alberto montoro partito animalista italiano
Matteo Pucciarelli per “il Venerdì di Repubblica”
Alberto Montoro da Nocera Inferiore, 54 anni, assieme a Cristiano Ceriello guida il Partito Animalista Italiano. Nel simbolo del movimento ci sono due inconfondibili zampate di cane. «Siamo quattro gatti ma diamo fastidio a tutti» assicura.
Partiamo dalle basi. Chi è un animalista?
«Eh (sospiro), questa è la domanda principale. Noi cerchiamo di presentarci come moderati, però un animalista puro è una persona che mangia frutti, erba e sta nudo. Poi nella realtà chiunque abbia un animo sensibile verso gli animali, anche la signora che dà da mangiare ad un uccellino, è un animalista. Anche se poi ha la pelliccia o mangia carne tutti i giorni. Viviamo in un mondo fatto così, dobbiamo migliorare l'esistente pian piano».
partito animalista italiano
Qualche titolo di libro o film formativo per il buon militante animalista?
«Non me ne vengono in mente, però noi diciamo che la rivoluzione animalista inizia ogni giorno a tavola, riducendo il consumo di carne. Anche se il nostro non è il partito dei vegani».
Sono tanti ormai, sarebbe un ottimo bacino elettorale.
«Sì, pare siano due milioni in Italia, ma anche lì poi c'è un vegano di un tipo, uno di un altro, c'è quello più vegano di un altro, tutti hanno le loro contraddizioni».
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Lei mangia carne?
«No, noi attivisti non la mangiamo. Però chiedo il voto anche al macellaio».
Qual è la vostra storia? Perché nasce il partito?
«Vent' anni fa sono stato una guardia zoofila e mi accorgevo che nessuno faceva niente dopo i nostri interventi e segnalazioni. Dalle mie parti la camorra organizzava ad esempio i combattimenti tra cani, tutti sapevano e però restava tutto com' era. Io vengo dalla vecchia Dc, invece Ceriello da tempo aveva rapporti con parlamentari tedeschi e olandesi, che ci hanno permesso di candidarci senza dover raccogliere le firme alle Europee del 2019».
E com' è andata?
«Abbiamo preso 160 mila voti. Lo 0,6 per cento. Più di Casapound, del partito di Adinolfi, più della Svp».
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Chi vota animalista?
«La persona che non va normalmente a votare, stufa della politica, tanti sono ex 5 Stelle. Ma ci sono pure quelli di centrodestra».
E di sinistra?
«A sinistra già ci sono altri partiti che si dicono sensibili al tema, quindi, studiando un po', direi che sono molti meno»
Ma voi siete di destra, di sinistra, o cosa?
«Non vogliamo essere inquadrati, tra noi ci sono tante sensibilità, ex radicali, comunisti, gente di destra. Il nostro obiettivo comunque è entrare in Parlamento. In Campania abbiamo eletto un consigliere regionale con il centrosinistra, però poi Vincenzo De Luca dei nostri punti programmatici non ne ha fatto nulla. In Puglia abbiamo chiesto di creare una delega di assessorato al Benessere animale: Michele Emiliano lo ha fatto e ci hanno messo Pier Luigi Lopalco, che è un medico, uno scienziato, che è pro-vivisezione. Insomma non è semplice».
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La galassia animalista è bella ampia, che rapporti ci sono tra voi?
«Beh sì ci sono le associazioni, c'è il rifugio, c'è il mondo delle adozioni, c'è questo e quell'altro, nei vari partiti ci sono deputati che si definiscono animalisti, poi c'è il gruppo interparlamentare, dove non producono più di tanto. A Roma c'è Rivoluzione animalista con Vittorio Sgarbi, Micaela Brambilla di Forza Italia ha provato in passato a fare il partito ma non c'è riuscita. Comunque spesso ognuno si sente più animalista dell'altro, non è mai facile collaborare ma ci si prova».
Esiste un ambientalista non animalista?
«Ne ho conosciuti parecchi, certo, e guarda caso evitano di toccare il tasto degli animali».
Perché?
«Il tema è scottante. Per noi prima vengono gli animali, poi l'ambiente, poi l'uomo».
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L'uomo non è un animale?
«Sì, ma se all'uomo distruggi quel che c'è intorno, cosa ti trovi dopo? L'impostazione è tutta sbagliata».
Un esempio?
«Uno banale: vuoi costruire un palazzo? Prima pensi agli animali, alla fauna che vai a toccare. Dopo a tutto il resto».
Il modello economico non influisce sul benessere degli animali? Pensiamo agli allevamenti intensivi, piena logica di profitto.
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«Questo è vero, sì, il mercato del cibo potrebbe cambiare, noi ad esempio abbiamo la dieta mediterranea, investiamo su quella. Poi la pandemia guarda caso ha colpito di più dove ci sono gli allevamenti intensivi».
A proposito, dei vaccini che cosa pensate?
«Ecco, dal punto di vista del principio, se è stato sperimentato su un animale dovrei essere contrario».
Banner degli animalisti
E lo è?
«Sono contro il vaccino però caliamoci nella realtà: c'è un'alternativa? Si tratta di tutelare la vita degli altri esseri umani, sono ragionevole e non voglio essere considerato no vax. Serve realismo. Comunque ho avuto il Covid e per questo ho il Green Pass, per adesso sono a posto».
Sull'immigrazione invece che programma avete?
«Siamo per l'accoglienza, però la causa principale delle migrazioni è la siccità, che è provocata dal riscaldamento globale, a sua volta dovuto principalmente al consumo di carne».
E poi comunque anche gli animali migrano, è la natura.
«Proprio così, poi ora mi vengono in mente gli uccelli e la caccia, altra cosa fuori dal tempo...».
Animalisti contro le pellicce
Ci stareste mai in una coalizione con la Lega, che è storicamente a favore della caccia?
«Sì, ora a Napoli per le Comunali siamo con loro nel centrodestra».
E come lo spiegate?
«Semmai è la Lega che deve dire perché sta con noi. Il punto è che tecnicamente non potremmo stare con nessuno visto che in tante regioni a guida Pd la caccia è consentita. Ma tutti ci cercano, tutti si fanno le foto col cagnolino».
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Diceva che in Campania ora avete un consigliere regionale, che proposte fa in aula?
«Livio Petitto era del Pd, ma non lo vollero candidare, quindi venne da noi proponendosi: portava in dote un pacchetto di dodicimila voti da Avellino. Poi che succede? Con lui da lì si candida anche il figlio di un proprietario di una conceria, allora apriti cielo. Ma è successo tutto in una notte, l'ultima prima di chiudere le liste, neanche c'ero. Insomma giuridicamente è con noi, ma non è un nostro tesserato, tra l'altro i suoi voti se li è portati da solo». Vi serve un po' più di esperienza, diciamolo. «Ci vogliono gli uomini di buona volontà».