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    “NEGLI ULTIMI MESI LA DROGA ERA SUI PIATTI CHE GIRAVANO 24 ORE SU 24” - LA "TERRAZZA PENTIMENTO" DI ALBERTO GENOVESE: “ERA DISPONIBILE A CHIUNQUE ENTRASSE IN CASA. C'ERA UN GRUPPO DI ALMENO 15 PERSONE CHE ERA DUE O TRE VOLTE A SETTIMANA DA ME PER LA DROGA. QUEGLI INCONTRI A CASA MIA ERANO INCONTRI DI TOSSICODIPENDENTI CHE VIVEVANO UNA SESSUALITÀ IN MODO PROMISCUO, SVALUTANTE. A FORMENTERA CI FU UNA NOTTE IN CUI MI SENTII MALE E C'ERA ANCHE MIA MADRE CHE DIVENNE PIÙ PARTECIPE DELLA MIA DIPENDENZA - SONO STATO ARRESTATO A UN PELO DALLA MORTE”


     
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    alberto genovese in tribunale a milano 4 alberto genovese in tribunale a milano 4

    Sandro De Riccardis per “la Repubblica”

     

    La schiavitù della droga, il rapporto con le donne, la paura di morire. Per Alberto Genovese ieri i pm Letizia Mannella, Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini hanno chiesto una condanna a otto anni (con lo sconto di un terzo della pena previsto per il rito abbreviato) e 80 mila euro di multa per due episodi di violenza ai danni di due ragazze. Il primo nel luglio 2020 a Villa Lolita in Spagna, il secondo tre mesi dopo nel suo attico milanese. Richiesta invece una pena a due anni e otto mesi per la sua ex, Sarah Borruso, solo per il secondo episodio.

     

    alberto genovese in tribunale a milano 2 alberto genovese in tribunale a milano 2

    Nella precedente udienza, sollecitato dal suo legale Luigi Isolabella, l'ex imprenditore ha parlato della sua lenta discesa agli inferi. La quantità di droga in casa «dipendeva dalla velocità con cui veniva finita sia da me, sia da tutto l'insieme di persone che venivano ad assumere sostanze. Quando si scendeva sotto una soglia, ne acquistavo per ritornare a quantitativi ingenti da conservare in casa». Un consumo sempre maggiore. «Prima la conservavo in una scatoletta rossa, i quantitativi erano modesti. Quando sono andato nell'attico la tenevo in cassaforte.

     

    alberto genovese in comunita' 10 alberto genovese in comunita' 10

    Poi ci sono stati gli ultimi mesi in cui i piatti erano semplicemente in giro 24 ore su 24. Non c'era più una fase in cui la mettevamo via, ma stava lì. Nelle intenzioni era per me. Nella realtà era immediatamente disponibile a chiunque entrasse in casa. C'era un gruppo di ospiti fissi, attorno al quale ruotavano altre persone più o meno occasionali, ma c'era un nucleo di almeno quindici persone che era due o tre volte a settimana da me per la droga».

    alberto genovese in comunita' alberto genovese in comunita'

     

    Genovese si dice «contrario al Ghb (la droga dello stupro, ndr ) perché avevo la consapevolezza che si stava male appena mischiata con altre sostanze». Da lui invece «le persone stavano male dopo che assumevamo la sostanza per tre giorni o dopo che per cinque non si andava a dormire, dopo che c'era un mischione continuo di ogni genere di droga. Io quando andavo giù ero brutto. C'era cocaina, c'era ketamina, c'era 2C-B, c'era MD, c'era marijuana, si faceva uso di sostanze e si faceva il bagno in piscina.

    alberto genovese alberto genovese

     

    La droga era nei piatti, sul muretto accanto alla scala, a bordo piscina. Anche in camera mia. () Tutti quegli incontri a casa mia erano incontri di tossicodipendenti che vivevano una sessualità priva del suo valore, in modo promiscuo, svalutante». Oggi Genovese considera l'arresto quasi una salvezza.

     

    «Sono stato arrestato a un pelo dalla morte - dice -. Il mese tra il sequestro dell'attico e l'arresto è stato di gran lunga quello in cui mi sono drogato di più. Se non mi avessero arrestato, sarebbe stato l'ultimo, ho veramente toccato il fondo». Intorno, una corte di persone attratte dalla sua ricchezza.

     

    alberto genovese in comunita' 12 alberto genovese in comunita' 12

    «Davo soldi alle persone, anche in contanti, anche se pagavo loro vacanze, viaggi, cene e tutto quanto rendesse loro possibile una vita molto al di sopra delle loro possibilità. Una volta ho dato dei soldi a un mio amico per il puro fatto che stavo contando delle banconote, le avevo tra le mani e gliel'ho allungate. Cercavo di illudermi di essere oggetto di affetti sinceri, ma vivevo l'angoscia profonda che mi usassero per il benessere che procuravo».

     

    Sulla violenza a Ibiza, Genovese ricorda che «fu un macello perché la ragazza ebbe una crisi compulsiva, iniziò ad agitarsi e io non l'avevo mai visto accadere. Poi ho scoperto in comunità che invece è un esito possibile dell'abuso di sostanze. Quando siamo riusciti a portarla fuori, siamo resistiti alla luce del sole credo due minuti, poi ci siamo riproiettati in camera. Abbiamo ricominciato a drogarci».

    alberto genovese alberto genovese

     

    Da Ibiza va a Formentera. «Doveva essere una vacanza di relax e astinenza. Invece continuo a drogarmi abbondante anche a Formentera. Ci fu una notte in cui mi sentii male, () c'era anche mia madre. Fu uno dei momenti peggiori perché mia madre divenne più partecipe della mia dipendenza, e di questo provo vergogna». Solo di recente lui ha visto i video della violenza nel suo attico. «La prima volta fui fermato dagli psicologi, avevano avuto una crisi di pianto. Due anni dopo provo repulsione e disgusto per ciò che ero io e per come è stata ridotta quella ragazza».

    alberto genovese alberto genovese alberto genovese alberto genovese

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