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    “QUESTI NERI SONO SCHIFOSI E PUZZANO” – AL PROCESSO UBER EATS SPUNTANO LE CHAT INDEGNE DEI MANAGER DI UBER ITALY E DELLE SOCIETÀ INTERMEDIARIE FLASH ROAD CITY E FRC CHE GESTIVANO I TURNI DEI RIDER DEFINITI “SENZATETTO MALEODORANTI” E “INDECOROSI” – TUTTI SONO FINITI SUL BANCO DEGLI IMPUTATI PER CAPORALATO: I RIDER PRENDONO TRE EURO A CONSEGNA CHE I CHILOMETRI PERCORSI SIANO CINQUE O CINQUANTA, CHE SIA GIORNO LAVORATIVO O CHE SIA NATALE. E SE SI PERDONO? “SE LO FA APPOSTA LO CACCIO…”


     
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    Irene Famà per “la Stampa”

     

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    Profitto sulle spalle dei deboli, dei poveri. Di chi, per vicissitudini della vita, si ritrova costretto a firmare contratti su carte volanti. Senza tutele, contributi e rispetto. Impossibile fraintendere i messaggi su Whatsapp tra chi gestiva i fattorini di Uber Eats, in cui i rider vengono definiti «schifosi», «senzatetto maleodoranti», «neri che puzzano», «indecorosi». Ed un'infilata di insulti razzisti e offese bieche che si alternano a smile che ridono, a mani che si battono il cinque.

     

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    Come a dire: questi valgono niente e noi ci guadagniamo. Aspetto che nella chat «Amici di Uber» sembra divertire molto. In strada, in sella alle biciclette, con in spalla zaini verdi carichi di piatti da consegnare a Torino, Milano, Firenze, Roma, ci sono loro, i rider. Perlopiù stranieri, reclutati nei centri di accoglienza. O, come si scrive in chat, «in quelle comunità dove soggiornano». Su Whatsapp c'è chi gestisce i loro turni. Manager di Uber Italy, colosso del food delivery, e delle società intermediarie Flash Road City e Frc.

     

    In Tribunale a Milano sono finiti sul banco degli imputati per caporalato: in tre hanno patteggiato, uno ha scelto il rito abbreviato. Una manager di Uber Italy, Gloria Bresciani, sospesa temporaneamente dall'incarico, ha deciso di affrontare il processo. L'accusa è di forma illegale di reclutamento. Poi ci sono quei messaggi che raccontano tanto altro. Bresciani scrive: «Il cliente si lamenta. Dice che puzzano troppo, che sono impresentabili».

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    Uno risponde: «Sono neri e hanno odori diversi dai nostri». Faccina che ride. Bresciani insiste: «Descrivono il corriere come un senzatetto maleodorante». Il cliente in questione è un McDonald's di Ostia. Uno che «ogni volta che si lamenta è una tragedia nazionale» quindi bisogna «offrirgli il miglior servizio possibile». C'è poi la questione turni e imprevisti.

     

     I rider prendono tre euro a consegna che i chilometri percorsi siano cinque o cinquanta, che ci sia il sole o la pioggia, che sia lunedì o domenica, che sia giorno lavorativo o che sia Natale. E se si perdono? «Se lo fa apposta lo caccio. Se non lo fa apposta, è pure peggio». Se si connettono per dare ulteriore disponibilità? Bresciani scrive: «Hai avuto 12 corrieri a pranzo e ora che il pranzo è finito sono diventati 17». I corrieri «che si connettono quando non devono sono uno spreco di soldi. Secondo me se tu il pomeriggio non li paghi e loro per mangiare devono connettersi la sera, vedrai che si connettono. Se gli dai la scelta, se ne fregano e prendono i soldi quando gli fa più comodo».

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    Se invece serve qualcuno in più, la storia cambia: «Gli ho chiesto di scendere in strada anche se malato. Gli do 50 euro». Di nuovo faccine che ridono. L'avvocata Giulia Druetta, che ha rappresentato dieci rider in una causa civile a Torino, dove il tribunale ha riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato e ha condannato Flash Road City a pagare le differenze retributive e le spettanze di fine rapporto, la situazione la descrive bene: «Questi messaggi non sono degni di un Paese civile». Da Uber Italy assicurano: «Si tratta di una società di delivery con cui non lavoriamo più. Nell'ultimo anno abbiamo introdotto una serie di modifiche per fornire un ambiente di lavoro sicuro, gratificante e flessibile».

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    La legale aggiunge: «Questi messaggi raccontano di un andazzo di reputare i lavoratori come strumento utile ma non come persone da rispettare nei diritti e nella dignità». E in chat è scritto nero su bianco. Come quando un fattorino chiede di lavorare, ma la sua sim è poco compatibile con il sistema di geolocalizzazione. Da Frc propongono di bloccarlo. Bresciani risponde: «L'ho sospeso sino a quando non cambia numero di telefono». E ancora: «Mettilo in un affiancamento stasera. Ha fame». Recluta perfetta.

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