Mario Giordano per la Verità
FRANCESCO PICCOLO
Benvenuta austerity, grazie a te saremo più felici. Francesco Piccolo, scrittore con una certa fama, s' entusiasma per l'Italia con una certa fame. Sembra non veder l'ora, infatti, che l'intero Paese precipiti ancor più nella povertà, spegnendo le luci e rimanendo al freddo, senza gas e senza acqua calda, convinto che tutto questo renderà il medesimo Paese più lieto, com' era lui durante le crisi degli anni Settanta quando da bambino camminava con il papà nelle città senz' auto.
Ognuno di noi, del resto, vorrebbe tornare piccolo, figurarsi se non lo desidera uno che il destino lo porta scritto nel cognome. Ne è venuta fuori così un'articolessa su Repubblica in cui lo scrittore ci ha propinato tutta la sua nostalgia per l'austerity del passato augurandoci un radioso futuro di lacrime e sangue. Più stenti e più contenti, insomma.
mario giordano
Voi non avete idea, ci racconta Piccolo, di quanto sarà bello rimanere al freddo in casa: così dovremo «mettere una coperta addosso mentre guardiamo la tv» o tirare «il piumone sul naso». Non sentite quanta tenerezza in questi piccoli gesti? La coperta. Il piumone.
E per fortuna che lo scrittore ricorda solo le domeniche a piedi e non i tempi in cui il riscaldamento non c'era proprio, altrimenti sai quanta felicità avrebbe trovato in quelle sere passate a scaldarsi nelle stalle, come ai tempi dell'Albero degli zoccoli? Vuoi mettere l'aridità del termosifone contro la poesia dell'alito della vacca? E se poi proprio volessimo raggiungere la felicità piena, beh, allora bisognerebbe augurarsi anche di staccare tutte le lavatrici e di tornare a sciacquare i panni nei lavatoi pubblici. Con l'acqua gelata, ovviamente, che fa bene alla circolazione oltre che allo spirito. Gioia assicurata.
francesco piccolo foto di bacco
L'idea dei lavatoi, purtroppo, a Piccolo non è venuta. Evidentemente non ha mai frequentato lavandaie. Però gli è venuta l'idea della doccia in due. Chi frequenterà? Non lo vogliamo sapere, per carità. Ci basta il suo illuminato incoraggiamento. Infatti lo scrittore, già premio Strega e oggi premio Stratega, non ha dubbi: noi saremo felici con l'austerity perché, per risparmiare, potremo finalmente fare la doccia insieme ad un'altra persona, come suggeriscono in Svizzera.
Anche se «non è chiaro se si parla di farla con persone che conosci o che non conosci», spiega, la seconda ipotesi è «più divertente». In effetti, perché ci pensiamo solo ora? Perché aspettare la crisi energetica per raggiungere tale felicità? Non potevamo farlo prima? Tutti, è chiaro, abbiamo sempre sognato di aprire la porta del nostro box doccia al primo che passa in strada. Scusi, le dispiace accostare il camion e insaponarsi con me? Le va bene il bagnoschiuma al pino silvestre o preferisce quello rigenerante al sandalo? Le strofino la schiena? Con o senza spugna? No, guardi, non è solo per risparmiare, come dicono in Svizzera. È che così siamo più felici, come dice Piccolo.
BOLDI DE SICA INSIEME SOTTO LA DOCCIA
Ma a renderci lieti, spiega lo scrittore, non saranno solo le docce in coppia e le case al freddo. Saranno anche le case al buio. E, per non farci mancare niente, pure le città al buio. Ma sì, s' esalta Piccolo, basta con queste luminarie di Natale che sono «cafone»: togliamole e tutto sarà più «elegante». E basta anche con i lampioni accesi a illuminare le vie: se fosse tutto al buio «potremo vedere la via lattea come in campagna».
Non è romantico? Passeggiare mano nella mano in largo Cordusio con gli occhi rivolti a Cassiopea e alle Pleiadi, che si vedrebbero benissimo. Al contrario di ladri e rapinatori che non si vedrebbero per nulla e ci porterebbero via il portafoglio indisturbati. Ah, come saremo contenti. Derubati e contenti. In medium stat virtus, ma nel buio (oltre che nel freddo) sta la felicità.
francesco piccolo foto di bacco
Tanto che dopo aver letto l'articolo rimane solo il dubbio: ma non è che, per caso, se poi la crisi finisce, riaccendono i lampioni? Non è che qualcuno, potendoselo permettere, priverà le città della loro eleganza installando le luminarie? Non è qualcuno attenterà alla nostra felicità accendendo i termosifoni?
Siamo sicuri che Piccolo, consapevole della immensa gioia provocata dall'austerity abbia voluto sin da subito essere un po' più contento rinunciando al compenso per l'articolo pubblicato su Repubblica. E di sicuro anche in futuro scriverà gratis perché meno si ha e più si è lieti, come insegna lui medesimo. Del resto immagino che anche chi si mette in coda alla mensa dei poveri la pensi allo stesso modo: che fortunati che siamo a stare qui per ore al freddo in attesa di un po' di cibo anziché poterci permettere i migliori ristoranti della città come Piccolo!
BOLDI DE SICA INSIEME SOTTO LA DOCCIA
E anche quando, finalmente, riescono a entrare sono sicuro che sperano di avere un po' meno minestra e chiedono la riduzione del pacco alimentare, per poter essere più felici. Viva l'austerity del pane e della pasta. Per loro fortuna anche i locali della distribuzione del vitto, causa bollette stratosferiche, rimarranno gelati, così non dovranno nemmeno subire lo choc termico di passare dal freddo al caldo. E quando ritorneranno in mezzo alla strada non si accorgeranno della differenza. Che gioia, non vi pare?
francesco piccolo
Lo vedete quante cose si imparano ritornando con la mente a quelle meravigliose domeniche degli anni Settanta in cui, grazie all'austerity, «le strade erano piene di gente che sorrideva, di bambini che correvano e di persone ferme a chiacchierare al centro di un incrocio»? Certo: c'è il rischio che la memoria deformi ogni cosa. Tutti noi ricordiamo con gioia l'infanzia, per mille motivi, compreso il fatto che Piccolo allora non scriveva ancora articoli come questo e noi non dovevamo leggerli.
Ma davvero era così bello chiacchierare al centro degli incroci? Davvero era così bello rimanere a piedi? E al freddo? E al buio? Lo scrittore ci aveva già stupito al tempo del Covid evocando scenari da Stasi sotto l'albero di Natale («Al cenone dietro ogni zio può nascondersi l'untore») e arrivando a confessare di aver paura del contagio a tal punto da invitare i suoi figli a non tornare più a casa. Ieri su Repubblica, però, si è superato. «I miei libri nascono dalla confusione», raccontò una volta. Anche gli articoli, a occhio e croce. Nascono e crescono nella confusione. Che però, evidentemente, rende felici. Un po' come l'austerity.
FRANCESCO PICCOLO L'ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO giuliano sangiorgi e francesco piccolo francesco piccolo francesco piccolo (2) francesco piccolo