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    NON C’È IMMUNITÀ DI GREGGIO – TOH, CHE SORPRESA: ORA CHE I CONTAGI RICOMINCIANO A RISALIRE E SI RISCHIANO NUOVI LOCKDOWN, IL PREZZO DEL PETROLIO CROLLA: IERI A WALL STREET IL GREGGIO È SCIVOLATO DA 80 DOLLARI A 75 A FRONTE, COMUNQUE, DI UN AUMENTO NEL 2021 DEL 60% - MA AL RAFFREDDAMENTO DEL BARILE HA CONTRIBUITO ANCHE L'IPOTESI CHE VENGANO APERTI I RUBINETTI DELLE RISERVE…


     
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    Flavio Pompetti per “Il Messaggero”

     

    petrolio petrolio

    Cade il prezzo del petrolio. Ieri a Wall Street le trattative sul greggio hanno registrato una brusca impennata negativa, e il costo per le consegne per i contratti future del carburante texano sono scese da 80 dollari (aveva sfiorato 85 dollari dieci giorni fa) a 75 dollari, per assestarsi attorno a 76 dollari. La tendenza, per quanto benvenuta dai consumatori, è tutt' altro che consolidata.

     

    crollo del prezzo del petrolio crollo del prezzo del petrolio

    Anzi, si attendono altri scossoni nei prossimi giorni. Il prezzo del petrolio è salito del 60% nel corso del 2021, e in confronto a tale cavalcata, l'ultimo mese di deprezzamento relativamente modesto (-15% circa). Lo smottamento è però significativo in quanto è legato secondo agli analisti al nuovo diffondersi della pandemia soprattutto nell'Europa centrale.

     

    I TIMORI Wall Street teme che i governi tornino ad accarezzare l'idea di nuovi lockdown, visto che l'Austria e la Germania stanno già passando all'azione, con possibile contagio ai paesi confinanti. L'arresto della circolazione si rifletterebbe immediatamente, come è accaduto in passato, sul prezzo dei carburanti con un effetto deflattivo dei prezzi. Ci sono poi altri elementi che stanno spingendo verso il basso la quotazione del greggio, primo fra tutti l'azione politica dei grandi paesi consumatori come gli Usa, assillati dall'effetto inflattivo che il caro petrolio sta avendo sull'economia. Il presidente Joe Biden ha chiesto a più riprese all'Opec di incrementare la produzione per ridurre i prezzi degli idrocarburi.

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    L'Opec ha deciso di farlo, spinta forse più dalle previsioni di ripresa dell'economia che dal potere di influenza di Biden. Nei calcoli del cartello dei petrolieri, l'offerta maggiorata di prodotto supererà così la domanda nei primi mesi del 2022, per la prima volta negli ultimi dodici mesi. Tuttavia, l'elemento che ha giocato un ruolo determinante sul nuovo trend è stata l'idea che vede l'arrivo di una ventata di decisioni da parte dei governi occidentali di aprire i rubinetti delle riserve strategiche e inondare di greggio le piazze finanziarie.

     

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    LE RISERVE Un'analisi della Goldman Sachs indica che una ipotetica immissione di 100 milioni di barili al giorno è stata già contabilizzata nelle attuali contrattazioni in Borsa. La sola aspettativa di una prossima erogazione da parte delle riserve statunitensi questa settimana è stata responsabile dell'arretramento di 4 dollari al barile. Una misura parallela potrebbe essere adottata presto dalla Cina, se Xi Jimping e il suo governo daranno seguito agli accordi verbali che sono stati oggetto di uno dei punti di discussione, durante il vertice virtuale con Biden lo scorso lunedì.

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    Non è la prima volta quest' anno che la corsa al rincaro si interrompe di fronte ai tentennamenti della ripresa economica e al nuovo diffondersi del contagio. La quotazione del petrolio texano è del resto già scesa del 15% a fine maggio, e poi del 20% tra luglio e agosto, quando si è avuta la conferma di un raffreddamento dell'economia. L'attuale discesa non ha ancora raggiunto tali simili, ma potrebbe farlo nelle prossime settimane, specialmente se l'ipotesi di nuovi lockdown nei paesi europei dovesse prendere consistenza.

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