 cerimonia chiusura olimpiadi 10

     

    Oltre l'asticella dell'ovvio, dove chi vince non è un alieno indifferente a tutto quel che non è medaglia e chi arriva per strafare può anche perdere senza diventare un fallito. Dove ci si può dividere un oro e farlo valere più del doppio. Le quotazioni sono in continuo rialzo.-

    morhad amdouni butta bottigliette a terra morhad amdouni butta bottigliette a terra morhad amdouni butta bottigliette a terra morhad amdouni butta bottigliette a terra morhad amdouni butta bottigliette a terra morhad amdouni butta bottigliette a terra

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