Francesca Pini per il settimanale Sette – Corriere della Sera
Cattelan statuina
È tornato per colpire, come Zorro. Sempre nello stesso posto, il Guggenheim di New York, là dove l’ultima volta la sua mostra fece furore anche perché annunciata dalla stampa come un divistico addio alle scene. Era il 2011, poi l’artista ha sempre continuato a lavorare ma su altri fronti (quello della rivista Toiletpaper, con cui ha preparato l’intervento di public art ora a Toronto).
Voleva solo prendersi una pausa sabbatica. Per vent’anni la paura di Cattelan era stata sempre la stessa: si chiedeva quale sarebbe stato il suo prossimo lavoro. «Era come camminare in mezzo a un canyon senza mai riuscire a passare sull’altra riva, col rischio di affogare in un’inondazione». Ma ora è tornato all’attacco. Con quale stato d’animo?
Cattelan cesso d'oro
«Mi viene in mente uno di quei film dove l’anima esce dal cadavere e guarda da fuori quello che era prima. È l’immagine più vicina a come mi sento oggi: grazie a questi anni di prepensionamento vedo tutto con più distacco. In fondo, visto che sono già morto, spero sarà più difficile morire una seconda volta».
I momenti di tristezza come li supera? «Speri che finiscano presto, come la sindrome premestruale della tua ragazza. Se non durano troppo è positivo che ci siano: è troppo facile essere forti quando hai il vento a favore. Quando sei all’inferno devi continuare a camminare».
Cattelan fiammifero
Che bambino era Cattelan? È rimasto in contatto con qualche compagno di scuola? «Rivedere i vecchi compagni di scuola è sempre un trauma, è nelle loro rughe che misuri le tue. È interessante per i primi cinque minuti, poi scopri che il passato non è abbastanza per tenervi insieme: ci deve essere uno scambio nella realtà che stai vivendo, un interesse reciproco. Le uniche amicizie che funzionano per me sono quelle in cui il lavoro fa da collante. Senza quello sarei un completo asociale».
Privé. Dopo aver appeso allora nel 2011, come a un albero della cuccagna, le sue opere nella famosa spirale del museo progettato da Frank Lloyd Wright, questa volta al pubblico Cattelan riserva un’altra sorpresa. I visitatori faranno la fila per sedersi (e saranno lunghe attese) su una “scultura”, banalissima, trasformata dalla pietra filosofale di Cattelan da vile materiale ceramico in un quintale d’oro massiccio.
phmeschina 5991 maurizio cattelan, victoria cabello e susi laude
Scegliendo di disturbare Duchamp, che ha fatto del ready-made, degli oggetti comuni opere d’arte cambiandone il senso. Come la celebre, scandalosa Fountain del 1917 (apponendovi la firma R.Mutt, che in tedesco, invertendo le lettere, suona come “madre, matrice”), un orinatoio associabile a quell’Urinal, fornello-vaso dell’alchimista (così chiamato dall’erudito francese Nicolas Flamel che visse nel XIV secolo), riferimento citato da Maurizio Calvesi nel suo libro Duchamp invisibile.
phmeschina 5921 maurizio cattelan
L’arte del XX secolo è stata rivoluzionata più da Duchamp o da Picasso? «Difficile da misurare: è stato rivoluzionario chi aveva qualcosa da dire, e credo che entrambi abbiano detto molto». Dalla Fountain di Duchamp alla Merda d’artista di Piero Manzoni, al suo cesso d’oro installato al Guggenheim (dal 4/05) c’è una continuità di pensiero. Manzoni certificò poi come anche l’aria potesse diventare un’opera, un capolavoro.
«Qui il punto è la fruizione. Entri nel museo, fai la coda per il bagno, ti chiudi dentro e finalmente sei faccia a faccia – se così si può dire – con l’opera, tu e lei da soli. È un momento di spiritualità artistica, a cui non siamo più abituati: avviene sempre più raramente di poter essere lasciati soli con le opere, c’è sempre un occhio che ti controlla. In questo caso invece potrai fruirla liberamente, e in tutte le sue prerogative! Rimarrà in uno dei bagni del museo, perfettamente funzionante, per un anno».
