Aldo Grasso per corriere.it
GIUSEPPE CONTE
Il Camaleconte. Era un tranquillo professore che «pettinava» un po’ il curriculum per pavoneggiarsi; ora Giuseppe Conte è diventato il Che Guevara di Scampia: gli fanno le foto, lo toccano, lo adorano.
Di lì, ha iniziato un tour di lotta e di Letta, nel senso che ha nel mirino il bacino della sinistra del Pd. Dopo la battaglia contro il taglio del «reddito di cittadinanza» (è stata la sua campagna elettorale, uno scambio di cortesie), Conte ha scoperto la periferia: tiene comizi, chiede a coloro che percepiscono il sussidio governativo che senso abbia toglierlo, discute con Maurizio Landini, ma anche con il presidente Carlo Bonomi, visita a Milano l’Opera Cardinal Ferrari, rifugio dei senzatetto, e a Torino il quartiere di San Salvario, ma anche gli Asili Notturni Umberto I, istituzione massonica.
CONTE BONOMI
Pretende indietro 1,8 milioni dagli scissionisti che passarono con Di Maio prima della caduta del governo Draghi. Non gravato da un’ideologia storica, liquido e camaleontico, l’«avvocato del popolo» gioca di sponda per occupare tutte le caselle del tour: ultrapacifista, dopo aver inviato le armi all’Ucraina, amico del sindacato e di Confindustria, dei senzatetto e della massoneria, di chiunque. Da vero populista. Sensibile ai sondaggi, il Camaleconte sa che solo il vuoto gli restituisce il suo vero colore.
Giuseppe Conte all’Opera Cardinal Ferrari per la prima alla scala GIUSEPPE CONTE ALDO GRASSO