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    AL VERTICE DELLA TENSIONE – GELO IN ALASKA (E NON PER IL FREDDO) AL PRIMO VERTICE TRA USA E CINA INIZIATO QUASI UNA RISSA VERBALE, DAVANTI ALLE TELECAMERE: GLI AMERICANI HANNO DEFINITO “PERICOLOSI” I CINESI CHE HANNO RISPOSTO BOLLANDOLI COME “ARROGANTI”, SOPRATTUTTO DOPO LO SGARRO DELLA MANCATA CENA CON GLI OSPITI, COME ACCADE IN QUESTE OCCASIONI - È FINITO CON “ALCUNE CONVERGENZE SU CAMBIAMENTO CLIMATICO, IRAN, COREA DEL NORD E AFGHANISTAN”, MA SI CAPIRÀ PRESTO SE SI È APERTO UN DIALOGO IN VISTA DI…


     
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    Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

     

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    Il primo vertice Usa-Cina era iniziato malissimo, con uno scontro aspro, quasi una rissa verbale, davanti alle telecamere. È finito con «alcune convergenze su cambiamento climatico, Iran, Corea del Nord e Afghanistan», come ha riferito il Segretario di Stato, Antony Blinken. Da Pechino, l' agenzia ufficiale Xinhua, sostiene che i colloqui di Anchorage, in Alaska, sono stati «schietti, utili e costruttivi».

    Le delegazioni delle due super potenze si sono incontrate giovedì sera e si sono confrontate, «per numerose ore e in modo molto franco su un ordine del giorno esaustivo», ha aggiunto il Consigliere per la sicurezza americano Jake Sullivan. Si capirà presto se ad Anchorage si sia aperto un dialogo che possa portare al summit tra Joe Biden e Xi Jinping, il prossimo 22 aprile a margine della Conferenza sul clima.

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    L' impatto, giovedì sera, era stato ad alta tensione. Con uno scambio durissimo tra Blinken e il plenipotenziario per la politica estera del partito comunista cinese, Yang Jeichi. Alla vigilia i padroni di casa avevano fatto sapere che non ci sarebbe stato un comunicato finale: un modo per evitare di passare la notte a litigare su poche righe. Ma gli americani non hanno neanche voluto cenare con gli ospiti, come di solito accade in queste occasioni. Uno strappo sorprendente, vissuto dalla delegazione cinese come uno sgarbo politico.

     

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    Blinken ha aperto la sessione senza filtri: «Vogliamo discutere delle nostre profonde preoccupazioni per le azioni condotte dalla Cina, comprese quelle nello Xinjang (la repressione della minoranza musulmana degli Uiguri, ndr ) ad Hong Kong, a Taiwan; per non parlare delle aggressioni informatiche agli Stati Uniti.... Ognuno di questi atti minaccia l' ordine basato sul diritto che garantisce la stabilità globale».

    Breve replica del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi: «La Cina sollecita gli Stati Uniti a non interferire negli affari interni. È un atteggiamento non nuovo: è ora di cambiarlo».

     

    Poi ha preso la parola, Yang Jiechi e l' ha tenuta per 15 minuti, anziché i due concordati all' inizio: «Gli Stati Uniti usano la loro forza militare e la loro egemonia finanziaria per schiacciare gli altri Paesi; abusano della cosiddetta nozione della sicurezza nazionale per ostacolare gli scambi commerciali e incitare alcuni Stati ad attaccare la Cina». E ancora, una frase a metà tra l' avvertimento e una possibile apertura: «Dovete abbandonare questa mentalità da Guerra Fredda.. Gli Usa non hanno alcun titolo per sostenere di poter trattare con la Cina da una posizione di forza.

     

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    Non è questo il modo per approcciare il nostro Paese... La cooperazione può beneficiare entrambe le parti, ma bisogna seguire il protocollo diplomatico». A quel punto si è inserito Sullivan: «Non vogliamo conflitti con voi, ma non ci spaventa una ruvida concorrenza». Tutto davanti alle telecamere e ai giornalisti richiamati nella stanza da Blinken.

    Interessante notare come le due parti si siano sfidate e anche insultate sui principi politici. Blinken e Sullivan si sono presentati come i portavoce di una larga parte di Nazioni in allarme per l' espansionismo cinese. Con l' avallo di Joe Biden, naturalmente, che ieri ha detto di «essere orgoglioso del Segretario di Stato».

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    Yang Jiechi e Wang Yi hanno provato a smontare quello che considerano un illegittimo pulpito morale, notando come negli Usa siano negati pieni diritti agli afroamericani: basta osservare le proteste di Black Lives Matter. Un argomento ricorrente nella propaganda cinese sui Social, Twitter in particolare. Ora si riparte da «qualche convergenza» maturata nelle riunioni riservate, che alla fine sono durate più del previsto.

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