Atleta paraolimpica Cattelan
Realizzare quel wc non è stata tanto un’impresa tecnica, ma quanto affrontare tutte le pratiche legali associate all’uso di tutto quest’oro. Per la seconda volta il Guggenheim la invita ad “operare” nel museo. il MoMa non la corteggia? Visto dalla parte dell’artista che “macchina” è il Guggenheim? «Il Moma sta al Guggenheim come il Radisson sta a un hôtel particulier: nel primo c’è qualcosa sempre per tutti quanti, ma non c’è un posto dove riesci a stare da solo; nel secondo puoi provare il lusso di sentirti a casa tua».
Cartolina Zurigo Cattelan
Il suo appartamento di New York è spoglio come quello di Milano? «Ho sempre collegato il non avere oggetti all’avere più libertà: meno possiedi e meno compromessi devi fare». Los Angeles e San Francisco sono le altre due città americane più attive nell’arte contemporanea, ha voglia di vedere che cosa succede lì o le basta NY? «Los Angeles non sforna continuamente nuove tendenze come New York, torna sulla scena artistica a cicli, e questo è indubbiamente il suo momento, diverse gallerie si stanno muovendo da est a ovest. Los Angeles è una città in cui gli artisti si sentono liberi di prendere rischi, di fallire e di sperimentare: sarà anche per il mare, il sole e il fatto che la maggior preoccupazione sia il glutine e il detox giornaliero».
phmeschina maurizio cattelan phmeschina cattelan, seletti, vezza, sozzani
Queste elezioni negli Usa sono un esempio anche del trash americano. Con un Trump populista che a un comizio si è presentato in pubblico con in braccio un bambino coi capelli cotonati come una cresta di gallo. Una performance? «La politica è un’attività performativa, non credo sia un caso se in diversi Paesi gli showman diventano politici: Berlusconi è stato il padre di tutti i trumpismi sotto questo punto di vista. Ma paragonare i comizi di Trump a una performance significherebbe sottovalutarlo: alla performatività da barzelletta di Berlusconi unisce l’odio dell’estrema destra, dalla Lega a Marie Le Pen. Trump parla apertamente di introduzione del waterboarding e di limitazioni della libertà di espressione, incita alla violenza contro chi non la pensa come lui: sono tutte affermazioni impronunciabili fino a qualche anno fa, che ora vengono acclamate da un vasto pubblico, che da elettori si stanno trasformando in ultras estremisti e carichi d’odio».
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Da noi invece le elezioni dei sindaci. Che persona vorresti per Milano? «Sono di scarse pretese: mi accontenterei di un sindaco non peggiore di quello che l’ha preceduto. In fondo Churchill aveva ragione: la democrazia è la peggiore forma di governo, se si escludono tutte le altre». Il Dito, La sua opera davanti alla Borsa di Milano era più che profetica. E quelle banche italiane che hanno truffato i propri clienti? Che Italia è questa? «L’Italia che vota».
E lei che tipo di italiano è? Perché alla fine vive anche qua. «Credo di essere un italiano tipico: non so suonare il mandolino ma mi piace la pizza». I Grillini ora la convincono? «Non ho mai avuto simpatia per Scientology e per i suoi derivati. Il movimento di Grillo è stato interessante quando era in piazza, deludente quando ha governato: dallo spontaneismo delle manifestazioni è caduto nella rigidità di un sistema militarizzato».
maurizio cattelan 99b81d1d3ad7
Le preselezioni per il sindaco di Roma hanno già rivelato il lato peggiore dell’italianità. A Giorgia Meloni, incinta, è stato suggerito di fare solo la mamma. Lei ha risposto che il simbolo di Roma è una lupa che allatta. Una certa Italia pare sia ferma agli Anni 50. «Non credo che sia una caratteristica prettamente italiana, né appartiene solo al passato. Anzi, è attualissima: lo stesso Trump ha definito le donne che non gli piacciono “fat pigs, dogs, slobs, and disgusting animals”, arrivando a inimicarsi una giornalista della Fox, che tradizionalmente è vicina a posizioni repubblicane. Triste a dirsi, evidentemente la misoginia porta voti».
