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(ANSA) - Per ciascun mazzo truccato introdotto tra quelli utilizzabili per le partite del gioco del punto e banco, il cartaio Luigi Carbone, detto 'Silvio', guadagnava importi di denaro variabili "ma, comunque, almeno 300 euro per volta". È quanto si legge nell'ordinanza del gip Paolo Luppi di Imperia che dispone la misura cautelare nei confronti degli appartenenti alla presunta associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al peculato e alla corruzione.
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Dieci le persone finite sotto inchiesta. Oltre a Carbone, anche nove giocatori, quasi tutti della provincia di Torino. A capo dell'associazione c'era Francesco Ricotta "il quale - scrive il giudice - ne determinava la nascita e, detenendo il potere decisionale, agiva quale coordinatore e referente primario per tutti i sodali nell'illecita attività di truffa ai danni del Casinò di Sanremo, pianificando le condotte strumentali all'attuazione del programma criminoso" e "impartendo le direttive per il gioco del Punto e Banco, mutando le strategie e la tipologia di artifici e raggiri posti in essere per commettere le truffe ai danni del Casinò di Sanremo".
Secondo il giudice, Ricotta "decideva le quote di partecipazione degli associati agli utili e alle perdite derivanti dal gioco del Punto e Banco, decidendo di quali giocatori-associati servirsi per commettere le truffe" ed era anche l'unico interlocutore del 'cartaio'.
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Al cartaio Luigi Carbone gli inquirenti contestano non solo la consegna dei mazzi all'organizzazione affinché venissero alterati, ma anche la manomissione delle fascette: "a protezione dei mazzi di carte, apponendo quelle a firma di (...) sui mazzi alterati, e nel falsificare le firme del collega cartaio (...) per eludere i controlli della casa da gioco".
Ma non è tutto. Secondo gli inquirenti, i giocatori Emilio D'Eliso, Raffaele Leonardo Ferri e Luciano Rossi: "contribuivano attivamente, effettuando le giocate al tavolo del Punto e Banco del Casinò di Sanremo - si legge agli atti - con le risorse che gli venivano fornite da Ricotta, e in particolare effettuando maggiori puntate in caso di riscontrata alterazione delle carte da gioco con conseguenti vincite illecite che successivamente venivano suddivise tra gli associati".
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Stessa procedura per Michele Rubino, che viene considerato il "consigliere di Ricotta" e si impegnava "nella ricerca di nuovi giocatori". Anche Luigi Betti e Antonio Del Core effettuavano giocate "con le risorse che gli venivano fornite da Ricotta" e "collaborando attivamente all'alterazione delle carte da gioco del Casinò di Sanremo".
E se da una parte Franco De Matteis doveva "remunerare il cartaio Carbone, attraverso bonifici bancari"; il compito di Islam Amirul era di effettuare il cambio delle fiches con il denaro contante "per la quota spettante a Ricotta Francesco e per conto di quest'ultimo stante l'inibizione all'ingresso nella casa da gioco di controllare le puntate e le modalità di gioco di Del Core":