Massimo Brizzi per gazzetta.it
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Un pizzico di fortuna ha servito l’occasione vincente e la Ferrari non se l’è fatta scappare: Sebastian Vettel porta la sua ‘Loria’ a un meraviglioso e imprevisto successo nel GP di Australia, rappresentazione inaugurale di un’annata che per il tedesco si avvia, come l’anno scorso, con una vittoria. Stavolta però gli equilibri appaiono diversi perché Lewis Hamilton, 2° al traguardo, pareva imprendibile e il successo del Cavallino matura in condizioni fortuite, grazie a un pit stop tempestivo di Vettel in regime di Virtual Safety Car per la Haas di Grosjean ferma in pista per una ruota mal fissata, che fa girare la corsa. Seb effettua la sosta al 25° quando Hamilton e Raikkonen si erano già fermati, rispettivamente al 19° e 18° giro: forte del gap che aveva (oltre 11”), del ‘contropiede’ in ingresso box e del vantaggio di passo, il tedesco rientra in pista davanti a Hamilton e sigilla la corsa. Il treno giusto è passato e il Cavallino ci è salito sopra.
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DUELLO MANCATO — L’atteso duello con Hamilton, incredulo (“ma è stato un mio errore o è andato storto qualcosa?”), dopo non si vede: su una pista dai sorpassi impossibili alla ripresa della gara successivamente alla VSC, 31° giro, non ci sono chance di attacco. Vettel detta il ritmo e Hamilton sbuffa dietro come un toro inferocito: aveva il passo per fare gara di testa, ma non lo spunto per passare una Ferrari che sul ritmo gara ha una marcia migliore di quanto mostrato in prova.
VITTORIA PREZIOSA — Il successo di Vettel, condito dal bel 3° posto di Raikkonen, pimpante e spesso più veloce del compagno nel week end, è oro colato per la Ferrari: la SF71H è ancora dietro alla Mercedes nella prestazione, ma adesso può affrontare meglio il suo percorso di crescita. Lo farà da una posizione di leadership, psicologicamente importante, e con l’energia positiva che un successo inculca. A Maranello sanno di dover lavorare, ma lo possono fare con meno ansia. Esattamente come a Brackley sono coscienti di avere più prestazione, ma di non potersi cullare sugli allori di una superiorità che le variabili di gara possono intaccare.
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DOPO IL PODIO — Ai piedi del podio c’è Daniel Ricciardo, 4° in rimonta dall’8° posto in griglia, con la Red Bull – partite entrambe con le supersoft - che piazza il nervoso (via sbagliato e testacoda) Verstappen 6°. In mezzo a loro un Alonso fantastico, sia per la prestazione con la McLaren Renault, sia per i suoi soliti team radio da playlist: “Stai parlando troppo, conserva le energie perché la gara è lunga”. Destinatario il suo ingegnere di pista. A punti anche Hulkenberg (7°); Bottas, 8° da 15° al via per il botto in Q3 e il -5 in griglia per la sostituzione del cambio e di due componenti della power unit; Vandoorne (9°) e Sainz, 10°. Decoroso il debutto di Leclerc, 13° con l’Alfa Romeo Sauber, mentre l’altro rookie, Sirotkin, va k.o.
LA GARA — Via regolare, con il gruppo che passa indenne gli imbuti delle prime curve e si sgrana. Il poleman Hamilton allunga, insidiato da Raikkonen solo nei primi metri, mentre pure Vettel si accoda. Dietro a questo trio, Verstappen va in testacoda nel tentativo di rimontare Magnussen e Ricciardo risale. Al 18° giro si ferma Raikkonen, seguito il giro successivo da Hamilton che pare controllare la corsa nella noia. Mal gliene incolse.
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Seb resta in pista fino al 25°, quando il muretto Ferrari sfrutta l’assist involontario del box Haas che monta male una gomma a Grosjean, fermo in pista. È la svolta della gara: la sosta del tedesco avviene mentre in pista c’è la Virtual Safety Car ed è lì che costruisce il vantaggio per rientrare in pista davanti a Hamilton. Che a 11 giri dalla fine prova un attacco, verbale: “Andiamo a prenderlo, ho prestazione”, grida al suo box. Ma un errore poche curve dopo vanifica lo slancio dell’inglese. E rende grande la giornata Ferrari.
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