CATTELAN
Nella sua produzione artistica però la donna è poco rappresentata (una l’ha pure legata a un letto di contenzione), parrebbe che il suo maggior riferimento sia un universo maschile. Nascere donna sarebbe stato problematico? «Potendo scegliere, sarei nato jack russell: piaci a uomini e donne, tutti ti coccolano e nessuno ti discrimina».
CATTELAN Maurizio Cattelan in studio con Jim Carrey
Hanno fatto anche un documentario su di lei. Siamo all’agiografia? «Aspetto di vederlo per scoprire se è più pornografico che agiografico».
Diversi progetti vedono ora coinvolto Cattelan (forse anche a La Monnaie di Parigi), a parte quell’idea sospesa di trasformare la Paolina del Canova in una seducente baigneuse, e speriamo che prima o poi la Galleria Borghese di Roma avanzi nelle sue decisioni. Per Manifesta 11, in giugno a Zurigo, coinvolgerà un’atleta disabile. Qualcuno dirà che Cattelan “sfrutta” questo aspetto di handicap fisico per creare una situazione spettacolare. «Per Manifesta ogni artista lavorerà con un artigiano del luogo. Il mio intervento è una sorta di miracolo: un’atleta para-olimpionica camminerà sulle acque di un lago svizzero».
cattelan picasso moma 1998
Girone dantesco. Ho visto che sta leggendo un libro su Napoleone. «È interessante come i meccanismi del potere siano universali, si ritrovano sempre identici nella storia: le responsabilità e gli abusi, l’oppressione, la relazione fra Stato e individui, la guerra, le rivoluzioni e le reazioni, le stragi... E pur essendo noi il risultato di tutto questo non riusciamo a fare a meno di ripetere tutti gli errori e le violenze, come in un girone dantesco. Credo sia ormai un dato di fatto: stiamo vivendo la fine del sistema capitalistico per come l’abbiamo conosciuto finora.
In fondo, ci si poteva aspettare che succedesse: è un modello entropico, che produce profitto ma non necessariamente benessere. Qualcuno ha detto che il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. La sharing economy non sarà forse la soluzione definitiva, ma di sicuro è una filosofia che porta a un cambiamento a più ampio spettro».
cattelan picasso
Riguardo alla crisi umanitaria di queste migrazioni di massa ci stiamo abituando alle immagini di quotidiana disperazione. Papa Francesco ha parlato dell’indifferenza della globalità. «Quello che mi colpisce di più è che stiamo diventando una società sempre più tecnologica e sempre più barbara allo stesso tempo. Non riesco a vedere alcuna civiltà nell’uso dell’ultimo modello di smartphone per scattare una foto ai profughi annegati al largo delle nostre coste».
CATTELAN SALUTI DA RIMINI 3
Il bambino siriano morto arenato sulla spiaggia di Bodrum ha molto scosso. Ai Weiwei si è fatto fotografare in quella stessa posa. Cosa ne pensa? «Il percorso di Ai Weiwei è interessante: ha iniziato come artista, continuato come architetto e ora è paladino di cause umanitarie sui media. La sua ricerca ora è molto più rivolta al peso sociale e comunicativo che al mondo dell’arte. È una attivista attraverso le immagini. Per fortuna c’è chi, a differenza di me, sa farlo».
L’arte non si è mai tirata indietro. «Mi viene in mente Guernica, un capolavoro indiscusso a prescindere dal fatto che Picasso l’abbia dipinta come protesta contro la Guerra civile. L’artista impegnato è sempre esistito e continuerà a esistere. Ma ciò che è in dubbio è che le opere continuino ad essere dei capolavori, a prescindere dall’impegno».
CATTELAN RIMINI
L’Europa si è svegliata in preda a nuovi razzismi ed è sul procinto di sgretolarsi. «Non sono un esperto, ma credo potrebbe essere una buona idea investire di più sull’autonomia energetica: quella per l’energia in fondo è la madre di tutte le guerre. E poter evitare le guerre è la madre di tutte le soluzioni».