Antonio Rossitto per “la Verità”
alberto bianchi maria elena boschi
Come tanti accorti uomini di potere, Alberto Bianchi ha sempre tentato di dissimulare il potere. Poche parole, molte relazioni, una caterva di discrezione. Eppure non è la prima volta che l' ex presidente della Fondazione Open viene coinvolto in un' inchiesta.
Due anni fa la Corte dei conti decide di verificare le consulenze Consip, la centrale acquisti statale. Tra cui quelle avute dell' avvocato pistoiese, adesso sospettato di traffico d' influenze in un' indagine sulla cassaforte del renzismo.
CONSIP CARABINIERI
Dal 2015, calcolano i finanzieri, avrebbe incassato oltre 390.000 euro di parcelle professionali: i magistrati contabili stanno verificando se questi affidamenti abbiano causato o meno un danno all' erario. La Verità ha però compulsato la banca dati Consip. E il totale è ben più cospicuo. Tra il 2014 e la metà del 2017 l' amministrativista e i suoi soci hanno ottenuto 756.000 euro, al netto dell' Iva. In cambio, si sono adoperati per seguire 70 contenziosi legali. Ossia beghe giudiziarie sulle gare pubbliche bandite dalla società.
ALBERTO BIANCHI
Occhio alle date, però. Dopo qualche sporadico mandato avuto in precedenza, è all' inizio del 2014 che Bianchi e l' omonimo studio associato cominciano a macinare incarichi. Proprio quando Matteo Renzi diventa premier. Bianchi e colleghi, in quell' anno, s' accaparrano 15 consulenze, per poco più di 140.000 euro.
Va ancora meglio l' anno seguente: 28 cause, in cambio di quasi 206.000 euro. È un periodo di transizione per Consip. A giugno 2015 il governo dell' ex Rottamatore nomina il nuovo amministratore delegato della società. È il fedelissimo Luigi Marroni. Che poi, con un intricato colpo di scena, diventerà il grande accusatore di Tiziano Renzi, padre di Matteo, e di Luca Lotti, ex ministro dello Sport e quintessenza del Giglio magico. Entrambi sono ora indagati dalla Procura di Roma, proprio in un' inchiesta sul sistema Consip.
luca lotti esce dal tribunale di roma dopo l'udienza preliminare sul caso consip 2
Torniamo però all' estate del 2015, quando il vento del consenso gonfia le vele renziane. E, con Marroni al comando, pure gli incarichi a Bianchi prendono il volo: 14 in sei mesi, da luglio a dicembre. L' anno seguente, nel 2016, sono 19: 237.000 euro in totale. Altri otto vengono conferiti nella prima metà del 2017: 173.000 euro. L' ultimo affidamento, rivelano gli archivi Consip, è del 30 maggio 2017. Due settimane dopo, Marroni è costretto a lasciare la guida della società. Da quel momento, negli annali della megacentrale per le commesse statali di Bianchi non c' è più traccia. Ergo, non sarebbe più stato scelto come legale di fiducia.
Questa sequela di consulenze era già stata svelata da Panorama. Ma si trattava ancora di una conta parziale. E l' amministratore delegato scelto dall' ex premier, che si dimette a dicembre 2016, è ancora in sella. Bianchi però, mentre puntualizza di non aver incassato molti dei compensi, rilancia: «Consip ha iniziato ad affidarmi il contenzioso di alcune gare ben prima che Renzi fosse presidente del Consiglio. Ho lavorato di più in passato e non ho beneficiato di alcunché». Il legale aggiunge: «Faccio l' avvocato dal 1986 e ho un percorso che parla per me.
luigi marroni
Quando Renzi ancora studiava io ero già commissario all' Efim...». Verissimo. Il suo curriculum è già strapieno di medaglie professionali. Così come di ortodossia renziana.
Nato 65 anni fa a Pistoia, il padre è un notabile democristiano. Lui ne eredita simpatie politiche e s' avvicina alla Margherita. Elegante e riservato, già titolare di un avviato studio a Firenze, Bianchi diventa lo storico stratega del Giglio magico: discreto, distinto, ottime frequentazioni. Renzi lo considera il suo alfiere nei rapporti con banche e aziende di stato. Tanto da nominarlo, a maggio nel 2014, nel cda di Enel. Poltrona prestigiosa, strategica e molto ben retribuita.
I primi approcci tra i due si segnalano però oltre un decennio fa: tra maggio 2008 e gennaio 2009. Renzi, all' epoca, è il giovane e arrembante presidente della provincia di Firenze. In otto mesi, decide di affidare 14 incarichi ad «Alberto Bianchi e associati studio legale», per un totale di 37.000 euro. Servigi certamente apprezzati.
MATTEO E TIZIANO RENZI
Nell' autunno del 2010 Renzi, diventato nel mentre sindaco di Firenze, viene indagato dalla Corte dei conti per un danno erariale di oltre due milioni di euro. E a difenderlo dalle accuse dei magistrati contabili rispunta Bianchi. Negli anni seguenti, l' avvocato continua a seguire le beghe del politico e ad accumulare prestigiose consulenze: tra cui quelle conferite da Firenze parcheggi, società controllata dal comune guidato da Renzi, per 85.000 euro.
Il rapporto con Renzi diventa talmente fiduciario da convincere l' ex premier a consegnare al professionista pistoiese persino le chiavi della sua cassaforte. È nello studio di Bianchi che, il 2 febbraio 2012, è firmato l' atto costitutivo della Fondazione Big Bang, poi ribattezzata Open. Il legale viene nominato presidente e diventa il principale artefice del fortunato fundraising che lancerà l' amico Matteo nel firmamento politico nazionale.
Convention, primarie, sponsorizzazioni.
LUIGI MARRONI
Tutto passa dalle sapienti e abili mani di Bianchi, compresi i 6,7 milioni donati alla fondazione da amici e imprenditori: ruolo per cui adesso è indagato dalla procura di Firenze. È pure il periodo in cui s' intensifica la collaborazione con Consip. Le parcelle pagate dalla società statale continuano a lievitare: 754.000 euro in tre anni e mezzo. Ma era davvero indispensabile dare una caterva di incarichi a professionisti esterni? Alla Corte dei conti l' ardua sentenza.