PIERO ANGELA DA GIOVANE AL PIANO
1 - GLI ESORDI DI PIERO ANGELA: IL JAZZ, LA CRONACA NERA, GLI ANNI A PARIGI
Aldo Cazzullo per www.corriere.it
Ci fu un tempo in cui Piero Angela, morto a 93 anni, si chiamava Peter: Peter Angela. E non raccontava storie in tv; suonava il jazz. Erano i primi anni 50, e lui ne aveva poco più di venti. Si esibiva nella sua città, Torino, all’Hot Club, dove andavano a sentirlo altri giovani come Enzo Jannacci e Felice Andreasi, e un suo caro amico che studiava filosofia: Gianni Vattimo.
Peter Angela aveva uno stratagemma per conoscere i grandi musicisti che tenevano concerti a Torino. Si informava sull’orario d’arrivo, andava a prenderli in stazione, li portava in giro per la città che come non tutti sanno è bellissima, e quando se ne guadagnava la confidenza chiedeva di poter suonare con loro: salì così sul palco con Rex Stewart e Dizzy Gillespie, il suo mito.
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Piero aveva fatto il D’Azeglio, il liceo dove la generazione precedente era stata a scuola di antifascismo dal professor Augusto Monti, per poi finire nelle carceri di Mussolini o al confino. Lui aveva studiato con Pietro Citati, Edoardo Sanguineti, Furio Colombo. Si era iscritto a ingegneria, però aveva smesso dopo due anni.
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Allora non gli interessava la scienza, ma il giornalismo, in particolare la cronaca nera. Collaborava alla radio, scriveva musiche per i documentari, e divenne amico di un funzionario dell’ufficio amministrativo che si chiamava Enzo Tortora. «Lo ammiravo moltissimo – amava raccontare Angela -. Enzo era molto colto e intelligente, nelle ore libere scriveva i testi di un programma per nuovi talenti, “Fuori l’autore”, aveva anche inventato una trasmissione di cinema, “Carrellate su Hollywood”. Aveva bei modi e una bella voce, così a volte gli chiedevano di presentare qualche serata; ma lui rifiutava. Una volta però glielo chiese un dirigente, e non poté dire di no. Solo che Enzo non possedeva uno smoking, se lo fece prestare da un nostro collega della radio, Gigi Marsico».
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A Torino, Piero Angela ed Enzo Tortora frequentavano gli atelier dei pittori, cenavano in trattoria, andavano al teatro Alfieri. E componevano canzoni. Nell’ottobre 1955, dopo aver scritto “Barba, capelli e baffi”, un motivo che risuonerà per molti anni nei locali, P iero ottenne di andare a Parigi, ad affiancare il corrispondente della radio per qualche mese.
Divenne invece corrispondente del telegiornale appena fondato, e vi restò un decennio: il figlio Alberto, il suo erede che ne ha annunciato la scomparsa, è nato là. A Parigi, Piero Angela intervistò il presidente del consiglio, Pierre Mendès-France, e un giovane emergente, passato dall’estrema destra al socialismo: François Mitterrand.
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«Però mi emozionò di più incontrare Yves Montand, una sera, a casa sua, all’Ile Saint-Louis. Nel soggiorno aveva un teatrino di marionette; al centro, dietro il sipario, il televisore. Parlava un buon italiano, con un accento toscano che tradiva le sue origini». Per dire cos’era all’epoca la Rai, un’altra volta Angela andò a intervistare Jean Cocteau, il poeta: «Abitava da solo con la domestica in un piccolo appartamento vicino al Palais Royal, alla parete teneva una sua foto vestito da Papa».
Piero era insomma un artista . Un uomo di grande cultura, ma tanto intelligente da non darlo a vedere. Ha inventato un genere: la divulgazione che non concede nulla alla volgarità, che non dice quello che le persone vorrebbero sentirsi dire; che è il modo migliore di rispettarle e di voler loro bene.
Per questo gli italiani lo contraccambiavano, e volevano bene a lui. (Piccola annotazione personale: queste cose che avete letto Piero Angela me le raccontò in un’intervista del 1996. Mi pareva di conoscerlo da sempre, fin da quando, bambino, guardavo in tv l’inchiesta in cui smascherò i santoni del paranormale. Ogni anno lo vedevamo al festival della Comunicazione di Camogli, dov’è tradizione che gli ospiti suonino e cantino al pianoforte dell’albergo. Ogni volta, conoscendo il suo passato da jazzista, gli chiedevamo di suonare. Lui era sempre gentilissimo, sorridente: un signore, un maestro. Ma non ha mai voluto).
PIERO ANGELA
2 - ADDIO A PIERO ANGELA, AVEVA 93 ANNI. IL FIGLIO ALBERTO SU INSTAGRAM: “BUON VIAGGIO PAPÀ”. MATTARELLA: “SCOMPARE UN GRANDE ITALIANO”. DRAGHI: “L’ITALIA GLI È GRATA”
Estratto da www.lastampa.it
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L’addio al suo pubblico: “Ho fatto la mia parte, fate anche voi la vostra”
Nei giorni scorsi Piero Angela, giornalista divulgatore di alta qualità e decano della Rai, ha voluto lasciare al sito Internet del suo programma SuperQuark l'ultimo messaggio di saluto ai telespettatori.
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"Cari amici - ha scritto - mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire... Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio".
Il cordoglio del mondo della tv e delle istituzioni
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Innumerevoli i commenti, le reazioni e le dichiarazioni di cordoglio da parte del mondo della tv e delle istituzioni. «Provo grande dolore per la morte di Piero Angela, intellettuale raffinato, giornalista e scrittore che ha segnato in misura indimenticabile la storia della televisione in Italia, avvicinando fasce sempre più ampie di pubblico al mondo della cultura e della scienza, promuovendone la diffusione in modo autorevole e coinvolgente. Esprimo le mie condoglianze più sentite e la mia vicinanza alla sua famiglia, sottolineando che scompare un grande italiano cui la Repubblica è riconoscente».Lo dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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«L'Italia è profondamente grata a Piero Angela», ha aggiunto il premier Mario Draghi. «È stato maestro della divulgazione scientifica, capace di entrare nelle case di generazioni di italiani con intelligenza, garbo, simpatia. Le sue trasmissioni e i suoi saggi hanno reso la scienza e il metodo scientifico chiari e fruibili da tutti. Il suo impegno civile contro le pseudoscienze è stato un presidio fondamentale per il bene comune, ha reso l'Italia un Paese migliore. Piero Angela è stato un grande italiano, capace di unire il Paese come pochi. Ai suoi cari, le condoglianze del Governo e mie personali».
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